Roma per l'Europa, intervista a Marta Sordi
Maurizio Blondet, su Avvenire del 30 ottobre 2004
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L’innesto e la reciproca integrazione tra radici romane e cristiane ha
saputo generare una capacità di valorizzare il patrimonio di genti diverse. Un modello per il difficile compito che
attende la nuova «creatura» europea che ha visto la luce ieri con la firma del Trattato in Campidoglio.
Marta Sordi: crogiolo di una civiltà che ha unito i popoli Il profondo simbolismo del
luogo: «Hanno firmato sotto lo sguardo di due grandi Papi in bronzo, rinascimentali, su quel colle dove sorgeva il tempio
arcaico di Giove Capitolino, cuore della romanità. E la piazzetta nitida è di Michelangelo, la cui arte è satura delle
forme di Roma antica» «Quando rifiuta le radici cristiane, la nuova Europa non rifiuta una fede ma l’humanitas di
Roma, la ragione e la natura» «Roma non avrebbe avuto problemi a far diventare "romani" i turchi Ma noi, senza
radici, come faremo a integrare popoli così diversi?»
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Sguardi di ammirazione e di stupore si sono colti fra i politici dell'intero continente convenuti sul Campidoglio per la
storica firma del Trattato. Forse qualcuno tra quelli dell'Est vedevano Roma per la prima volta; ma più d'uno non può
che aver sentito di essere proprio sopra le radici d'Europa. Hanno firmato sotto lo sguardo di due grandi Papi in
bronzo, rinascimentali, su quel colle dove sorgeva il tempio arcaico di Giove Capitolino, cuore della romanità; dove
Marco Aurelio filosofo e imperatore è ancora lì a cavallo; dove si affaccia la chiesa romanica di Santa Maria in Ara
Pacis; e la piazzetta nitida è di Michelangelo, la cui arte è satura delle forme di Roma antica. Altro che «radici»:
è un vecchio tronco di tremila anni, ricco di innesti, e ancora vivo.
Radici romane o radici cristiane? Lo chiedo a Marta Sordi, la storica della Romanità. E lei, pronta:
«Non c'è contraddizione: c'è innesto e reciproca, cordiale integrazione. Si ricordi che Roma è già 'cattolica'
prima di diventare cristiana».
In che senso?
Nel senso letterale: "cattolico" vuol dire universale, e l'antica Roma fu proprio questo, l'integrazione di
ogni popolo entro il diritto universale. E' quel che distingue Roma dai Greci: per questi l'unità che contava era, come
dice Erodoto, essere dello stesso sangue, lingua, costumi...
L'unità etnica.
Roma invece, dice Sallustio, fa di popoli diversi per sangue lingua e costumi una concordis civitas. E quando i
notabili della Gallia Comata vengono ammessi come senatori, Tacito sottolinea con quale prontezza Roma fa dei cittadini
di quelli che erano fino a ieri nemici. Roma è il solo spazio antico dove uno schiavo, un prigioniero di guerra, può
essere liberato e diventare cittadino, anzi magistrato. Rutilio Namaziano, un gallo pagano, potrà cantare le lodi di
Roma ormai al tramonto con le celebri parole: fecisti patriam diversis gentibus unam, hai reso una sola patria
etnie diverse.
Per questo la Chiesa si dice Romana? Per questa tensione generosa ad integrare?
San Paolo dice che con Cristo "non c'è più né giudeo né greco". Non avrebbe potuto dire, e nemmeno
pensare, "non più giudeo né romano", perché "giudeo" è un'etnia, e "romano" è un
fatto giuridico, una cittadinanza. Un cristiano non cessa di essere romano, anzi.
Anzi?
«San'Ambrogio rivendica con orgoglio la "fides" di Attilio Regolo, il valore di Camillo e degli Scipioni:
insomma accetta tutta la tradizione politico-militare romana, pur rigettandone la religione. In questo, però, è molto
romano: anche Polibio notava come i romani siano pronti ad accettare cose nuove, se le giudicano buone. Colpiva i greci
come i romani fossero insieme i più tradizionalisti e i più innovatori del mondo antico.
Dice Rémy Brague, un arabista della Sorbona, che la forza di Roma stava nel riconoscersi «seconda». Potenza
mondiale, si riconosce alunna dei greci. La Chiesa è anch'essa una religione che in un certo modo si sa «seconda»:
riconosce di derivare dall'ebraismo. Secondo Brague, questa è la differenza con l'islam. L'islam è la radice di se
stesso, Roma e la Chiesa, invece, si sanno nate da altre radici che vanno continuamente a rinnovare, a recuperare..
«Per questo è assurdo che l'Europa rifiuti le radici cristiane: perché rifiuta con ciò le radici romane e greche,
ossia umane».
Umane?
Il concetto di Humanitas è centrale in Roma, e in Occidente. Roma riconosce un «diritto delle genti», non
scritto ma valido per l'intera umanità. È significativo che San Paolo, che innesta consapevolmente la piccola nascente
comunità ebraica di Cristo nel tronco di Roma, lo fa aderendo al diritto romano. Il cristianesimo non ha una sharia,
come l'islam, ha un diritto che viene da Roma ed è «umano». Non si legge nei testi sacri, ma si decide nei tribunali,
secondo equità e ragione. Ciò, fra l'altro, esclude ogni integralismo.
L'integralismo?
Dopo che Cristo ha distinto quel che è di Cesare da quel che è di Dio, la Chiesa non può voler stabilire il Regno di
Dio sulla terra; né, per contro, è tentata dal culto divino dell'imperatore. E in questo è fortemente
"romana". Tiberio era ostilissimo a ricevere onori divini».
Insomma, sono le radici della nostra laicità. Ma oggi, vale una laicità un po' diversa: nozze gay, aborto...
Sa chi fu il primo a celebrare le nozze gay? Nerone. Si unì con un doriforo di nome Pitagora, e volle che la cosa
avesse la forma, anche giuridica, del matrimonio. Tutti gli storici che riportano il fatto, Tacito, Svetonio, Dione
Cassio, benché ostili al cristianesimo, bollano quelle «nozze» come un'aberrazione.
Tacito la pensava come Buttiglione?
E con l'argomento che non ci possono essere «nozze omosessuali» da tutelare giuridicamente, perché non producono
figli. Secondo Dione, Nerone chiese a un filosofo cosa pensasse di quelle sue «nozze». Il filosofo rispose: mi spiace
che non le abbia fatte tuo padre.
Ah capisco: Nerone non sarebbe nato.
Del resto Nerone si giustificava dicendo: tutti hanno questo vitium. Attenzione, non diritto.
Come avviene nella nuova Europa.
È questo che mi preoccupa, proprio per l'Europa. Quando rifiuta le radici cristiane, non rifiuta una fede: rifiuta Roma
ossia l'humanitas, la ragione e la natura.
Roma era anche la forza.
L'esercito romano non fu mai l'orda di Gengis Kan, la mera violenza, ma la sentinella armata dello spazio giuridico che
creava. E vi chiamava tutti i popoli: con un'enorme apertura politica e culturale. E anche quest'apertura è passata
alla Chiesa.
Alla Chiesa?
Pensi ai monaci che copiano i libri pagani. Anche l'Ars Amandi di Ovidio. Altre religioni hanno bruciato, i libri
«di prima».
L'islam ha anche tradotto i testi greci.
Sì, però una volta tradotti in arabo (la lingua di Dio) ha buttato gli originali. E così l'islam si è tagliato ogni
possibilità di un «rinascimento», che è appunto il ritorno periodico dell'Occidente alle sue radici. È la
tradizione che, restando viva, rende possibile il progresso.
Ecco perché l'islam non progredisce. E l'Europa senza radici?
Roma non avrebbe avuto problemi a far diventare «romani» i Turchi. Ma noi, senza radici, come faremo a integrare
popoli così diversi?
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