Tra
Bologna e Ravenna la visita del patriarca ortodosso, arcivescovo di
Costantinopoli. Nel messaggio fattogli pervenire, Benedetto XVI ha rinnovato la propria intenzione a proseguire sul cammino verso la piena unità di tutti i cristiani, auspicando di potersi presto recare in visita ad Istanbul, presso la sede del Patriarcato Ecumenico.
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La sera del 19
novembre, nella Basilica di S. Petronio a Bologna, Sua Santità
Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, ha presieduto una
solenne liturgia dei Vespri in Rito Bizantino con l’assistenza dell’Arcivescovo
di questo capoluogo, monsignor Carlo Caffarra.
Al termine dei Vespri, il Cardinale Roger Etchegaray, Presidente
Emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e del
Pontificio Consiglio “Cor Unum”, ha dato lettura di un messaggio
inviato da Benedetto XVI a Bartolomeo I.
Foto di un incontro
tra il S. Padre ed il Patriarca
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Messaggio inviato da Sua Santità Benedetto
XVI
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A sua Santità
Bartolomeo I
Arcivescovo di Costantinopoli
Patriarca Ecumenico
In occasione della Sua visita Bologna e a Ravenna, mi è gradito
porgerLe il mio fraterno saluto. La laurea honoris causa che la
Facoltà dei Beni culturali dell’Università di Bologna intende
attribuirLe rappresenta un opportuno riconoscimento dell’azione di
Vostra Santità per favorire la crescita nell’opinione pubblica
della comprensione dei valori insiti nella creazione, opera di Dio,
manifestazione della sua libertà, della sua saggezza e del suo amore
(cfr. Gn 1, 1–25).
La Basilica di San Vitale scelta come solenne contesto di tale
intervento richiama alla memoria il tempo in cui Oriente ed Occidente
erano più vicini, e lo slancio della fede innalzava al Signore templi
di incomparabile bellezza spirituale. Tale viva memoria invita ad
intensificare ogni sforzo possibile per camminare verso la piena
unità di tutti i discepoli di Cristo.
L’alto riconoscimento, che premia le Sue iniziative per promuovere
la salvaguardia del creato, Le è stato attribuito in un luogo
particolarmente appropriato. Lo sguardo, infatti, del Signore risorto,
che troneggia nel suggestivo mosaico dell’abside, richiama la
realtà della nuova creazione in Cristo, il Verbo di Dio incarnatosi
per portare a noi la nuova vita, a proposito della quale Sant’Ireneo
di Lione scriveva: “Se già la Rivelazione di Dio attraverso la
creazione procurò la vita a tutti gli esseri che vivono sulla terra,
quanto più la manifestazione del Padre per mezzo del Verbo dà la
vita a coloro che vedono Dio” (Adversus haereses 4,20,7).
Nell’esprimerLe sincere congratulazioni, attendo con gioia di
incontrarLa personalmente quando, a Dio piacendo, potrò farLe visita
nel Patriarcato ecumenico. Con totale fiducia in Dio e piena docilità
all’azione della sua grazia, vorrei fin d’ora confermare il mio
impegno a dedicarmi, con ogni energia, alla santa causa della
promozione dell’unità dei cristiani, che sta molto a cuore a Vostra
Santità.
Assicurando la mia preghiera per al Sua alta missione, sono lieto di
scambiare con Lei il mio fraterno abbraccio di pace.
Dal Vaticano, 15 novembre 2005
Benedetto XVI
Saluto di S.E. Mons. Carlo
Caffarra
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Benedetto sia Dio, Padre del Signore
nostro Gesù Cristo, che benedice la Chiesa del suo Figlio unigenito
con ogni benedizione spirituale, e consola coi suoi doni il cammino
del popolo di Dio.
Gode oggi la Chiesa di Dio che è in Bologna poiché le è stato dato
dalla benevolenza divina il privilegio di accogliere Vs. Santità,
Arcivescovo di Costantinopoli Nuova Roma e Patriarca Ecumenico. Ci
unisce infatti la fede nella Trinità santa, consustanziale ed
indivisibile, e la fede nel Verbo di Dio incarnato dalla vergine Maria.
Il nostro cuore è pieno di ammirazione per l’incomparabile tesoro
della vostra tradizione liturgica, spirituale e teologica. È caro a
questo popolo bolognese, legato da particolare devozione alla B.V.
Maria di S. Luca la cui icona è giunta da Costantinopoli, considerare
come sia da voi magnificata con splendidi inni ed invocazione la Ss.
Theotokos.
Non possiamo però nasconderci in questo momento che la Chiesa di
Bologna non esita a ritenere storico, come la non perfetta comunione
costituisca una dolorosa realtà! Tuttavia, il vostro venerato
Predecessore Atenagora I da una parte ed il Papa Giovanni XXIII dall’altra
inizialmente, e poi Paolo VI, hanno compiuto i primi generosi e grandi
passi dell’amore. Un cammino continuato da Vs. Santità e dal S.
Padre Giovanni Paolo II di v.m. ed ora da Benedetto XVI. Fu per me
dono singolare di Cristo buon pastore l’avere ricevuto il Pallio
metropolitano durante l’ultimo incontro solenne fra Vs. Santità e
Giovanni Paolo II.
Il cammino che abbiamo ancora davanti è lungo. Ma sono sicuro che in
conseguenza di questa visita crescerà nel popolo di Dio che è in
Bologna il desiderio della perfetta comunione; ed il desiderio più
intenso genera una preghiera più insistente, poiché l’unità è
dono dello Spirito Santo.
Santità, molti sono i Santi di cui abbiamo comune venerazione, in
primo luogo i S. Padri della Chiesa: il nostro santo patrono Petronio
fu legato presso l’imperatore a Costantinopoli. La potente
intercessione dei santi sostenga la nostra umile preghiera.
Mi piace concludere con le parole dette da Vs. Santità e che
risuonano anche nel mio cuore come parole dette nello Spirito:
«Aspettiamo, desideriamo, sogniamo e preghiamo “per l’unione di
tutti”, come ci hanno insegnato i santi Padri e i Santi Concili del
primo millennio cristiano. Preghiamo tutti di coadiuvarci nelle
preghiere verso questa direzione».
Ed ora, Santità, vogliate benedire questo popolo.
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Omelia di Sua
Santità Bartolomeo I
Arcivescovo di Costantinopoli, Nuova Roma e Patriarca Ecumenico
in occasione della solenne concelebrazione del Vespro
Eminentissimo e Reverendissimo Signor
Cardinale Roger Etchegaray,
Eccellentissimo Arcivescovo Metropolita di questa Chiesa bolognese,
monsignor Carlo Caffarra, insieme con il suo Vescovo ausiliare, mons.
Ernesto Vecchi,
Eminentissimo e dilettissimo Fratello in Cristo, Metropolita d’Italia
e Malta, Signor Gennadios,
Reverendissimi Padri, fratelli e figli nel Signore, amati e benedetti,
avendo visto la luce vespertina e inneggiando il nostro vero Dio, il
Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, in questa bellissima Chiesa di
San Petronio, di tutto cuore, portiamo in primo luogo, dalla Città di
Costantinopoli, la benedizione della crocifissa Santa Madre e Grande
Chiesa di Cristo, insieme alla pace che supera ogni intelligenza e che
sorge dal trono della Divina Trinità, che ci ha concesso non solo di
credere, ma anche di patire quotidianamente per Cristo, che è
benedetto nei secoli.
Di tutto cuore esprimiamo il nostro doveroso e riconoscente
ringraziamento per la fraterna accoglienza e ospitalità al nostro
Fratello l’Arcivescovo di Bologna, al suo Vescovo ausiliare, al
venerabile presbiterio di questa illustre Chiesa bolognese, e a tutti
voi che siete convenuti a questa santa convocazione dei figli di Dio,
per la preghiera della sera.
Con intima gioia salutiamo l’eminentissimo signor Cardinale Roger
Etchegaray, Lo ringraziamo per la sua presenza che è segno dell’amore
fraterno di Sua Santità Benedetto XVI.
La preghiamo, signor Cardinale, di ricambiare i saluti al Santo Padre,
assicurandogli il nostro costante ricordo nella preghiera per l’altissima
missione spirituale alla quale è stato chiamato, nel succedere all’indimenticabile
Papa Giovanni Paolo II.
Si fa sempre più vivo il desiderio di poter incontrare presto di
persona Sua Santità, a Dio piacendo.
Rivolgiamo un saluto fraterno ai figli della Chiesa ortodossa che
abitano in questa terra e particolarmente al nostro Fratello il
Metropolita d’Italia e Malta, signor Gennadios, insieme al suo
venerabile presbiterio. Conosciamo tutto il bene che la Sacra
Arcidiocesi Ortodossa d’Italia svolge per il servizio di tutti i
suoi figli e siamo particolarmente soddisfatti dei buoni rapporti che
si sono instaurati nel corso degli anni con i fratelli della Chiesa
cattolica romana. E’ vero che la permanente divisione è un motivo
di grande dolore per il nostro cuore di cristiani, ma è fonte di
grande speranza il constatare che tanti passi si stanno compiendo,
anche e soprattutto attraverso la conoscenza, l’amicizia e la
reciproca collaborazione.
Salutiamo con deferenza e rispetto le illustrissime Autorità civili e
militari qui convenute e che sono poste a servizio del bene di questa
comunità: la nobile e antica testimonianza cristiana in questa città
ha portato un contributo straordinario al progresso civile, culturale
e spirituale del popolo bolognese e la vostra partecipazione così
qualificata è un segno evidente del significato di questa presenza
per il presente e il futuro di Bologna.
Con viva gratitudine, rivolgiamo un riconoscente pensiero al Magnifico
Rettore e alle autorità accademiche dell’Alma Mater Studiorum -
Università degli Studi, che ci hanno invitato a Bologna e ci hanno
conferito il massimo riconoscimento accademico: questa gentile
attenzione dell’Ateneo nei confronti della nostra Persona, è motivo
di particolare soddisfazione, anche perché la radicata presenza
ellenica a Bologna è legata strettamente all’attività di questa
prestigiosa Università.
Rendiamo omaggio a Bologna, alla sua ricca e proverbiale umanità,
alla sua storia, che in gran parte è anche storia del Vangelo. Fu in
questo luogo che, durante la persecuzione di Diocleziano, i Santi
Vitale e Agricola, il servo e il padrone, come riferisce sant’Ambrogio,
furono resi fratelli nella fede in Cristo e compagni nel martirio.
E fu proprio Bologna, nel 1257, la prima città del mondo cristiano
che con il "Liber Paradisus", riscattò per sempre gli
schiavi, "in onore del nostro Redentore e Signore Gesù
Cristo".
Non possiamo dimenticare il primo atto che abbiamo avuto la gioia di
compiere in questa permanenza, con la visita al Santuario della Tutta
Santa Madre di Dio, la Madonna di San Luca. Conosciamo la vostra
devozione per la nostra Madre comune, una devozione che vi fa onore!
Davvero il Santuario sul Colle della Guardia e la preziosa icona
costantinopolitana della Madre del Signore, è il presidio e l’onore
di questa città e di tutti i suoi figli.
* * *
Il mistero della Chiesa trova la sua massima espressione, soprattutto
in ogni sinassi di preghiera e specialmente nella celebrazione della
Divina Eucaristia, che è il centro della sua vita.
Generando i suoi figli dal ventre spirituale, che è il Sacro Fonte
del Battesimo, la Chiesa ci ha costituito tutti fratelli, prima di
Cristo e poi dei Santi, come mostra anche la parola
"fratello", in greco "adelphòs", la cui
etimologia contiene la particella cumulativa "a" e la parola
"delphys", che significa "ventre".
Ogni famiglia umana, mostra la sua esistenza nella condivisione
continua della mensa paterna: così, anche noi - che siamo i figli
della grande famiglia spirituale della Chiesa - ci raduniamo ogni
volta attorno alla Santa Mensa, per partecipare al nutrimento
spirituale e per mostrare in tale modo la comunità della fede e la
realtà della nostra fratellanza in Cristo.
Secondo l’insegnamento dei Santi Padri, questa nostra comunione alla
Mensa spirituale di Dio ha una duplice caratteristica: è cioè
mistica e sacramentale.
La nostra partecipazione mistica si ottiene tramite l’adempimento
personale di tutte le opere evangeliche, soprattutto della preghiera,
mentre la partecipazione sacramentale si raggiunge con la comunione
della grazia dello Spirito Santo, che scaturisce dai Sacramenti
(Misteri) della Chiesa e soprattutto dalla Divina Eucaristia, in modo
proporzionato alla nostra purezza e generosità spirituale.
Per questo in tutte le assemblee di preghiera della Chiesa,
necessariamente si fa uso della preghiera che il Signore ci ha
insegnato, cioè il "Padre nostro".
Come è noto, è antichissima la costituzione dell’ordinamento
quotidiano di preghiera della Chiesa cristiana, sia in Oriente che in
Occidente, osservato fino ad oggi, presso di noi senza omissioni e
specialmente nei Sacri Monasteri, luoghi per eccellenza di adorazione
e di preghiera a Dio e nei quali si realizza l’esortazione paolina
"pregate senza interruzione".
Anche i fedeli che vivono nel mondo e hanno molteplici occupazioni,
cure e pensieri della vita, possono applicare la preghiera detta
"monologica", chiamata comunemente la "Preghiera di
Gesù": "Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me".
Questa preghiera nella sua semplicità, non richiede un luogo speciale
di culto, ma viene celebrata misticamente nel tempio spirituale che è
la nostra mente e il nostro cuore, secondo gli insegnamenti del nostro
grande predecessore, San Gregorio il Teologo.
E’ davvero ammirabile l’amore del Signore per l’umanità:
tramite molteplici mezzi, e così tanto semplici, egli diviene
volontariamente per noi, umili e indegni, cibo di santificazione e di
immortalità.
Con piena fiducia nell’estrema filantropia del Signore
misericordioso, navighiamo l’alto mare della vita presente, lottando
secondo il vangelo per spogliarci dell’uomo vecchio e rivestirci del
nuovo, generato secondo Cristo.
Questa lotta, sicuramente, non è sempre facile, come anche l’apostolo
Paolo riconosce nella sua lettera ai Romani.
Le passioni naturali e acquisite che oscurano l’immagine divina che
è in ciascuno di noi e ci ostacolano nella continua visione mistica
di Dio, hanno bisogno della forza che viene dall’alto e che viene
elargita dalla Chiesa, per potere essere sottomesse e trasformate in
passioni divine, come insegna San Gregorio Palamas.
* * *
Diletti fratelli e
figli amatissimi,
con infinita gratitudine è giusto e doveroso per ciascuno di noi,
rendere grazie al Signore nostro e Salvatore Gesù Cristo, per tutti i
beni celesti che ci ha donato e soprattutto per la possibilità di
diventare, per sua grazia, eternamente partecipi della Sua Divinità.
Quanti sono, in tutto il mondo, i nostri prossimi che ignorano questa
divina predestinazione! E che cosa noi abbiamo dato di importante a
Dio, perché egli di sua volontà ci abbia dato tanto onore, con il
farci membri della Santa Chiesa e famigliari dei suoi Santi?
Questo amore di Dio, deve spingerci con generosità ad approfondire
sempre di più il mistero della nostra chiamata e a realizzarla
continuamente, mettendo in opera i comandamenti del Vangelo, come
figli e non come servi o stipendiati, come insegna San Basilio il
Grande.
Quello di stasera è il Vespro del Sabato, con il quale, secondo la
Liturgia, entriamo nel giorno della Risurrezione. In questo giorno,
noi, ogni settimana, rendiamo gloria al nostro Signore, che è risorto
vittorioso dal sepolcro, con piena fiducia che anche noi saremo
con-resuscitati e con-glorificati con Lui nel regno eterno, se vivremo
in questa vita come figli della risurrezione, con lo sguardo rivolto
alle cose eterne.
Veniamo così trasformati in Vangeli viventi e testimoni della
speranza sicura che è in noi, speranza che è Cristo stesso, lui che
si è rivestito della nostra carne mortale e l’ha resa
incorruttibile con la Sua passione e la Sua risurrezione.
È purtroppo molto evidente, fratelli carissimi, che la società
moderna sempre di più si allontana dalla visione teocentrica della
vita, negando di fatto la nostra origine divina e lo scopo della
nostra esistenza, che trova in Gesù, il risorto Dio-Uomo, la sua
giustificazione.
Questa bufera ideologica della idolatria pratica, tante volte trascina
pericolosamente anche noi, mettendo in evidenza l’immediatezza dei
sensi e nascondendo agli occhi dello spirito i misteri della Divina
Economia, non visibili, ma reali.
Deve perciò sempre risuonare nel nostro cuore, quanto il celeste
Paolo ha scritto agli antichi Colossesi: "Badate che nessuno vi
inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla
tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo,
poiché è in lui che abita corporalmente tutta la pienezza della
divinità e voi avete in lui parte alla sua pienezza" (cfr. Col
2,8-10).
Perciò, quando i pensieri del dubbio martellano la nostra esistenza,
ricordiamoci di tutto questo e chiediamoci insieme all’entusiasta
apostolo Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di
vita eterna!".
Potessimo tutti noi diventare vitalmente partecipi di queste
"parole che danno la vita eterna", per la grazia e la
benevolenza di Dio, e adorare la sua Santissima Trinità, come nel
passato i Santi della nostra Madre Chiesa. Amen.
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Tra Bologna e
Ravenna la visita del patriarca ortodosso, arcivescovo di
Costantinopoli
Stefano Andrini, su Avvenire del 17 novembre 2005
Una conferenza sulla salvaguardia del creato, il
conferimento della laurea «honoris causa» e la celebrazione del
Vespro in rito bizantino. Sono i principali appuntamenti di Bartolomeo
I, patriarca ecumenico e arcivescovo di Costantinopoli, che sarà per
la prima volta in Emilia-Romagna su invito dell'Università di Bologna
e del «Centro della voce».
Domani alle 15.30 nell'Aula magna di
Santa Lucia il primo incontro dedicato all'ambiente al quale
parteciperanno i giovani della Chiesa petroniana che potranno
dialogare con lui. Bartolomeo I, che svolgerà una «Lectio
magistralis» sul tema «Il Patriarcato ecumenico e i problemi
dell'ambiente», è infatti un fervente sostenitore della causa per la
conservazione del creato.
Riconosciuto a livello mondiale come
artefice di importanti Simposi internazionali per la «salvaguardia e
protezione del mare», è stato definito il «patriarca verde». La
giornata prevede anche gli interventi di Enzo Boschi, presidente
dell'Istituto italiano di geofisica e vulcanologia e di Nadia Pinardi,
docente di oceanografia e meteorologia presso l'Università di Bologna
e Harvard Phd, Cambridge Usa.
Sabato, alle 11, il patriarca ortodosso
si trasferirà a Ravenna dove, nella basilica di San Vitale, gli
verrà conferita la laurea honoris causa in Conservazione dei beni
culturali dall'Università di Bologna. La sua prolusione ha come
titolo «Belle arti: la prospettiva ortodossa».
Il legame storico fra
Ravenna e Costantinopoli è ben noto. Di ritorno da Costantinopoli,
papa Giovanni I, insieme al vescovo Ecclesio, nell'anno 525, diede
avvio ai lavori di costruzione della Basilica di San Vitale in
Ravenna, sempre considerata come «la più pura gloria dell'arte
bizantina in occidente».
Alle 18.30 Bartolomeo I a Bologna, nella
basilica di San Petronio, presiederà la liturgia dei Vespri in rito
bizantino con l'assistenza pontificale dell'arcivescovo Carlo Caffarra.
La cerimonia sarà resa ancora più solenne dai magnifici canti
intonati dal Coro greco-bizantino diretto da Lycourgos Angelopoulos.
L'ultima tappa è in programma domenica mattina sempre a Bologna: alle
10 nella chiesa greco-ortodossa di San Demetrio Bartolomeo presiederà
la Divina liturgia.