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Benedetto XVI promuove
"l'ecumenismo dell'amore"
[Testo
integrale del discorso]
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Ricevendo in udienza questo venerdì mattina i partecipanti alla Plenaria del
Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, Benedetto XVI
ha sostenuto la necessità di promuovere “l’ecumenismo dell’amore”.
Questo, ha spiegato il Pontefice, “discende direttamente dal comandamento nuovo
lasciato da Gesù ai suoi discepoli”.
“L’amore accompagnato da gesti coerenti crea fiducia, fa aprire i cuori e gli
occhi”, ha proseguito lodando i partecipanti alla Plenaria, che si dedicano alla
“promozione della piena comunione di tutti i cristiani, secondo la volontà del
Signore stesso che per quella unità ha pregato alla vigilia della sua passione,
morte e resurrezione”.
Anche se viviamo “in un periodo di grandi cambiamenti in quasi tutti i settori
della vita”, ha spiegato il Papa, “lo scopo del movimento ecumenico rimane
immutato: l’unità visibile della Chiesa”.
“Com’è noto, il Concilio Vaticano II considerò come uno dei suoi principali
intenti il ristabilimento della piena unità fra tutti i cristiani. E’, questo,
anche il mio intento”, ha osservato.
Dal Concilio Vaticano II ad oggi, ha proseguito il Vescovo di Roma, “molti passi
sono stati fatti verso la piena comunione”, a livello sia universale che locale.
Tra le esperienze di comunione ecumenica, Benedetto XVI ha ricordato i funerali
di Giovanni Paolo II e l’inaugurazione del suo pontificato: “la condivisione del
dolore e della gioia è segno visibile della nuova situazione creata tra i
cristiani”, ha constatato.
Circa i cambiamenti dal tempo del Concilio, il Papa ha ricordato anche che molte
delle “venerate Chiese d’Oriente” nel periodo conciliare “vivevano in condizioni
di oppressione ad opera di regimi dittatoriali. Oggi esse hanno ricuperato la
libertà e sono impegnate in un ampio processo di riorganizzazione e di
rivitalizzazione. Siamo ad esse vicini con i nostri sentimenti e la nostra
preghiera”.
Il riavvicinamento tra la parte orientale e quella occidentale dell’Europa
“stimola le Chiese a coordinare i loro sforzi per la salvaguardia della
tradizione cristiana e per l’annuncio del Vangelo alle nuove generazioni”.
Questa collaborazione, ha aggiunto, è resa particolarmente urgente dalla
situazione di avanzata secolarizzazione soprattutto del mondo occidentale.
“Nutriamo grandi speranze per il futuro cammino che sarà fatto nel rispetto
delle legittime varietà teologiche, liturgiche e disciplinari, per il
raggiungimento di una sempre più piena comunione di fede e di amore in cui sia
possibile un sempre più profondo scambio tra le ricchezze spirituali di ogni
Chiesa”, ha osservato.
“Anche con le Comunità ecclesiali d’Occidente, abbiamo vari dialoghi bilaterali,
aperti ed amichevoli, che registrano progressi nella reciproca conoscenza, nel
superamento di pregiudizi, nella conferma di alcune convergenze, e nella stessa
identificazione più precisa delle vere divergenze”.
Nonostante questi passi avanti, sono anche emerse “varie importanti
problematiche che richiedono un approfondimento e un accordo”, come “la
difficoltà di trovare una comune concezione sul rapporto fra il Vangelo e la
Chiesa e, in relazione a ciò, sul mistero della Chiesa e della sua unità e sulla
questione del ministero nella Chiesa”, o problemi “in campo etico, con la
conseguenza che le differenti posizioni assunte dalle Confessioni cristiane
sulle attuali problematiche ne hanno ridotto l’incidenza orientativa nei
confronti dell’opinione pubblica”.
“C’è bisogno, proprio da questo punto di vista, di un approfondito dialogo
sull’antropologia cristiana oltre che sull’interpretazione del Vangelo e sulla
sua concreta applicazione”, ha dichiarato il Papa.
Ribadendo il fatto che “non sono certamente il relativismo o il facile e falso
irenismo che risolvono la ricerca ecumenica” – ma “anzi la travisano e la
disorientano” –, Benedetto XVI ha incoraggiato il “dialogo della carità”, che
“per sua natura promuove e illumina il dialogo della verità: è infatti nella
piena verità che si avrà l’incontro definitivo a cui conduce lo Spirito di
Cristo”.
“Va poi intensificata la formazione ecumenica partendo dai fondamenti della fede
cristiana, cioè dall’annuncio dell’amore di Dio che si è rivelato nel volto di
Gesù Cristo e contemporamente in Cristo ha svelato l’uomo all’uomo e gli ha
fatto comprendere la sua altissima vocazione”, ha aggiunto.
“A queste due essenziali dimensioni dà sostegno la cooperazione pratica tra i
cristiani”, ha osservato.
Il Pontefice ha concluso il suo discorso esortando il Pontificio Consiglio per
la Promozione dell’Unità dei Cristiani a proseguire su questa strada, “che già
tanti frutti ha dato ed altri ancora ne darà”, e sulla quale si impegna a fondo
“facendo leva sulla preghiera, sulla carità, sulla conversione del cuore per un
rinnovamento personale e comunitario”.
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[Fonte: Zenit 17 novembre 2006]
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