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Numerosi incontri hanno caratterizzato il calendario degli eventi a Tarso

Tutte le confessioni cristiane in Turchia per l'Anno paolino
di Egidio Picucci

A Tarso si parla ancora della suggestiva apertura dell'Anno paolino, avvenuta nei giorni scorsi sul sagrato della chiesa bizantina che la città ha dedicato a Paolo, il suo figlio più illustre.
Se ne parla non perché la gente conosce la vita e l'attività dell'apostolo, ma perché nella lunga storia della città non aveva mai visto una presenza così numerosa di rappresentanti di tutte le confessioni cristiane e delle varie fedi religiose professate in Turchia. Ciò che a Istanbul è normale, a Tarso ha fatto storia, anche perché alla liturgia della parola ha partecipato un gran numero di pellegrini italiani, tedeschi e iracheni.

Tarso è il luogo dove l'apostolo Paolo vide la luce. Qui, in Turchia si trova il punto centrale della sua attività. Seleucia, Iconio, Listra, Derbe, Efeso, Mileto, Perge, Troade:  è da qui che Paolo iniziò i suoi viaggi missionari. Paolo è il più illustre figlio di Tarso. Il messaggio di Paolo è ancora oggi vivo e valido. Le sue lettere sono usate durante le liturgie cristiane in ogni parte del mondo e sono studiate in tutte le accademie teologiche.

Lo svolgimento del rito è stato semplice:  lettura della conversione di Paolo sulla via di Damasco, presa dagli Atti, e del brano della Lettera ai Romani in cui si dice di "non rendere a nessuno male per male"; discorso del vicario apostolico di Anatolia, monsignor Luigi Padovese; preghiera dei fedeli in varie lingue; preghiere fatte da ortodossi armeni, siriaci e protestanti; recita della preghiera semplice attribuita a san Francesco e preghiera conclusiva del cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani.

Il rito si è svolto alla presenza del nunzio apostolico in Turchia e in Turkmenistan, arcivescovo Luigi Antonio Lucibello; di monsignor Ruggero Franceschini, arcivescovo di Izmir; di monsignor Giuseppe Germano Bernardini, arcivescovo emerito di Izmir; di monsignor Georges Khazzoum, vescovo coadiutore degli Armeni di Turchia; di monsignor Louis Pelâtre, vicario apostolico di Istanbul; del corepiscopo monsignor Yusuf Sa, vicario patriarcale dei siro-cattolici di Turchia; di monsignor François Yakan, vicario patriarcale dei siro-caldei di Turchia, e di monsignor Elpidophoros Lambriniadis, primo segretario del Patriarca ecumenico Bartolomeo I.

Alla cerimonia religiosa ha fatto seguito la manifestazione civile nella piazza accanto al St. Paul kuiusu ("pozzo di san Paolo"), cosiddetto perché pare si trovasse nel quartiere ebraico in cui nacque Paolo. È l'unico ricordo dei tempi dell'apostolo. Molto applauditi i due cori che si sono esibiti sul palcoscenico, sia quello di musica classica, proveniente da Mersin, sia il Coro delle civiltà di Antiochia, composto da cattolici, ortodossi, ebrei, protestanti e aloiti tutti vestiti di bianco.

Il calendario prevede una celebrazione a Tarso con ottanta diaconi il prossimo 24 agosto; il pellegrinaggio della Pontificia università Gregoriana il 9 settembre; una visita della Conferenza episcopale tedesca il 2 ottobre; la presenza di monsignor Ludwig Schick, arcivescovo di Bamberg, e altre manifestazioni locali.

"L'anno dedicato a Paolo - hanno scritto i vescovi della Conferenza episcopale turca - invita i cattolici a intensificare il dialogo con il mondo musulmano:  il dialogo della vita, dove si vive e si condivide; il dialogo delle opere, dove cristiani e musulmani agiscono insieme in vista dello sviluppo integrale e della liberazione della gente; il dialogo dell'esperienza religiosa e degli scambi teologici, dove ci si sforza di meglio conoscersi per un maggior rispetto reciproco. Il tutto, ovviamente, senza mettere da parte le proprie convinzioni religiose, perché si dialoga veramente solo quando ciascuno rimane se stesso, mantenendo intatta la propria identità di fede, non tacendo mai, per nessuna ragione, quanto potrebbe apparire difficile da capire per chi non è cristiano".


(©L'Osservatore Romano - 29 giugno 2008)

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