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PAKISTAN.Cristiani, musulmani, ong per la vita di Asia Bibi. La legge sulla blasfemia è
“oscena”
di Jibran Khan
Aggiornamento: Città del Vaticano, 17 nov. (Apcom) - Appello del Papa per la
liberazione "al più presto" di Asia Bibi, la donna pakistana condannata a morte
in base alla legge sulla blasfemia. "In questi giorni la comunità
internazionale ha seguito con grande preoccupazione la difficile situazione dei
cristiani in Pakistan, spesso vittime di violenze o di discriminazione", ha
detto il Papa a conclusione dell'udienza generale. "In modo particolare, oggi
esprimo la mia vicinanza spirituale alla signora Asia Bibi e ai suoi familiari,
mentre chiedo al più presto le sia restituita la piena libertà. Prego per quanti
si trovano in situazioni analoghe, affinché i loro diritti siano pienamente
rispettati".
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Islamabad (AsiaNews) – Personalità cattoliche e protestanti, studiosi musulmani
e organizzazioni non governative protestano con forza contro la condanna a morte
di Asia Bibi, una cristiana condannata a morte per blasfemia, la prima comminata
a una donna. Essi premono anche sul governo pakistano perché emendi o cancelli
la legge sulla blasfemia, definita “oscena”.I suoi legali l’hanno visitata in
prigione oggi per stilare l’appello.
Il tribunale del distretto di Nankana (Punjab) – 75 km a ovest di Lahore, la
capitale della provincia – lo scorso 7 novembre ha condannato a morte Asia Bibi,
45 anni, per blasfemia. Finora nessuna condanna per blasfemia è stata eseguita,
ma vi sono state decine di assassini extra-giudiziari, eseguiti da folle
inferocite. Attivisti per i diritti umani puntano il dito contro la legge, che
incoraggia l’estremismo islamico in un Paese dove gli attacchi dei talebani sono
continui.
Il caso di Asia risale al giugno 2009. Alla donna, una lavorante agricola, è
stato chiesto di portare dell’acqua alle sue colleghe. Ma un gruppo di loro,
musulmane, ha obbiettato dicendo che Asia, essendo non musulmana avrebbe reso
impuro il recipiente e per questo non doveva toccare l’acqua.
Alcune delle donne musulmane hanno cercato di convincere Asia a rinunciare al
cristianesimo e a convertirsi all’islam. Durante la discussione, Bibi ha
risposto parlando di come Gesù sia morto sulla croce per i peccati dell’umanità,
e ha chiesto alle altre donne che cosa avesse fatto Maometto per loro.
Alcuni giorni dopo le donne islamiche sono andate dall’imam locale, accusando
Asia Bibi di aver proferito offese contro il profeta Maometto. Una di loro è la
moglie dell’imam. L’imam si è quindi recato dalla polizia, che ha aperto
un’inchiesta. Asia Bibi, arrestata nel villaggio di Ittanwalai, è stata accusata
di aver violato la legge 295C (sulla blasfemia), che prevede la condanna a
morte.
La sentenza, avvenuta quasi un anno dopo, è stata pronunciata dal giudica Naveed
Iqbal. Secondo la copia del verdetto, egli ha “totalmente escluso” la
possibilità che Asia Bibi fosse accusata ingiustamente e ha detto che “non vi
erano circostanze attenuanti” per lei.
Il marito di Asia Bibi, Ashiq Masih, 51 anni, ha dichiarato ad AsiaNews che egli
si appella contro la sentenza. La condanna ha bisogno di essere confermata
dall’Alta corte di Lahore, prima di essere eseguita. Asia e Ashiq hanno cinque
figli: due maschi e tre femmine.
Sadiq Masih, un parente della famiglia, ribadisce: “Asia è innocente. Gli
abitanti del villaggio stanno prendendosi una vendetta personale”.
È la prima volta che si condanna una donna a morte per blasfemia, anche se lo
scorso anno, per questo “crimine” una coppia di musulmani è stata condannata
all’ergastolo.
Gruppi in difesa delle minoranze e attivisti per i diritti umani si stanno
muovendo per chiedere la cancellazione della legge sulla blasfemia perché essa è
sfruttata per bassi motivi personali e incoraggia l’estremismo islamico.
Ali Dayan Hasan, di Human Rights Watch in Pakistan afferma senza mezzi termini
ad AsiaNews: “La legge sulla blasfemia è assolutamente oscena e va rifiutata in
blocco. Essa è utilizzata soprattutto contro gruppi vulnerabili che soffrono
discriminazione politica e sociale. In particolare essa è utilizzata contro le
minoranze religiose e le sette eretiche musulmane”.
Shahbaz Batthi, cattolico, ministro federale per le Minoranze, conferma l’uso
improprio della legge. Ad AsiaNews dice: “La legge sulla blasfemia è spesso
utilizzata come uno strumento per risolvere questioni personali; l’85% dei casi
sono falsi. Molti innocenti sono stati vittima di casi di blasfemia. I tribunali
emettono verdetti, ma poi i crimini non vengono provati dalle alte corti. Non
voglio commentare la sentenza su Asia Bibi, ma dico che lei ha la possibilità di
appellarsi all’Alta corte e alla Corte suprema. Vi è perciò la possibilità che
venga assolta. Personalmente ho scritto una lettera all’Ispettore generale della
polizia, domandando sicurezza per Asia Bibi”.
“Il governo – continua – sta rivedendo la legge sulla blasfemia e sta lavorando
perché essa non venga abusata. Gli emendamenti verranno presto introdotti per
evitare vi siano in futuro ancora false accuse”.
Rizwan Paul, attivista dell’ong Life for All, sottolinea: “Non ricordo una sola
condanna a morte per blasfemia che sia stata eseguita. Quasi sempre queste
sentenze vengono cancellate in appello dalle corti più alte. Asia Bibi ha
diritto ad appellarsi contro la condanna a morte”. Life for All ha lanciato un
campagna nazionale di raccolta di firme per “salvare Asia Bibi”. In una
settimana hanno già raccolto oltre 76 mila firme. Un’altra ong, Peace Pakistan,
ne ha raccolte più di 51 mila.
I legali di Life for All hanno anche incontrato oggi Asia Bibi in carcere per
stilare la richiesta di appello contro la sentenza.
Alexander John Malik, vescovo anglicano di Lahore, assicura il sostegno della
sua comunità alla campagna per la raccolta di firme per Asia Bibi e aggiunge:
“Condanniamo la crescente strumentalizzazione della legge sulla blasfemia. La
comunità internazionale deve fare pressioni sul governo pakistano perché questi
incidenti sono in aumento a un livello allarmante e se non si prende alcun
provvedimento, le minoranze dovranno vivere sotto una costante minaccia”.
Critiche alla sentenza contro Asia Bibi e alla legge sulla blasfemia si
diffondono anche nel mondo musulmano. Muhammad Hafiz, accademico musulmano
dichiara ad AsiaNews: “La condanna a morte per Asia Bibi è stato un colpo per
me. L’islam ci insegna a proteggere le minoranze religiose. Ho letto il verdetto
della corte ed è totalmente ingiusto. Asia Bibi è innocente, è vittima di una
rivalità personale. Sostengo con forza l’abolizione di questa legge
discriminatoria. Negli ultimi anni i fondamentalisti hanno usato la legge sulla
blasfemia come un’arma contro le minoranze religiose. Tempo fa due fratelli
cristiani sono stati accusati di aver scritto un volantino blasfemo contro
Maometto e sono stati uccisi all’esterno di un tribunale nel Punjab. Si tratta
del pastore Rashid Emmanuel e di suo fratello Sajjad, colpiti da armi fa fuoco
mentre lasciavano la corte di Faisalabad, dove centinaia di musulmani
protestavano perché fossero condannati a morte”.
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