«Rispettare le religioni. No a reazioni violente»

Il Pontefice al nuovo ambasciatore del Marocco: nel principio di reciprocità la via per la pace La condanna di chi offende il credo altrui ma anche di chi approfitta per fomentare una reazione violenta: «Non si può che deplorare tali azioni, anche perché prodotte per fini estranei alla fede»
 
È «necessario e urgente» che «le religioni e i loro simboli siano rispettati». Così come che «i credenti non siano l'oggetto di provocazioni che feriscono le loro iniziative e i loro sentimenti religiosi». Sono parole nette ed esplicite quelle con cui Benedetto XVI, rivolgendosi al nuovo ambasciatore del Marocco Ali Achour, ha condannato cause e conseguenze della crisi che sta attraversando nelle ultime settimane le relazioni tra Europa e Paesi islamici. Discorso che Papa Ratzinger, tuttavia, ha esteso in tutti suoi aspetti, sollevando la questione di un diritto alla libertà religiosa che deve essere ovunque rispettato, mentre «intolleranza e violenza» mai possono essere essere «giustificate» come delle «risposte alle offese», poiché «non compatibili coi principi sacri della religione».

Davanti al rappresentate diplomatico di Rabat, ricevuto per la presentazione delle lettere credenziali, il Pontefice ha così ricordato il «principio di reciprocità», affinché sia «realmente assicurata» in ciascun Paese e per ciascun credente «l'esercizio della propria religione liberamente scelta». Ciò perché, ha insistito Benedetto XVI, per «tutti gli uomini di buona volontà» la sola via che «conduce alla pace e alla fraternità» è quella «del rispetto delle convinzioni e delle pratiche religiose altrui».

Nel suo discorso (che pubblichiamo integralmente in questa stessa pagina), a proposito della pubblicazione su alcuni giornali europei delle vignette satiriche su Maometto, Benedetto XVI non ha esitato neppure a condannare gli istigatori alla violenza: «Non si può che deplorare - ha detto infatti - le azioni di coloro che si approfittano deliberatamente dell'offesa causata ai sentimenti religiosi per fomentare degli atti violenti, anche perché prodotti per fini che sono estranei alla religione».

La «democrazia autentica», ha osservato ancora, è tale solo se è in grado di coagulare un «consenso su un certo numero di valori essenziali» - come la dignità trascen dente della persona umana, il rispetto dei diritti dell'uomo, il bene comune come «fine e criterio di regolazione della vita politica».

Il tema della libertà è stato affrontato da Benedetto XVI, sempre ieri, nel discorso ai vescovi del Senegal, Mauritania, Guinea Bissau e Capo Verde, ricevuti in visita "ad limina". «È imperativo - ha detto il Papa - approfondire sempre più le relazioni fraterne tra le comunità, al fine di favorire uno sviluppo armonioso della società, riconoscendo la dignità di ogni persona e permettendo a tutti il libero esercizio della propria religione».

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Discorso di Benedetto XVI al nuovo ambasciatore del Marocco, Ali Achour.

Signor ambasciatore,

è per me un piacere accogliere Sua Eccellenza in occasione della presentazione delle lettere che la accreditano come ambasciatore straordinario e plenipotenziario del Marocco presso la Santa Sede.

La ringrazio delle gentili parole che mi ha rivolto e del cortese saluto che Sua Maestà re Mohammed VI mi ha fatto giungere attraverso di lei. Nel ribadire l'apprezzamento per la tradizione d'accoglienza e di comprensione che, da secoli, caratterizza le relazioni del Regno del Marocco con la Chiesa cattolica, la prego di far giungere a Sua Maestà i miei più fervidi auguri per lui e per il bene e la prosperità del nobile popolo marocchino.
Signor Ambasciatore, lei mi ha parlato degli sforzi compiuti dal suo Paese, che ha appena celebrato il cinquantesimo anniversario dell'indipendenza, per progredire verso un futuro moderno, democratico e prospero. Non si può che rallegrarsi di tali passi avanti che dovrebbero permettere a tutti i marocchini di vivere in sicurezza e dignità, consentendo a ciascuno di partecipare attivamente alla vita sociale e politica del Paese. Una democrazia autentica esige, infatti, un consenso su un dato numero di valori essenziali quali la dignità trascendente della persona umana, il rispetto dei diritti dell'uomo, il "bene comune" come fine e criterio di regolamentazione della vita politica (cfr. "Compendio della Dottrina sociale della Chiesa", n. 407).

D'altra parte, una collaborazione sempre più stretta tra i Paesi del Mediterraneo, già avviata da parecchi anni, deve consentire di affrontare con determinazione e perseveranza non solo le questioni concernenti la sicurezza e la pace nella regione, ma anche la questione dello sviluppo delle società e delle persone, con una rinnovata presa di coscienza del dovere di solidarietà e di giustizia. Per questo, più che mai, il Mediterraneo è chiamato a essere un luogo di incontro e di dialogo tra i popoli e le culture.

Tra i gravi problemi ai quali devono far fronte i Paesi del Mediterraneo, il fenomeno migratorio costituisce un dato sensibile nelle relazioni tra gli Stati. I migranti provenienti dalle regioni meno favorite e in cerca di migliori condizioni di vita arrivano sempre più numerosi a bussare alle porte dell'Europa, il che pone nell'illegalità un numero sempre crescente di loro e crea talvolta situazioni che mettono gravemente in discussione la dignità e la sicurezza delle persone. Per questo è necessario che le istituzioni dei Paesi di accoglienza o di transito stiano attente a non considerarli come una merce o una semplice forza lavoro, e a rispettare i loro diritti fondamentali e la loro dignità umana. La situazione precaria di tanti stranieri dovrebbe favorire la solidarietà tra le nazioni coinvolte, al fine di contribuire allo sviluppo dei Paesi di origine dei migranti. Infatti tali problemi non possono essere risolti da politiche solo nazionali. È attraverso una collaborazione sempre più intensa tra tutti i Paesi coinvolti che potrà efficacemente proseguire la ricerca di soluzioni a tali situazioni dolorose.

Signor ambasciatore, lei ha sottolineato il contributo del suo Paese al consolidarsi del dialogo tra le civiltà, le culture e le religioni. Da parte sua, nel contesto internazionale che conosciamo attualmente, la Chiesa cattolica resta convinta che, per favorire la pace e la comprensione tra i popoli e tra gli uomini, sia necessario e urgente che le religioni e i loro simboli siano rispettati, e che i credenti non siano oggetto di provocazioni che feriscono la loro condotta e i loro sentimenti religiosi. Tuttavia l'intolleranza e la violenza non possono mai giustificarsi come risposte alle offese, poiché esse non sono risposte compatibili con i principi sacri della religione; per questo non si può che deplorare le azioni di quanti approfittano deliberatamente dell'offesa causata ai sentimenti religiosi per fomentare atti violenti, tanto più che ciò avviene a fini estranei alla religione. Per i credenti come per tutti gli uomini di buona volontà, l'unica via che può condurre alla pace e alla fratellanza è quella del rispetto delle altrui convinzioni e pratiche religiose, affinché, in maniera reciproca in tutte le società, sia realmente assicurato a ciascuno l'esercizio della religione liberamente scelta.

Per suo tramite, signor ambasciatore, vorrei inoltre rivolgere un caloroso saluto ai membri della comunità cattolica del Marocco e ai suoi pastori. Abbiano a cuore di vivere con gioia la loro vocazione cristiana, testimoniando con sempre maggiore generosità l'amore di Dio per tutti gli uomini, in una collaborazione fruttuosa con tutti! Nel momento in cui Sua Eccellenza comincia la sua missione presso la Santa Sede, le porgo i migliori auguri per il nobile compito che l'attende. Presso i miei collaboratori troverà sempre l'accoglienza attenta e la comprensione cordiale di cui potrà avere bisogno.
Su Sua Eccellenza, sulla sua famiglia, sui suoi collaboratori, sul popolo marocchino e sui suoi governanti, invoco dal profondo del cuore l'abbondanza delle benedizioni dell'Altissimo