Sono stregato da questa idea di silenzio che il popolo cattolico ha
proposto a tutti noi. La solidarietà che ha manifestato al Papa non è un atto
politico o polemico, ha un contenuto spirituale che è il primo passo della
riconciliazione, della penitenza, della espiazione. Si è visto che quella
grandissima folla, aveva un rapporto vero, costitutivo, con il tema del peccato,
che è il tema scomparso del mondo moderno. Mi è piaciuto molto il fatto che non
fosse una manifestazione ma una presenza. Per il mio stile di 'interlocuzione
con il mondo' sono sintonizzato su un’altra lunghezza d’onda: sono per la
polemica, per la resistenza, considero ogni elemento di resa in modo
malinconico, sono militante: sono uno che scrive, che ha fatto televisione. E
poi sono uno che sta fuori dalla Chiesa e quindi non conosce i confessionali e
quell’aura che c’è dentro la spiritualità cattolica seriamente intesa. Però,
anche se non è la mia 'materia', mi piace, mi affascina. Quando vedo questo
Papa, che adoro e che sa anche suonare tutta la tastiera della spiritualità,
vedo il tipo di affetto che si riversa su di lui e questo tipo di solidarietà
non polemica penso che questo sia già il primo passo vittorioso del suo
magistero.
È stata usata l’immagine dei figli attorno al padre. Che effetto le fa quest’immagine?
Non è male: ricorda lo stringersi attorno alla radice della propria identità.
Quindi non è necessario dimostrare niente: bisogna solo esperire qualcosa che
nel silenzio è perfino più facile esperire.
Da professionista della comunicazione, non le pare che alle volte i media
imbocchino strade diverse da quelle seguite dalla gente?
In un certo senso sì. È bello questo distacco dal circuito mediatico, la
capacità di interrompere il 'brusìo'. È un popolo che ha un pastore il quale
dice 'guardiamoci dentro': gli si raccoglie attorno, e invece di mostrarsi si
guarda dentro. Ma non è stata una manifestazione di chiusura autoreferenziale,
perché nel momento in cui questo dovesse succedere il mondo perderebbe una delle
sue grandi agenzie di cultura e di spiritualità. [
più che altro perderebbe
Cristo! -ndR]
Perché tanta difficoltà oggi a capire lo stile della Chiesa?
Tutto il vivere moderno è impostato su criteri che cozzano radicalmente con
tutto ciò che la Chiesa rappresenta. Domenica scorsa piazza San Pietro dava il
segno dell’originalità e dell’unicità della Chiesa. Nessun altro avrebbe saputo
fare una cosa del genere: manifestare un così forte riconoscimento di
autorevolezza a un padre segnalato non dalla sottomissione ma da una comunione
silenziosa.
© Copyright Avvenire, 18 maggio 2010