MESSAGGIO DEL PAPA IN APERTURA
DEL “PRIMO INCONTRO DI CIVILTA”, ORGANIZZATO AD ANTIOCHIA, IN TURCHIA.
“La dignità della persona è sempre al
cuore stesso di ogni vera civiltà”. Per questo Benedetto XVI ha invitato i
partecipanti ad essere determinati nel voler “celebrare, nel patrimonio
spirituale e culturale di ciascuno, quei valori che riconoscono la centralità
della persona e promuovono la comprensione, il rispetto e la pace reciproci”.
Sottolinea il Papa la particolare urgenza di questo atteggiamento “in un'era
di globalizzazione, in cui può esserci il pericolo che valori fondamentali
umani siano sacrificati nel nome del progresso o che siano perduti a causa di
ideologie secolari distruttive”. “Ciò comporta - afferma il Santo Padre -
di trovare i mezzi e le strutture che assicurino che la vita in tutta la sua
ricchezza, sia rispettata: che tutti abbiano accesso ad una condizione di vita
dignitosa; che la sicurezza sia garantita a tutti; che i giovani siano formati
nella verità e con ideali nobili; che le comunicazioni culturali fioriscano;
e che la libertà religiosa, inclusa quella delle minoranze, sia protetta”.
Un Messaggio carico di impegni da assumere e realizzare, che è stato letto da
mons. Pier Luigi Celata, segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo
interreligioso, presente ai lavori a nome della Santa Sede insieme al nunzio
in Turchia mons. Edmond Farhat, e al segretario della prefettura per gli
Affari economici, mons. Franco Croci, mentre per la Conferenza episcopale
turca partecipa mons. Luigi Padovese, vescovo di Antiochia, la città dove i
seguaci di Gesù Cristo – ricorda il Santo Padre – furono per la prima
volta chiamati cristiani, indicando che il messaggio del Vangelo non è
confinato ad un singolo popolo, ma attraversa tutti i confini etnici e
culturali”.
Alle parole di “riconciliazione e pace”
di Benedetto XVI aveva fatto eco il primo ministro turco Tayyp Erdogan,
inaugurando domenica sera l’incontro, i cui lavori si sono poi aperti ieri
mattina e proseguiranno fino al 30 settembre. “Dobbiamo dire di no allo
scontro delle civiltà e delle religioni e sì al dialogo e alla armonia”,
ha affermato il capo del governo turco, sottolineando che “il terrorismo non
può essere ascritto ad alcuna religione e perciò non si può parlare nemmeno
di terrorismo islamico”. “Il terrorismo è un delitto contro l'umanità e
pertanto è fuori di ogni religione”, ha aggiunto precisando che “la
globalizzazione impone una scelta tra terrorismo globale e pace globale.
Quest'ultima – ha concluso Erdogan - è una grande opportunità e deve
essere la nostra scelta”.
Non sono però mancati interventi che
hanno lamentato ritardi e difficoltà nel dialogo tra diverse confessioni in
Turchia, e per una piena libertà religiosa nel Paese, nonché la mancanza di
una cultura di vera tolleranza verso seguaci di fedi minoritarie.
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[Fonte: Radio Vaticana 27 settembre 2005]