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40 anni del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso

Quarant’anni che non sono un traguardo, ma un punto di partenza, perché oggi più che mai l’esigenza dell’incontro e del dialogo si fa viva e pressante. Monsignor Michael L. Fitzgerald, oggi Presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, delinea un profilo del Dicastero da lui diretto.


Il Segretariato per i non-cristiani, oggi Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, fu istituito da Papa Paolo VI il 19 maggio 1964, giorno di Pentecoste. L’ispirazione originale risale al Vaticano II, con la visione di una Chiesa in dialogo, sempre e con tutti. A partire da ciò che dice nel 1988 la Costituzione Pastor Bonus, la riforma più recente della Curia Romana, nei paragrafi che riguardano i compiti affidati al Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso (nn. 159 e 160) si possono distinguere quattro elementi della sua missione:

  • fare attenzione che la via del dialogo sia praticata;

  • stabilire relazioni con persone appartenenti ad altre religioni;

  • impegnarsi negli studi, soprattutto con una visione della promozione umana;

  • assicurare la formazione di persone impegnate nel dialogo.

Le origini, lo sviluppo
Per spiegare come ciò si sia attuato, non posso non citare la figura e l’opera dei miei predecessori. La preoccupazione del primo Presidente, il cardinale Paolo Marella (1964-1973), fu quella di stabilire le giuste basi per un dialogo fruttuoso. Furono chiamati esperti e con il loro aiuto venne pubblicata un’intera serie di Linee guida sul dialogo con i buddhisti, gli hindu, i musulmani e per l’incontro con la Religione Tradizionale Africana.

Questo andò di pari passo con la riflessione teologica e pastorale che fu resa accessibile al pubblico attraverso un giornale fondato per questo specifico scopo: Bulletin. Secretariatus pro Non Christianis (in seguito rinominato Pro Dialogo).

La presidenza del cardinale Sergio Pignedoli (1973-1980) vide una grande espansione dei contatti con i leader religiosi in diverse parti del mondo. Il cardinale Pignedoli viaggiò per incontrarli e li incoraggiò anche a venire in visita a Roma. Furono organizzati incontri formali sia di autorità cattoliche sia con i rappresentanti di altre religioni, per incoraggiare nella via del dialogo.

Il breve mandato di S.E. Mons. Jean Jadot (1980-1984) fu un periodo di riflessione e consolidamento. La riflessione trovò la sua espressione nel primo documento ufficiale pubblicato dal Dicastero: L’atteggiamento della Chiesa verso i seguaci di altre religioni (1984), che colloca il dialogo interreligioso all’interno dell’intera missione della Chiesa e trae dal Concilio Vaticano II i fondamenti teologici per questo dialogo. Allo stesso tempo, furono incoraggiate le Chiese locali perché stabilissero strutture adeguate al dialogo.

Il cardinale Arinze (1984-2002) ha manifestato la propria preoccupazione per una giusta riflessione teologica che guidasse il dialogo interreligioso, è stato in prima linea nello stabilire una vasta rete di contatti con persone di diverse religioni e ha mostrato una grande sensibilità per i bisogni e le prerogative delle Chiese locali. Un aspetto ulteriore della sua azione è stato la costante preoccupazione per la formazione al dialogo.

Il Consiglio e il dialogo, oggi
Venendo all’attuale situazione potrei dire che, dopo qualche anno in cui sono state messe le fondamenta teologiche del dialogo, sia subentrata una accresciuta consapevolezza della sua necessità e importanza. Il nostro mondo ha urgente bisogno di pace. Oltre che una profonda riflessione sui modi di condurre i rapporti internazionali fra Stato e Stato, credo che sia altresì necessario che anche i leader religiosi siano coinvolti nel formare una opinione pubblica favorevole alla pace, alla riconciliazione, al dialogo, contraria alla vendetta, al ricorso alle armi, alla violenza. 

È in quest’ottica che il Consiglio per il dialogo interreligioso promuove e partecipa a molteplici incontri che, alle volte, sono anche organizzati da rappresentanti di altre religioni. Si sente spesso dire che coloro che sono impegnati nel dialogo corrono il rischio di un certo irenismo o relativismo se non addirittura di cedere al sincretismo. Questo non è certo l’atteggiamento della Chiesa, come ci mostra lo stesso Papa Giovanni Paolo II. 

Tutte le parole e i gesti del Santo Padre ci dicono come il dialogo non si debba attuare a scapito dell’identità cristiana. Anzi, se si è fortemente radicati in essa, si è più liberi di incontrare gli altri senza paure e riserve. Un ostacolo che si può incontrare sulla via del dialogo è l’ignoranza. La conoscenza degli altri, della loro religione così come è vissuta e percepita da loro stessi, aiuterà a commettere meno errori, a costruire quella fiducia che è terreno indispensabile per coltivare buone e fruttuose relazioni interreligiose. È altrettanto importante non essere ignoranti della propria fede, perché spesso i nostri interlocutori di altre religioni pongono domande impegnative, e non avere timore di testimoniarla con sincerità e apertura di cuore. Negli ultimi anni, soprattutto dopo la Giornata di Preghiera per la Pace di Assisi nel 1986, è divenuto molto importante il contributo del laicato cattolico alla promozione del dialogo interreligioso. Penso, ad esempio, agli incontri interreligiosi promossi ogni anno dalla Comunità di Sant’Egidio, alle tante riunioni organizzate dal Movimento dei Focolari, alle iniziative della Conferenza mondiale delle religioni per la pace.

Quanto detto, anche se in maniera estremamente succinta, aiuta a comprendere che in questi 40 anni di vita del Dicastero, c’è stata una presa di coscienza della necessità del dialogo interreligioso e di moltiplicare le occasioni di incontro e di scambio. In tal senso è importante rilevare anche che sono nate tante strutture per il dialogo, quali le Commissioni episcopali, istituti di studio e di consulenza teologico-pastorale. Ricordando che questo Consiglio è stato istituito nel 1964, il giorno di Pentecoste, vorrei sottolineare l’importanza dell’azione dello Spirito Santo nel mondo, nei cuori delle persone, nel bene esistente nelle loro religioni, tradizioni e riti. Confidando nella potenza dello Spirito Santo continuiamo sulla via del dialogo interreligioso.

Michael L. Fitzgerald

   
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