Benedetto XVI ha impresso un’importante
accelerata al dialogo con Cuba (per arginare l'alleanza con l'Iran) e a quello con il mondo islamico, dando
contemporaneamente e concretamente l’abbrivio allo snellimento della
Curia Romana.
A Cuba, tramite una lettera
indirizzata al cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino, arcivescovo di San
Cristobal dell’Avana, Benedetto XVI ha chiesto - riprendendo parole già espresse
da Giovanni Paolo II - di aprirsi al mondo auspicando che anche il mondo
«si apra a Cuba». L’apertura chiesta a Cuba è
innanzitutto un cambiamento del cuore e della mente in modo che «coloro
che convivono» possano imparare a comprendersi, «credendo e confidando
gli uni verso gli altri». Importante, inoltre, è capire «come aprirsi
all’ambito mondiale, con le sfide delle sue possibilità e allo stesso
tempo delle sue difficoltà». Parole, queste del Papa, arrivate proprio
nei giorni in cui nel Paese centro americano si trova il cardinale Renato
Raffaele Martino, presidente del Pontificio consiglio Giustizia e Pace.
Con ogni probabilità egli sarà ricevuto da Fidel Castro e a lui Martino
comunicherà le preoccupazione del Papa per il supporto che Cuba è
intenzionata a dare al programma nucleare iraniano. Il presidente iraniano
Mahmoud Ahmadinejad, tra l’altro, proprio come segno di gratitudine per
il supporto avuto dal Leader Maximo al programma nucleare di Teheran, ha
accettato l’invito di Fidel Castro a recarsi in visita nel Paese il
prossimo settembre. Benedetto XVI giudica l’asse Cuba-Iran pericolosa e
in questo senso è da leggersi il suo richiamo a comprendere le sfide, le
difficoltà e le possibilità dell’«ambito mondiale». L’intento del
Pontefice, infatti, è che nel mondo trionfi il messaggio evangelico di
Cristo, messaggio di verità e quindi di pace. Dio - ha detto ieri [15
febbraio 2006 ndr] il Papa
nel corso dell’udienza generale - è sempre «dalla parte degli ultimi»
e «il suo progetto è spesso nascosto sotto il terreno opaco delle
vicende umane, che vedono trionfare i superbi, i potenti e i ricchi».
Al mondo islamico, ancora scosso da reazioni violente a seguito della
pubblicazione sui quotidiani europei di vignette satiriche su Maometto,
Benedetto XVI ha voluto dare un segnale forte di dialogo e di distensione,
spostando dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, l’arcivescovo
espertissimo di Islam, Michael Louis Fitzgerald, e promuovendolo nunzio
apostolico nella Repubblica araba d’Egitto con l’incarico anche di
Delegato presso la Lega degli Stati Arabi. Fitzgerald parla arabo, si è
recato diverse volte in visita nei paesi islamici e ha insegnato all’università
al Azhar al Cairo, il tradizionale centro di apprendimento dell’Islam
sunnita. Ha insegnato per anni all’Istituto pontificio per l’arabo e
gli studi islamici a Roma. Tra l’altro, è membro dei missionari d’Africa
(i Padri Bianchi), profondi conoscitori del mondo arabo e dell’Islam. Al
posto occupato fino a ieri da Fitzgerald nella Curia Vaticana, il Papa per
il momento non ha voluto nominare nessuno. Con ogni probabilità, infatti,
il dicastero che si occupa di Dialogo Interreligioso verrà accorpato al
pontificio Consiglio per la cultura, presieduto attualmente dal cardinal
Paul Poupard. Di fatto, si tratta dell’inizio della riforma della Curia
Romana che da qui all’estate prossima vedrà un completo snellimento dei
suoi uffici. Si prevede, infatti, anche di accorpare a Giustizia e pace il
Consiglio per i Migranti e gli Itineranti e, nel contempo, di affidare al
Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali tutti gli organi d’informazione
dipendenti dalla Santa Sede. Non vi saranno, quindi, nomine clamorose, ma
soltanto avvicendamenti ponderati, come è nello stile di Papa Ratzinger.