La risposta del Papa sull'Aids,
frettolosamente riassunta dai media, era
completata invece dall'osservazione che "la
realtà più efficiente, più presente e più
forte nella lotta contro Aids è proprio la
Chiesa Cattolica con le sue strutture, i
suoi movimenti e comunità. Penso - erano
state le parole del Papa - a Sant'Egidio che
fa tanto nella lotta contro l'Aids, ai
camilliani, alle suore a disposizione dei
malati. Non si può superare il problema
dell'Aids solo con i soldi, che pure sono
necessari, se non c'e' anima che sa
applicare un aiuto. E non si può superare
questo dramma con la distribuzione
preservativi, che al contrario aumentano il
problema. La soluzione può essere duplice,
l'umanizzazione della sessualità e una vera
amicizia verso le persone sofferenti, la
disponibilità anche con sacrifici personali
ad essere con i sofferenti.
Questa - secondo Papa Ratzinger - la nostra
duplice forza: rinnovare l'uomo
interiormente, dargli forza spirituale e
umana per avere un comportamento giusto e
insieme la capacità di soffrire con i
sofferenti nelle situazioni di prova. Mi
sembra la giusta risposta che la Chiesa dà,
un contributo importante". Un impegno
riconosciuto dagli esponenti delle altre
chiese e religioni presenti a Yaoundé, che
hanno voluto dare oggi il loro benvenuto al
Pontefice.
"Nel Corano, il profeta Maometto ci
raccomanda di accogliere bene gli stranieri,
perché spesso vengono in pace. Per noi,
quindi, l'arrivo del Papa è una
benedizione", ha dichiarato il grande Imam
di Yaoundé, sceicco Ibrahim Moussa, al sito
cattolico Zenit.org. In occasione
dell'arrivo del Pontefice, lo sceicco Moussa
ha rivolto un appello ai fedeli musulmani a
"rispettare la religione degli altri e a
unirsi per accogliere questo grande uomo".
Il leader islamico ha assicurato che i
musulmani considerano il Papa "un grande
Imam". "Preghiamo - ha aggiunto - perché il
suo soggiorno si svolga positivamente e
torni a casa in pace". "Noi abbiamo una
buona considerazione di lui, e soprattutto
conviviamo pacificamente con i fedeli
cattolici. Di fatto, preghiamo l'unico Dio.
I musulmani, quindi, sono contenti come loro
di ricevere il Papa qui, nel nostro Paese".
Insieme ai responsabili della comunità
musulmana del Paese, la seconda per numero
dopo quella cristiana, oggi hanno dato il
benvenuto al Papa anche le comunità
protestanti. "L'arrivo del Santo Padre nel
nostro Paese è una grazia che non può
lasciare un cristiano indifferente", ha
sottolineato in particolare il reverendo
Jean Emile Ngue', segretario generale del
Consiglio delle Chiese protestanti del
Camerun, che considera l'arrivo del Papa "un
avvenimento di grande portata spirituale".
Da parte sua, già sull'aereo che lo portava
in Africa, il Papa ha voluto rendere omaggio
a tutti i credenti dell'Africa.
"Riconosciamo tutti che in Africa il
problema ateismo quasi non si pone. La
realtà di Dio è così presente che non
credere in Dio o vivere senza Dio non è una
tentazione".
"E' vero - ha ammesso - ci sono anche
problemi di sette. Noi non annunciamo come
fanno loro un vangelo di prosperità ma un
realismo; la sobrietà di vita cristiana, non
miracoli; ma siamo convinti che proprio
questa sobrietà, un Dio fatto uomo,
profondamente umano, che soffre con noi, da
senso a nostra sofferenza, ha un orizzonte
più vasto e un futuro". "Sappiamo - ha
concluso - che queste sette non sono molto
stabili. Promettono prosperità, guarigioni,
miracoli ma poi si vede che la vita è
difficile e un Dio umano che soffre per noi
è più promettente, più umano, di grande
aiuto nella vita. E poi abbiamo la struttura
delle Chiesa, non un piccolo gruppo che alla
fine si perde. Una grande rete di amicizia
che ci unisce, aiuta a superare il
tribalismo e ad arrivare all'unità nella
diversità che è la vera promessa per il
futuro". ___________________
© Copyright (AGI) 17 marzo 2009
Sui preservativi l'Europa attacca il
Papa(1)
Benedetto XVI continua il suo viaggio
in Africa, tra le folle che lo accolgono
calorosamente e non appare nemmeno
sfiorato dall’onda di polemiche che in
varie parti del mondo sono state
sollevate contro le parole da lui
pronunciate sulla distribuzione di
preservativi per combattere l’Aids, che
non risolve «ma anzi aumenta il
problema».
Durissime le reazioni che arrivano dalla
Francia, dove il portavoce del ministro
degli Esteri Eric Chevallier ha definito
le parole papali «una minaccia per le
politiche che regolano la sanità
pubblica»; mentre il ministro della
Sanità belga, Laurette Onkelinx, ritiene
che esse «potrebbero distruggere anni di
prevenzione e informazione e mettere in
pericolo molte vite umane». Reazioni
durissime anche in Germania: perfino
il vescovo ausiliario di Amburgo ha
criticato il Papa, mentre il
ministro della Sanità Ulla Schmidt, e
quello della cooperazione hanno firmato
un comunicato nel quale si afferma che
«i preservativi salvano la vita, tanto
in Europa quanto in altri continenti».
Il governo spagnolo ha deciso di inviare
in Africa un milione di condom per
combattere l’Aids e la Ue non ha
nascosto le sue perplessità: uno dei
portavoce ha dichiarato che la
Commissione «sostiene da sempre l’uso
dei preservativi. La loro funzione, come
uno degli elementi contro la diffusione
dell’Hiv, è nota». Il New York Times,
nell’editoriale di ieri, giudica
«irresponsabile accusare i preservativi
di peggiorare l'epidemia», quando le
autorità sanitarie internazionali li
considerano invece «una componente
fondamentale di ogni programma di
prevenzione». «Ma questo Papa vive nel
XXI secolo?», si è chiesto invece Alain
Fogue, portavoce del «Mocpat», gruppo
camerunense che promuove campagne per il
trattamento dei malati. Il ministro
degli Esteri italiano Franco Frattini, a
domanda sull'argomento, ha risposto
invece con un «no comment».
Si sono levate anche voci in difesa
delle parole di Ratzinger. «Se noi
guardiamo alle iniziative, in termini di
sanità pubblica, intraprese in Africa
negli ultimi 20 anni - ha detto a Radio
Vaticana il responsabile scientifico del
progetto “Dream” della comunità di
Sant'Egidio, il medico epidemiologo
Leonardo Palombi -, noi osserviamo che
il largo impiego di condom non ha
contenuto l’epidemia e non la sta
contenendo in Europa orientale». E il
professor Gianluigi Gigli, già
presidente della Federazione mondiale
dei medici cattolici, ha portato
l’esempio della Thailandia: «Dove ci si
è basati solo sul profilattico, non si è
ottenuto nulla: la situazione è
addirittura peggiorata. Se ci si limita
solo al profilattico, il rischio si
moltiplica a causa del moltiplicarsi dei
rapporti che la falsa sicurezza stessa
genera».
Di fronte alla valanga di polemiche, il
direttore della Sala Stampa della Santa
Sede, padre Federico Lombardi ha
dichiarato che «Benedetto XVI ha posto
l’enfasi sull’educazione e la
responsabilità. Non ci si può aspettare
che questo viaggio cambi la posizione
della Chiesa cattolica nei confronti del
problema dell’Aids». «La Chiesa – ha
aggiunto - concentra il suo impegno non
ritenendo che puntare essenzialmente
sulla più ampia diffusione di
preservativi sia in realtà la via
migliore».
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(1)
Riteniamo scandalosa ed estremamente
superficiale la concezione della
sessualità umana (e quindi dell'uomo)
che dimostrano di avere i governi di
Berlino, Madrid e Parigi... Per loro
l'uomo è solo un animale evoluto che ha
una sessualità irrefrenabile. Infatti,
se ritengono che l'unico sistema per
combattere l'AIDS sia solo quello
offerto dal preservativo, senza nessuna
considerazione per l'aspetto educativo e
quindi nessuna attenzione per la
dimensione affettiva, spirituale,
psicologica e culturale della
sessualità, vuol dire che per questi
governi gli uomini sono solo bestie.
Povera Europa! Certamente non è estraneo
alla valutazione il giro di miliardi che
la diffusione dei preservativi comporta!