MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A SUA SANTITÀ
BARTOLOMEO I, PATRIARCA ECUMENICO, PER LA FESTA DI S. ANDREA, 30.11.2012
A Sua Santità Bartolomeo I
Arcivescovo di Costantinopoli
Patriarca Ecumenico
«Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori» (Ef 3, 17)
Animato da sentimenti di gioia profonda e di vicinanza fraterna, vorrei oggi
fare mio questo auspicio, che san Paolo rivolge alla comunità cristiana di
Efeso, per formularlo a lei, Santità, ai membri del Santo Sinodo, al clero e a
tutti i fedeli, riuniti in questo giorno di festa per celebrare la grande
solennità di sant’Andrea. Seguendo l’esempio dell’Apostolo, anche io, in quanto
vostro fratello nella fede, «piego le ginocchia davanti al Padre» (Ef 3, 14),
per chiedere che vi conceda «di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito»
(Ef 3, 16) e di «conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza» (Ef
3, 19).
Lo scambio di Delegazioni tra la Chiesa di Roma e la Chiesa di
Costantinopoli, che si rinnova ogni anno in occasione delle rispettive feste
patronali di sant’Andrea al Fanar e dei santi Pietro e Paolo a Roma, testimonia
in modo concreto il legame di vicinanza fraterna che ci unisce. È una comunione
profonda e reale, sebbene ancora imperfetta, che si fonda non su ragioni umane
di cortesia e di convenienza, ma sulla fede comune nel Signore Gesù Cristo, il
cui Vangelo di salvezza ci è pervenuto grazie alla predicazione e alla
testimonianza degli apostoli, suggellato dal sangue del martirio. Potendo
contare su questo solido fondamento, possiamo procedere insieme con fiducia nel
cammino che conduce verso il ripristino della piena comunione. In questo
cammino, grazie anche al sostegno assiduo e attivo di Vostra Santità, abbiamo
compiuto tanti progressi, per i quali le sono molto riconoscente. Anche se la
strada da percorrere può sembrare ancora lunga e difficile, la nostra intenzione
di proseguire in questa direzione resta immutata, confortati dalla preghiera che
nostro Signore Gesù Cristo ha rivolto al Padre: «siano anch’essi in noi una cosa
sola, perché il mondo creda» (Gv 17, 21).
Santità, in questo momento desidero rinnovarle l’espressione della mia viva
riconoscenza per le parole pronunciate al termine della celebrazione per il
cinquantesimo anniversario dell’apertura del concilio Vaticano II e per
l’apertura dell’Anno della fede, che si è tenuta a Roma a ottobre, parole
mediante le quali lei ha saputo farsi interprete dei sentimenti di tutti i
presenti. Conservo vivi ricordi della sua visita a Roma in quella circostanza,
durante la quale abbiamo avuto l’opportunità di rinnovare i vincoli della nostra
sincera e autentica amicizia. Questa amicizia sincera che è nata tra di noi, con
una grande visione comune delle responsabilità alle quali siamo chiamati come
cristiani e come pastori del gregge che Dio ci ha affidato, è motivo di grande
speranza affinché si sviluppi una collaborazione sempre più intensa, nel compito
urgente di rendere, con rinnovato vigore, testimonianza del messaggio evangelico
al mondo contemporaneo. Ringrazio inoltre di tutto cuore lei, Santità, e il
Santo Sinodo del Patriarcato Ecumenico per aver voluto inviare un delegato
fraterno affinché partecipasse all’Assemblea ordinaria generale del Sinodo de
vescovi sul tema: «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede
cristiana».
La sfida più urgente, sulla quale ci siamo sempre trovati in totale accordo
con Vostra Santità, è oggi quella di come far giungere l’annuncio dell’amore
misericordioso di Dio all’uomo del nostro tempo, così spesso distratto, più o
meno incapace di una riflessione profonda sul senso stesso della sua esistenza,
preso come tale a partire da progetti e da utopie che non possono che deluderlo.
La Chiesa non ha altro messaggio oltre al «Vangelo di Dio» (Rm 1, 1) e non ha
altro metodo oltre all’annuncio apostolico, sostenuto e garantito dalla
testimonianza di santità della vita dei pastori e del popolo di Dio. Il Signore
Gesù ci ha detto che «la messe è molta» (Lc 10, 2), e non possiamo accettare che
vada perduta a causa delle nostre debolezze e delle nostre divisioni.
Santità, nella Divina liturgia odierna che avete celebrato in onore di
sant’Andrea, patrono del Patriarcato ecumenico, avete pregato «per la pace nel
mondo intero, per la prosperità delle sante Chiese di Dio e per l’unione di
tutti». Con tutti i fratelli e le sorelle cattolici, mi unisco alla vostra
preghiera. La piena comunione alla quale aspiriamo, è un dono che viene da Dio.
A Lui, «che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o
pensare, secondo la potenza che già opera in noi» (Ef 3, 20), rivolgiamo con
fiducia la nostra supplica, per intercessione di sant’Andrea e di san Pietro,
suo fratello.
Con questi sentimenti di sincero affetto in Cristo Signore, rinnovo i miei
cordiali auguri e scambio con lei, Santità, un abbraccio fraterno.
Dal Vaticano, 23 novembre 2012
BENEDICTUS PP. XVI
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