sono grato di avere, nel contesto del mio
viaggio apostolico a Cipro, la possibilità
di incontrare le Autorità politiche e civili
della Repubblica, come pure i membri della
comunità diplomatica. Ringrazio il
Presidente Christofias per le parole gentili
di benvenuto, che ha espresso anche a vostro
nome, e che volentieri ricambio attraverso
il mio rispettoso augurio per il vostro
importante lavoro.
Ho appena deposto una corona di fiori al
monumento del defunto Arcivescovo Makarios,
primo Presidente della Repubblica di Cipro.
Come lui, ciascuno di voi nella vita di
pubblico servizio deve essere impegnato a
servire il bene degli altri nella società, a
livello locale, nazionale ed internazionale.
Si tratta di una nobile vocazione, stimata
dalla Chiesa. Quando adempiuto con fedeltà,
il servizio pubblico ci permette di crescere
in sapienza, integralmente e con
realizzazione personale. Platone, Aristotele
e gli stoici diedero grande importanza a
tale realizzazione personale – eudemonia –
quale scopo per ogni essere umano, e videro
nel carattere morale la via per
raggiungerlo. Per loro, e per i grandi
filosofi islamici e cristiani che hanno
seguito i loro passi, la pratica della virtù
consisteva nell’agire secondo la retta
ragione, nel perseguimento di tutto ciò che
è vero, buono e bello.
A livello personale, come servitori pubblici
voi conoscete l’importanza della verità,
dell’integrità e del rispetto nel vostro
relazionarvi con gli altri. Le relazioni
personali sono spesso i primi passi per
costruire fiducia e – a tempo debito –
solidi vincoli di amicizia fra individui,
popoli e nazioni.
Questa è una parte essenziale del vostro
ruolo, sia di politici sia di diplomatici.
In Paesi con situazioni politiche delicate,
un simile rapporto personale onesto e aperto
può essere l’inizio di un bene più grande
per società e popoli interi. Permettetemi di
incoraggiarvi, quanti siete oggi qui
presenti, a cogliere le opportunità
offertevi, sia a livello personale sia a
livello istituzionale, per costruire tali
relazioni e, così facendo, promuovere il
bene più grande dell’insieme delle Nazioni,
ed il vero bene di quanti rappresentate.
Gli antichi filosofi greci ci insegnano
inoltre che il bene comune viene servito
precisamente attraverso l’influenza di
persone dotate di chiara visione morale e di
coraggio. In tal modo, le azioni politiche
vengono a purificarsi dagli interessi
egoistici o da pressioni di parte e vengono
poste su una base più solida. Inoltre, le
aspirazioni legittime di quanti
rappresentiamo vengono protette e promosse.
La rettitudine morale e il rispetto
imparziale degli altri e del loro benessere
sono essenziali al bene di qualsiasi
società, dato che essi stabiliscono un clima
di fiducia nel quale ogni relazione umana,
religiosa o economica, sociale e culturale,
o civile e politica, acquista forza e
sostanza.
Ma cosa significa in termini pratici
rispettare e promuovere la verità morale nel
mondo della politica e della diplomazia a
livelli nazionali ed internazionali? Come
può la ricerca della verità recare
un’armonia più grande alle tribolate regioni
della terra? Desidererei suggerire che vi
sono tre vie.
Prima di tutto, il promuovere la verità
morale significa agire in modo responsabile
sulla base della conoscenza dei fatti reali.
Come diplomatici, sapete per esperienza che
tale conoscenza vi aiuta a identificare le
ingiustizie e le recriminazioni, così che
potete valutare in maniera spassionata le
preoccupazioni di quanti sono coinvolti in
una determinata disputa. Quando le parti
riescono ad innalzarsi dal proprio modo di
vedere gli eventi, acquisiscono una visione
oggettiva e integrale. Quanti sono chiamati
a risolvere simili dispute sono in grado di
prendere le giuste decisioni e di promuovere
una genuina riconciliazione nel momento in
cui afferrano e riconoscono la verità piena
di una questione specifica.
Un secondo modo di promuovere la verità
morale consiste nel destrutturare le
ideologie politiche che altrimenti
soppianterebbero la verità. Le esperienze
tragiche del 20° secolo hanno posto in
evidenza l’inumanità che consegue dalla
soppressione della verità e della dignità
umana. Anche ai giorni nostri, siamo
testimoni di tentativi di promuovere
pseudovalori con il pretesto della pace,
dello sviluppo e dei diritti umani. In
questo senso, parlando all’Assemblea
generale delle Nazioni Unite, ho richiamato
l’attenzione sui tentativi di certi ambienti
di reinterpretare la Dichiarazione
universale dei Diritti dell’uomo al fine di
soddisfare interessi particolari, che
avrebbero compromesso l’intima unitarietà
della Dichiarazione e l’avrebbero
allontanata dei suoi intenti originari (cfr
Discorso all’Assemblea Generale delle
Nazioni Unite, 18 aprile 2008).
In terzo luogo, il promuovere la verità
morale nella vita pubblica esige uno sforzo
costante per fondare la legge positiva sui
principi etici della legge naturale.
Richiamarsi ad essa, un tempo, era
considerato evidente da sé, ma l’onda del
positivismo nella dottrina giuridica
contemporanea richiede la riaffermazione di
questo importante assioma. Individui,
comunità e Stati senza la guida di verità
morali oggettive, diverrebbero egoisti e
senza scrupoli, ed il mondo sarebbe un luogo
pericoloso per viverci. D’altra parte,
rispettando i diritti delle persone e dei
popoli, proteggiamo e promuoviamo la dignità
umana. Quando le politiche che sosteniamo
sono poste in atto in armonia con la legge
naturale propria della nostra comune
umanità, allora le nostre azioni diventano
più fondate e portano ad un’atmosfera di
intesa, di giustizia e di pace.
Signor Presidente, illustri amici, con
queste considerazioni riaffermo la mia stima
e quella della Chiesa per il vostro
importante servizio alla società e
all’edificazione di un futuro sicuro per il
nostro mondo. Invoco su tutti voi le
benedizioni divine di saggezza, forza e
perseveranza nell’adempimento dei vostri
doveri. Grazie.
© Copyright 2010 - Libreria Editrice
Vaticana