Udienza
ai rabbini capi di Israele, l'askenazita Metzger e il sefardita Amar
Pace; difesa della vita e tutela della dignità di ogni uomo gli
impegni comuni. Dai leader religiosi l’auspicio di un viaggio
del Pontefice a Gerusalemme
E lui stesso ha definito l'incontro, che
giunge a meno di un mese dalla storica visita alla Sinagoga di Colonia
e al quale era presente anche il cardinale Walter Kasper, «un
ulteriore passo nel processo di approfondimento dei rapporti religiosi
tra cattolici ed ebrei». In effetti il clima cordiale, l'invito a
recarsi a Gerusalemme formulato dai due esponenti ebraici e il tono
del discorso del Papa (diffuso dalla Radio Vaticana), oltre alla
soddisfazione manifestata dai rabbini nel successivo incontro con i
giornalisti sono tutti segnali del positivo evolversi dei rapporti, a
40 anni dalla promulgazione del documento conciliare Nostra Aetate.
Quel testo è stato «una pietra miliare» del cammino, ha detto il
Pontefice. Oggi «dobbiamo continuare a cercare strade per adempiere
alla responsabilità della riconciliazione», ha quindi aggiunto
Benedetto XVI, sottolineando che «religione e pace vanno di pari
passo» e chiedendo che si dia adempimento all'Accordo fondamentale
tra Vaticano e Israele sulle questioni ancora aperte.
Richieste sono venute anche dai due rabbini, uno di tradizione
askenazita (cioè proveniente dall'Europa centro orientale), l'altro
sefardita (gli ebrei di origine spagnola, che vivono nell'area
Mediterranea). Soprattutto la proposta di istituire una giornata
annuale di studio sulla Nostra Aetate (potrebbe essere il 28
ottobre, giorno in cui fu approvata) e la richiesta di un
pronunciamento contro la distruzione delle sinagoghe nei territori
palestinesi, cosa della quale i rabbini si sono detti molto
preoccupati.
Il Papa ha ascoltato con molta attenzione e nel suo discorso ha
auspicato che «che m ai più le forze del male possano conquistare il
potere e che le generazioni future, con l'aiuto di Dio, possano essere
capaci di costruire un mondo più giusto e pacifico, in cui tutti i
popoli hanno uguali diritti e si sentano a casa loro». Purtroppo, però,
in Terra Santa, ha proseguito Benedetto XVI, «troppo spesso la nostra
attenzione è attratta da atti di violenza e terrore». «Dobbiamo
continuare a insistere sul fatto che le religioni e la pace vanno di
pari passo, perché la fede religiosa e la sua pratica non possono
essere separate dalla difesa dell'immagine di Dio in ogni essere umano».
Il Papa ha anche rivolto un pensiero alle comunità cristiane di Terra
Santa, da lui definite «presenza e testimonianza vivente fin dagli
albori della cristianità e attraverso tutte le vicissitudini della
storia. Oggi, questi fratelli e sorelle nella fede si trovano di
fronte a sfide sempre nuove». Quanto poi ai rapporti diplomatici tra
Santa Sede e Stato d'Israele, il Pontefice ha notato: «Siamo lieti
che tali rapporti si siano attestati su forme di cooperazione più
solide e stabili», tuttavia, ha aggiunto, «rimaniamo in attesa
dell'adempimento dell' Accordo Fondamentale
su questioni ancora aperte».
«In quanto leader religiosi - ha concluso Benedetto XVI - stiamo
davanti a Dio con una grande responsabilità, quella dell'insegnamento
che diamo e delle decisioni che prendiamo. Il Signore ci assista nel
servizio della grande causa della promozione della sacralità della
vita umana e della tutela della dignità di ciascuna persona umana,
affinché la giustizia e la pace possano fiorire nel mondo».
Metzger e Amar (quest'ultimo indossava un'elegante tunica nera sulla
quale spiccavano le tavole dei comandamenti) hanno poi riferito ai
giornalisti le richieste fatte al Pontefice. Oltre a quelle già
citate, appelli contro l'antisemitismo e terrorismo, e la proposta di
solennizzare il 40° della Nostra Aetate con un dono speciale
da parte della Santa Sede.