Oltre
quindicimila persone, tra cui un migliaio di tedeschi, il 27 aprile
2005 hanno partecipato con grande calore alla prima udienza generale
di Benedetto XVI, svoltasi all’aperto in Piazza San Pietro.
Un’udienza nella quale il Papa ha ribadito il suo impegno di
annunciatore di pace e di dialogo, ispirato dalla sapienza dei suoi
grandi predecessori che ebbero il suo stesso nome.
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Un
ministero vissuto al servizio della pace e della
riconciliazione: obiettivi che trovano nel nome di Benedetto –
il Patrono di un’Europa da evangelizzare e poi il Papa di
un’Europa sull’orlo della Grande Guerra – una sintesi
radicata tanto nelle pieghe della storia quanto nei valori del
cristianesimo. L’esordio di Benedetto XVI nelle udienze
generali del mercoledì ha avuto, come in tutti i suoi
interventi dall’elezione, momenti di novità nella continuità
con il precedente Pontificato. Il Papa ha voluto spiegare ai
quindicimila presenti in Piazza San Pietro – inondata di sole
e di caldo - sia la scelta del nome che accompagnerà la sua
missione di Vicario di Cristo, sia il nodo interiore di
sentimenti che contrastano nel suo cuore dal martedì di otto
giorni fa, quando il Conclave lo elesse Pastore universale. Ma
ha anche assicurato che le catechesi del mercoledì sulla
Liturgia dei Vespri, avviate da Giovanni Paolo II, saranno da
lui riprese proprio là “dove si erano interrotte” lo scorso
26 gennaio.
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Carissimi Fratelli e Sorelle!
Sono lieto di accogliervi e rivolgo un cordiale saluto a quanti
siete qui presenti, come pure a coloro che ci seguono mediante la
radio e la televisione. Come ho già espresso nel primo incontro con i
Signori Cardinali, proprio mercoledì della settimana scorsa nella
Cappella Sistina, sperimento nell’animo sentimenti tra loro
contrastanti in questi giorni d’inizio del mio ministero petrino:
stupore e gratitudine nei confronti di Dio che ha sorpreso
innanzitutto me stesso, chiamandomi a succedere all’apostolo Pietro;
interiore trepidazione dinanzi alla grandezza del compito e delle
responsabilità che mi sono state affidate. Mi dà però serenità e
gioia la certezza dell’aiuto di Dio, della sua Madre Santissima, la
Vergine Maria, e dei santi Protettori; mi è di sostegno anche la
vicinanza spirituale dell’intero Popolo di Dio al quale, come
domenica scorsa ho avuto modo di ripetere, continuo a chiedere di
accompagnarmi con insistente preghiera.
Dopo la pia dipartita del mio venerato predecessore Giovanni Paolo
II, riprendono quest’oggi le tradizionali Udienze generali del
mercoledì. Ritorniamo così nella normalità. In questo primo
incontro vorrei anzitutto soffermarmi sul nome che ho scelto divenendo
Vescovo di Roma e Pastore universale della Chiesa. Ho voluto chiamarmi
Benedetto XVI per riallacciarmi idealmente al venerato Pontefice
Benedetto XV,(*) che ha guidato la Chiesa in un periodo travagliato a
causa del primo conflitto mondiale. Fu coraggioso e autentico profeta
di pace e si adoperò con strenuo coraggio dapprima per evitare il
dramma della guerra e poi per limitarne le conseguenze nefaste. Sulle
sue orme desidero porre il mio ministero a servizio della
riconciliazione e dell’armonia tra gli uomini e i popoli,
profondamente convinto che il grande bene della pace è innanzitutto
dono di Dio, dono purtroppo fragile e prezioso da invocare, tutelare e
costruire giorno dopo giorno con l’apporto di tutti.
Il nome Benedetto evoca, inoltre, la straordinaria figura del
grande “Patriarca del monachesimo occidentale”, san Benedetto da
Norcia, compatrono d’Europa insieme ai santi Cirillo e Metodio e le
sante donne Brigida di Svezia, Caterina da Siena ed Edith
Stein. La
progressiva espansione dell’Ordine benedettino da lui fondato ha
esercitato un influsso enorme nella diffusione del cristianesimo in
tutto il Continente. San Benedetto è perciò molto venerato anche in
Germania e, in particolare, nella Baviera, la mia terra d’origine;
costituisce un fondamentale punto di riferimento per l’unità dell’Europa
e un forte richiamo alle irrinunciabili radici cristiane della sua
cultura e della sua civiltà.
Di questo Padre del Monachesimo occidentale conosciamo la
raccomandazione lasciata ai monaci nella sua Regola: “Nulla
assolutamente antepongano a Cristo” (Regola 72,11; cfr 4,21).
All’inizio del mio servizio come Successore di Pietro chiedo a san
Benedetto di aiutarci a tenere ferma la centralità di Cristo nella
nostra esistenza. Egli sia sempre al primo posto nei nostri pensieri e
in ogni nostra attività!
Ritorna con affetto il mio pensiero al venerato predecessore
Giovanni Paolo II , al quale siamo debitori di una straordinaria
eredità spirituale. “Le nostre comunità cristiane – ha scritto
nella Lettera Apostolica Novo
millennio ineunte – devono diventare autentiche
scuole di preghiera, dove l’incontro con Cristo non si esprima
soltanto in implorazione di aiuto, ma anche in rendimento di grazie,
lode, adorazione, contemplazione, ascolto, ardore di affetti, fino ad
un vero invaghimento del cuore - così il Papa Giovanni Paolo II”
(n. 33). Queste indicazioni ha cercato di porre in atto egli stesso
dedicando le catechesi del mercoledì degli ultimi tempi al commento
dei Salmi delle Lodi e dei Vespri. Come egli fece all’inizio del suo
pontificato, quando volle proseguire le riflessioni avviate dal suo
Predecessore sulle virtù cristiane (cfr Insegnamenti di Giovanni
Paolo II, I [1978], pp. 60-63), così anch’io intendo riproporre
nei prossimi appuntamenti settimanali il commento da lui preparato
sulla seconda parte dei Salmi e Cantici che compongono i Vespri. Con
il prossimo mercoledì quindi riprenderò proprio da dove si erano
interrotte le sue catechesi, nell’Udienza
generale del 26 gennaio scorso.
Cari Amici, grazie di nuovo per la vostra visita, grazie per l’affetto
di cui mi circondate. Sono sentimenti che ricambio cordialmente con
una speciale benedizione, che imparto a voi qui presenti, ai vostri
familiari e a tutte le persone care.
Saluti ai gruppi di pellegrini
[...]
Il mio pensiero si rivolge, infine, ai giovani, ai malati
e agli sposi novelli. Il Signore risorto riempia del suo amore
il cuore di ciascuno di voi, cari giovani, perché siate pronti
a seguirlo con entusiasmo; sostenga voi, cari malati, perché
accettiate con serenità il peso della sofferenza, e guidi voi, cari sposi
novelli, perché facciate crescere la vostra famiglia nella
santità.
Concludiamo il nostro incontro, cantando la preghiera del Padre
Nostro.
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(*) L'opera di Benedetto XV,
dopo il ristabilimento della pace, avrebbe potuto manifestarsi più
ampia ma, allorquando ci si incamminava per una maggiore serenità,
papa Benedetto moriva improvvisamente il 22 gennaio 1922.
Il mondo tutto lo pianse: anche i musulmani lo commemorarono con
parole commosse. A Costantinopoli nel 1919 gli era stata eretta dai
Turchi, lui vivente, una statua con la scritta: "Al
grande pontefice della tragedia mondiale. Benedetto XV, benefattore
dei popoli, senza distinzione di nazionalità o di religione, in segno
di riconoscenza, l'Oriente".