L'apertura ecumenica del
nuovo Papa a
Bari
Domenico Tomasetto
Domenico Tomasetto è membro della
Commissione battista, metodista e valdese per la relazioni ecumeniche.
Interessante la sua voce emblematica di come le altre confessioni
cristiane hanno accolto le parole del Papa sull'ecumenismo.
Le parole di un papa pesano molto, quelle
del nuovo papa pesano ancora di più, in quanto cominciano a delineare
il programma del suo pontificato. Orecchie attente, quindi, ad ogni
pronunzia papale in questo periodo iniziale del pontificato. Sotto
questo profilo è estremamente importante il discorso pronunciato da
Benedetto XVI in occasione del Congresso eucaristico di Bari, e
riportato da
"Avvenire", il quotidiano della Conferenza episcopale, di
lunedì 30 maggio. La parte che più attira la nostra attenzione è
quella finale, riguardante il tema dell'unità della chiesa. Eccola:
"Vorrei ribadire la mia volontà di
assumere come impegno fondamentale quello di lavorare con tutte le
energie alla ricostituzione della piena e visibile unità di tutti i
seguaci di Cristo. Sono cosciente che per questo non bastano le
manifestazioni di buoni sentimenti. Occorrono gesti concreti che
entrino negli animi e smuovano le coscienze, sollecitando ciascuno a
quella conversione interiore che è il presupposto di ogni progresso
sulla via dell'ecumenismo. Chiedo a voi tutti di prendere con
decisione la strada di quell'ecumenismo spirituale, che nella
preghiera apre allo Spirito Santo che solo può creare l'unità".
Parole
ben diverse dal vecchio "tornate all'ovile" che prevedeva un
abbraccio da parte del marmoreo colonnato del Bernini. Papa Ratzinger,
già professore di teologia e prefetto della Congregazione per la
dottrina della fede, conosce bene il significato delle parole. Qui
colpisce innanzi tutto il mancato uso dell'espressione "comunità
ecclesiali" per indicare le chiese cristiane diverse da quella
cattolica e da quelle orientali, e ancor di più l'utilizzo
dell'espressione "seguaci di Cristo", che include tutti i
credenti in Gesù Cristo senza altra distinzione. Diciamocelo
liberamente: si tratta di una novità assoluta nelle parole di un
pontefice. Colpisce anche la (auto)critica "velata"
contenuta nelle parole "sono cosciente che non bastano le
manifestazioni di buoni sentimenti": un richiamo che potrebbe
indicare una spinta decisa per un'azione concreta e coraggiosa. In
ultimo è altrettanto rilevante il riferimento all'ecumenismo
spirituale, in particolare alla preghiera, visto non più come fine in
sé, ma come mezzo per permettere allo Spirito del Signore di agire e
creare l'unità. Se si tratta di un'indicazione di lavoro, del
programma ecumenico del nuovo pontificato, allora vuol dire che qualcosa
di nuovo si sta muovendo al di là del Tevere. Siamo in dovere di
dare il massimo credito e la massima attenzione a quanto seguirà:
questo è il nostro attuale debito teologico nei confronti di una
chiesa cristiana sorella alla ricerca di una nuova strada per l'unità.
Seguiremo i passi successivi con molta attenzione, per verificare se
lo Spirito del Signore torna finalmente a soffiare su tutta la Chiesa
di Gesù Cristo, o se si tratta del solito ponentino che arriva ai
primi torridi pomeriggi romani e che passa con il sopravvenire di una
temperatura più mite.
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[Fonte: ICN News giugno 2005]
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