Cattolici e Ortodossi, il primato del dialogo

Oltre le divisioni. Ratzinger: il cammino dell’ecumenismo interpella con forza la ricerca teologica. E il metropolita Ioannis annuncia: siamo pronti a far ripartire la Commissione internazionale e ad affrontare insieme il nodo cruciale del ministero petrino.  Ancora il Papa: «Fusione? No, rispetto della multiforme pienezza della Chiesa»

Roma e Costantinopoli rilanciano la «via della comunione». Il cammino verso «l'unità nella carità e nella verità». Con parole che restano. E con «nuovi passi e gesti», come ha auspicato Benedetto XVI ricevendo ieri in udienza la delegazione del Patriarcato ecumenico di Constantinopoli giunta in Vaticano per la festa dei santi Pietro e Paolo.
Il metropolita di Pergamo, Ioannis, ha accolto l'auspicio annunciando al Papa un gesto importante e atteso: dopo dodici anni d'interruzione potrà finalmente riprendere i lavori la Commissione internazionale cattolica-ortodossa per il dialogo teologico. «Le Chiese ortodosse hanno risposto positivamente alla richiesta del Patriarcato ecumenico di nominare ciascuna due delegati alla Commissione internazionale - ha affermato Ioannis, alla guida della delegazione inviata dal patriarca ecumenico Bartolomeo I -. Questo permetterà di riprendere il nostro dialogo teologico in un prossimo futuro, concentrandoci in particolare sul cruciale punto teologico riguardante il primato nella Chiesa».

Un nodo incandescente, quello del ministero petrino. Tuttavia ineludibile. E - oggi e in prospettiva - fecondo, attestato che «il primato della Chiesa che è in Roma e del suo Vescovo è un primato di servizio alla comunione cattolica», come aveva ribadito Benedetto XVI mercoledì all'Angelus.

Ma torniamo all'udienza di ieri. «L'unità che noi cerchiamo non è né assorbimento né fusione, ma rispetto della multiforme pienezza della Chiesa, la quale, conformemente alla volontà del suo fondatore Gesù Cristo, deve essere sempre una, santa, cattolica ed apostolica», ha assicurato il Papa alla delegazione ortodossa. 

«La vostra visita odierna e quella che la Chiesa di Roma ricambierà tra qualche mese (per la festa di sant'Andrea, ndr), testimoniano che in Gesù Cristo la fede opera per mezzo della carità», aveva detto in precedenza Ratzinger ripercorrendo le tappe fondamentali di questo «dialogo della carità», dallo storico abbraccio fra Paolo VI e il patriarca Athenagoras (Monte degli Ulivi 1964), all'abrogazione (17.12.1965)

delle reciproche condanne del 1054, fino al recente, fraterno abbraccio fra Giovanni Paolo II e Bartolomeo I in San Pietro, uno degli ultimi, più intensi atti di Papa Wojtyla pochi mesi prima della morte.

«Certamente è un cammino lungo, il nostro, e non facile, segnato, all'inizio, da timori ed esitazioni - ha rammentato Benedetto XVI - ma fattosi poi sempre più spedito e consapevole. Un cammino che ha visto crescere la speranza di un solido "dialogo della verità" e di un processo di chiarificazione teologica e storica, che ha già dato apprezzabili frutti».

L'annuncio di Ioannis ora apre nuovi orizzonti al dialogo teologico ufficiale iniziato nel 1980 e interrotto dodici anni fa. Ratzinger ha chiesto ai delegati ortodossi di portare tutta la sua «riconoscenza» a Bartolomeo e al suo impegno per riattivare i lavori della Commissione internazionale. «Desidero assicurarlo che è mia salda volontà appoggiare ed incoraggiare questa azione - ha confermato Ratzinger -. La ricerca teologica, che deve affrontare questioni complesse ed individuare soluzioni non riduttive, è un impegno serio, al quale non possiamo sottrarci».

Anche così sarà possibile rispondere alla chiamata del Signore «a costruire l'unità nella carità e nella verità», ha insistito il Papa, nella consapevolezza «che la divisione rende meno efficace la santissima causa della predicazione del Vangelo ad ogni creatura».
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[Fonte: Avvenire 30 giugno 2005]

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