A rischio il viaggio del papa in
una Turchia che perde sempre più la sua laicità
Mavi Zambak, AsiaNews 17 settembre 2006
La polemica sul discorso del
Papa, sul rapporto fra Islam e violenza, sembra studiata ad arte per rafforzare
il fondamentalismo nazionalista. I cristiani turchi chiedono ai musulmani
moderati di far sentire la loro voce se non vogliono che il Paese tradisca l’eredità
di Ataturk e la democrazia
I cristiani turchi sono
esterrefatti da una reazione così spropositata al discorso accademico del Papa
e serpeggia nelle comunità cristiane l’impressione che tutto ciò si stato
studiato ad arte dai mass media per riaccendere una polemica anti-cristiana mai
sopita da mesi. E arriva un appello accorato dal mondo cristiano in Turchia: “l’Islam
moderato abbia il coraggio di parlare e di esporsi, prima di tutto per provare
che i musulmani non hanno perso la ragione e che sono capaci di dialogare
razionalmente senza scontri e senza il necessario uso della violenza e delle
minacce, come sembra che stia nuovamente succedendo come accadde mesi fa per le
vignette su Maometto”.
Pontefice “arrogante” o fine
studioso?
D’altro canto un’autorevole
personalità turca, che preferisce mantenere l’anonimato – e già questo la
dice lunga, - pensa che il discorso del Papa a Regensburg non sia stato fatto a
caso. Tra i mille e più esempi che poteva citare agli studenti dell’Università
perché mai avrebbe scelto proprio la citazione di Manuele II Paleologo sul
legame fra Islam e violenza?
La stampa turca ancor oggi
definisce il Pontefice “un ignorante e arrogante provocatore”, ma c’è chi
pensa esattamente il contrario. Da fine studioso e teologo, pare impossibile che
non abbia messo in conto che scegliendo una citazione così pesante, non avrebbe
provocato grande clamore, in questo nostro villaggio così globale che ogni
piccola parola, soprattutto se proveniente da autorità di questo livello, non
venga subito divulgata, ampliata, estrapolata e distorta dai mass media.
Il suddetto personaggio crede che
la citazione papale abbia voluto essere una cartina di tornasole proprio in
preparazione al fatidico viaggio del Santo Padre in Turchia, prima nazione a
maggioranza musulmana e allo stesso tempo laica che – forse – visiterà.
Il governo turco ci è cascato in
pieno, schierandosi in prima fila tra i difensori dell’islamismo e della
propria identità religiosa profonda.
La Turchia si è buttata a
capofitto nello scontro mediatico e anche i politici turchi non si sono tirati
indietro, perdendo una preziosa occasione per dimostrare la loro reale “laicità”,
l’apertura democratica contro il fanatismo ideologico e il radicalismo
politico.
Prima l’interferenza del
ministro degli Affari Religiosi, Ali Bardakoglu, che chissà con quale autorità
si è permesso di incitare la cancellazione della visita apostolica, poi l’intervento
del Primo Ministro, Erdogan, che ha definito le parole del Pontefice “brutte e
inopportune”, senza approfondire il senso globale del discorso pronunciato da
Benedetto XV e senza percepire l’invito del Papa ad alimentare un dialogo tra
fede e ragione contro ogni forma di violenza e di ideologia radicata e
preconcetta.
Dov’è allora la laicità dello
stato turco? Dov’è l’islamismo moderato di cui la Turchia va così fiera?
In realtà da tempo è in corso
un processo che sta indebolendo la solidità della “laicità kemalista”
facendo riemergere un substrato religioso mai cancellato. Il vescovo Luigi
Padovese, Vicario Apostolico dell’Anatolia spiega: “La società turca vive
un particolare momento di passaggio dallo “stato solido” a quello “liquido”.
Attualmente le spinte provenienti dal mondo occidentale attraverso il commercio,
il turismo e i media, ma soprattutto la volontà d’adesione all’Unione
Europea di buona parte della popolazione e dell’attuale governo, sono viste
come minacce alla solidità nazionalistica di questo Paese in cui si immaginava
una democrazia senza pluralismo, almeno a livello etnico e religioso. Peraltro,
anche la laicità sostenuta da Ataturk – il fondatore della Turchia moderna
– sotto la pressione di situazioni politiche e religiose mutate, ha perso
molto del suo carattere originario e sta tornando ad essere impregnata di
fanatica religiosità, attraverso il pericoloso binomio turco = musulmano. Tutto
ciò crea tensione e insinua il dubbio sulla capacità del governo di mantenere
il carattere laico, moderato e democratico della repubblica”.
Ma esiste dunque un islam
moderato che saprà mostrare al mondo che è possibile una democrazia islamica?
Il silenzio dei musulmani
moderati
Non è ora che tutti questi
vengano maggiormente allo scoperto? Perché non dichiarano la loro estraneità
al fanatismo religioso che sta esplodendo con esagerazione e irrazionalità dopo
la citazione di un passato lontano del Pontefice? Le autorità cristiane in
Turchia sono sorprese e rattristate dell’aspra reazione degli esponenti
politici e dei mass media turchi. Non una voce che plachi questo can can
esplosivo e velenoso. Lo stesso mons. Padovese riconosce che in Turchia “c’è
tanta gente equilibrata. Dovrebbero essere loro a sollevarsi per primi contro i
fondamentalisti, ma non hanno voce e tacciono, per paura e intimidazione”.
Il papa Benedetto XVI non è un
grande viaggiatore come il suo predecessore, ma deve aver capito quanto sarebbe
fondamentale una sua visita in Turchia. Fin dall’inizio del suo Pontificato ha
sottolineato che il dialogo – ecumenico e interreligioso – è una delle sue
priorità. Se perciò ad Istanbul il 30 novembre dovrebbe incontrare Bartolomeo
I per ragioni intra-cristiane, ad Ankara si dovrebbe rivolgere ai musulmani,
tenendo conto di trovarsi di fronte allo zoccolo duro dei kemalisti del
presidente Sezer e delle Forze armate e anche alle frange nazionaliste dei Lupi
Grigi, ma avrebbe potuto anche contare su un Erdoğan di matrice Nur, su un
Gülen che vive un Islam clemente e misericordioso, sui sempre più numerosi
rappresentanti dei movimenti sufi. È in questo Islam che il Papa avrebbe
potuto trovare interlocutori contro ogni forma di terrorismo, e alleati che come
lui sostengono che la vita è sacra e nessuna intenzione, pur buona che sia,
potrà mai giustificare e legalizzare delle azioni contro qualunque essere
umano.
Ma che sarà ora?
Domani i rappresentanti della
Conferenza Episcopale Turca si riuniranno ad Istanbul. Doveva essere un incontro
di routine per definire i dettagli organizzativi della visita papale, ora
saranno costretti a considerare se davvero in questo clima ostile la presenza
del Papa in Turchia sarà opportuna.
A questo punto un fatto però è
certo: a rischio non è solo il viaggio del Papa a fine novembre, ma qualcosa di
ben più profondo, la laicità turca.
Parole del Papa durante l'Angelus del 17
settembre
“In questo momento – ha
proseguito - desidero solo aggiungere che sono vivamente rammaricato per le
reazioni suscitate da un breve passo del mio discorso nell’Università di
Regensburg, ritenuto offensivo per la sensibilità dei credenti musulmani,
mentre si trattava di una citazione di un testo medioevale, che non esprime in
nessun modo il mio pensiero personale. Ieri – ha aggiunto - il Signor
Cardinale Segretario di Stato ha reso pubblica, a questo proposito, una
dichiarazione in cui ha spiegato l’autentico senso delle mie parole. Spero
che questo valga a placare gli animi e a chiarire il vero significato del mio
discorso, il quale nella sua totalità era ed è un invito al dialogo franco e
sincero, con grande rispetto reciproco”.
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