angolo
    PAPA: La Chiesa lotta contro l'AIDS; IMAM: la sua visita è una benedizione
Salvatore Izzo

[v. anche: Servizio di Andrea Tornielli]

La risposta del Papa sull'Aids, frettolosamente riassunta dai media, era completata invece dall'osservazione che "la realtà più efficiente, più presente e più forte nella lotta contro Aids è proprio la Chiesa Cattolica con le sue strutture, i suoi movimenti e comunità. Penso - erano state le parole del Papa - a Sant'Egidio che fa tanto nella lotta contro l'Aids, ai camilliani, alle suore a disposizione dei malati. Non si può superare il problema dell'Aids solo con i soldi, che pure sono necessari, se non c'e' anima che sa applicare un aiuto. E non si può superare questo dramma con la distribuzione preservativi, che al contrario aumentano il problema. La soluzione può essere duplice, l'umanizzazione della sessualità e una vera amicizia verso le persone sofferenti, la disponibilità anche con sacrifici personali ad essere con i sofferenti.

Questa - secondo Papa Ratzinger - la nostra duplice forza: rinnovare l'uomo interiormente, dargli forza spirituale e umana per avere un comportamento giusto e insieme la capacità di soffrire con i sofferenti nelle situazioni di prova. Mi sembra la giusta risposta che la Chiesa dà, un contributo importante". Un impegno riconosciuto dagli esponenti delle altre chiese e religioni presenti a Yaoundé, che hanno voluto dare oggi il loro benvenuto al Pontefice.

"Nel Corano, il profeta Maometto ci raccomanda di accogliere bene gli stranieri, perché spesso vengono in pace. Per noi, quindi, l'arrivo del Papa è una benedizione", ha dichiarato il grande Imam di Yaoundé, sceicco Ibrahim Moussa, al sito cattolico Zenit.org. In occasione dell'arrivo del Pontefice, lo sceicco Moussa ha rivolto un appello ai fedeli musulmani a "rispettare la religione degli altri e a unirsi per accogliere questo grande uomo". Il leader islamico ha assicurato che i musulmani considerano il Papa "un grande Imam". "Preghiamo - ha aggiunto - perché il suo soggiorno si svolga positivamente e torni a casa in pace". "Noi abbiamo una buona considerazione di lui, e soprattutto conviviamo pacificamente con i fedeli cattolici. Di fatto, preghiamo l'unico Dio. I musulmani, quindi, sono contenti come loro di ricevere il Papa qui, nel nostro Paese".

Insieme ai responsabili della comunità musulmana del Paese, la seconda per numero dopo quella cristiana, oggi hanno dato il benvenuto al Papa anche le comunità protestanti. "L'arrivo del Santo Padre nel nostro Paese è una grazia che non può lasciare un cristiano indifferente", ha sottolineato in particolare il reverendo Jean Emile Ngue', segretario generale del Consiglio delle Chiese protestanti del Camerun, che considera l'arrivo del Papa "un avvenimento di grande portata spirituale". Da parte sua, già sull'aereo che lo portava in Africa, il Papa ha voluto rendere omaggio a tutti i credenti dell'Africa. "Riconosciamo tutti che in Africa il problema ateismo quasi non si pone. La realtà di Dio è così presente che non credere in Dio o vivere senza Dio non è una tentazione".

"E' vero - ha ammesso - ci sono anche problemi di sette. Noi non annunciamo come fanno loro un vangelo di prosperità ma un realismo; la sobrietà di vita cristiana, non miracoli; ma siamo convinti che proprio questa sobrietà, un Dio fatto uomo, profondamente umano, che soffre con noi, da senso a nostra sofferenza, ha un orizzonte più vasto e un futuro". "Sappiamo - ha concluso - che queste sette non sono molto stabili. Promettono prosperità, guarigioni, miracoli ma poi si vede che la vita è difficile e un Dio umano che soffre per noi è più promettente, più umano, di grande aiuto nella vita. E poi abbiamo la struttura delle Chiesa, non un piccolo gruppo che alla fine si perde. Una grande rete di amicizia che ci unisce, aiuta a superare il tribalismo e ad arrivare all'unità nella diversità che è la vera promessa per il futuro". ___________________
© Copyright (AGI) 17 marzo 2009


Sui preservativi l'Europa attacca il Papa(1)

Benedetto XVI continua il suo viaggio in Africa, tra le folle che lo accolgono calorosamente e non appare nemmeno sfiorato dall’onda di polemiche che in varie parti del mondo sono state sollevate contro le parole da lui pronunciate sulla distribuzione di preservativi per combattere l’Aids, che non risolve «ma anzi aumenta il problema».

Durissime le reazioni che arrivano dalla Francia, dove il portavoce del ministro degli Esteri Eric Chevallier ha definito le parole papali «una minaccia per le politiche che regolano la sanità pubblica»; mentre il ministro della Sanità belga, Laurette Onkelinx, ritiene che esse «potrebbero distruggere anni di prevenzione e informazione e mettere in pericolo molte vite umane». Reazioni durissime anche in Germania: perfino il vescovo ausiliario di Amburgo ha criticato il Papa, mentre il ministro della Sanità Ulla Schmidt, e quello della cooperazione hanno firmato un comunicato nel quale si afferma che «i preservativi salvano la vita, tanto in Europa quanto in altri continenti». Il governo spagnolo ha deciso di inviare in Africa un milione di condom per combattere l’Aids e la Ue non ha nascosto le sue perplessità: uno dei portavoce ha dichiarato che la Commissione «sostiene da sempre l’uso dei preservativi. La loro funzione, come uno degli elementi contro la diffusione dell’Hiv, è nota». Il New York Times, nell’editoriale di ieri, giudica «irresponsabile accusare i preservativi di peggiorare l'epidemia», quando le autorità sanitarie internazionali li considerano invece «una componente fondamentale di ogni programma di prevenzione». «Ma questo Papa vive nel XXI secolo?», si è chiesto invece Alain Fogue, portavoce del «Mocpat», gruppo camerunense che promuove campagne per il trattamento dei malati. Il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, a domanda sull'argomento, ha risposto invece con un «no comment».

Si sono levate anche voci in difesa delle parole di Ratzinger. «Se noi guardiamo alle iniziative, in termini di sanità pubblica, intraprese in Africa negli ultimi 20 anni - ha detto a Radio Vaticana il responsabile scientifico del progetto “Dream” della comunità di Sant'Egidio, il medico epidemiologo Leonardo Palombi -, noi osserviamo che il largo impiego di condom non ha contenuto l’epidemia e non la sta contenendo in Europa orientale». E il professor Gianluigi Gigli, già presidente della Federazione mondiale dei medici cattolici, ha portato l’esempio della Thailandia: «Dove ci si è basati solo sul profilattico, non si è ottenuto nulla: la situazione è addirittura peggiorata. Se ci si limita solo al profilattico, il rischio si moltiplica a causa del moltiplicarsi dei rapporti che la falsa sicurezza stessa genera».

Di fronte alla valanga di polemiche, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi ha dichiarato che «Benedetto XVI ha posto l’enfasi sull’educazione e la responsabilità. Non ci si può aspettare che questo viaggio cambi la posizione della Chiesa cattolica nei confronti del problema dell’Aids». «La Chiesa – ha aggiunto - concentra il suo impegno non ritenendo che puntare essenzialmente sulla più ampia diffusione di preservativi sia in realtà la via migliore».
_____________
(1) Riteniamo scandalosa ed estremamente superficiale la concezione della sessualità umana (e quindi dell'uomo) che dimostrano di avere i governi di Berlino, Madrid e Parigi... Per loro l'uomo è solo un animale evoluto che ha una sessualità irrefrenabile. Infatti, se ritengono che l'unico sistema per combattere l'AIDS sia solo quello offerto dal preservativo, senza nessuna considerazione per l'aspetto educativo e quindi nessuna attenzione per la dimensione affettiva, spirituale, psicologica e culturale della sessualità, vuol dire che per questi governi gli uomini sono solo bestie. Povera Europa! Certamente non è estraneo alla valutazione il giro di miliardi che la diffusione dei preservativi comporta!

| home |

| inizio pagina |

   
angolo