Innocenzo X e reggitori di oggi.
Il birichino dito della storia
Andrea Riccardi, su Avvenire del 29 ottobre 2004
Due tribune laterali, lungo le pareti della sala, per le delegazioni dei firmatari. In
fondo, sotto la statua di Papa Innocenzo X, opera dell'Algardi, il tavolo in cui i capi di Stato e di governo e i ministri
degli esteri dei 25 Paesi, più i quattro entranti, si alternano nella firma. La data prefissata di mezzogiorno per la
storica firma è da considerarsi simbolica.
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È stato come se la sede scelta per lo storico atto entrasse essa stessa in qualche modo nel solenne testo. Ne
esaltasse la scrittura, ne esplicitasse i significati più reconditi. Tale è risultata ieri la cornice offerta dal
Campidoglio romano all'evento della firma della Costituzione europea da parte dei capi di Stato e di governo dei 25
Paesi membri.
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Forte innanzitutto il richiamo ai Trattati istitutivi del Mercato comune e dell'Euratom, firmati nel
1957 proprio in quello stesso luogo. Si era allora all'inizio di un processo pieno di speranze e di incognite; oggi ci
si trova ad un approdo, a quella che diventerà presto la prima Costituzione. Il cammino infatti non è finito.
Resta da far maturare l'identità dell'Unione nella coscienza dei suoi cittadini, come resta da capire quali saranno le
sue frontiere definitive (pende la questione dell'adesione della Turchia) e quale sarà la sua soggettività reale nella
vita internazionale. Il fatto tuttavia che si sia tornati in Campidoglio non è meramente rituale. Il colle romano è un
simbolo forte: ricorda la comunità politica che, passando attraverso tante vicende, ha la più lunga continuità
storica del continente. Il Campidoglio non è semplicemente un monumento, ma un "libro" da decodificare, un
sedimento che si è formato dall'intreccio stretto tra storia e politica, tra vita religiosa e vita civica.
E l'Europa se vorrà crescere, conquistare consenso e gettare salde radici, avrà bisogno di rispettare il prezioso
codice qui iscritto. Nella realtà europea, niente è egemonico (né una nazione, né una parte politica, né una
Chiesa...). Eppure l'Unione avrà bisogno, per crescere, del rispetto armonioso di tutte le sue componenti vitali. Senza
monopoli, la politica europea necessita della comprensione e del rispetto della complessità della sua storia e del suo
presente.
Non poteva non colpire ieri l'accidentalità di un elemento coreografico, il fatto cioè che i leader europei abbiano
firmato la solenne Carta, nella sala degli Orazi e Curiazi, sotto l'imponente statua bronzea di un papa benedicente,
opera dell'Algardi. Si tratta del romano Innocenzo X (1644-1655) della nobile famiglia Pamphilj. Il suo fu un
pontificato non secondario, anche se segnato dal nepotismo.
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Sala degli Orazi e Curiazi |
Algardi - Innocenzo X |
Proprio quel papa si misurò con la pace di Westfalia (1648) che poneva fine alla guerra dei Trent'anni, mentre dava
avvio a un nuovo equilibrio europeo. Riconobbe il principio dell'appartenenza dei sudditi alla confessione religiosa
(cattolica o protestante) del proprio sovrano. Ma, esclusa dalle trattative, la Santa Sede protestò contro
l'assolutismo dello Stato. È l'inizio di una nuova e dura stagione, che si svilupperà nel Settecento, con il confronto
tra la Chiesa e il dispotismo delle monarchie.
Risvolti di tempi lontani, sfuggiti forse a chi guardava in tv tanti "reggitori" europei chini a firmare il
testo costituzionale (privo di menzioni del cristianesimo), i quali avevano però alle spalle la statua di quell'antico
papa benedicente.
Alle spalle di quest'Europa c'è una storia, lunga e dolorosa, che ha condotto a quella costruzione stratificata, di cui
il Campidoglio è simbolo. Il complesso dove si è apposta la firma porta tracce della vicenda politica e religiosa
europea in modo così evidente da farle quasi respirare. Ma la memoria cristiana non è solo un antico monumento che sta
alle spalle dell'Europa o un'innegabile radice culturale; costituisce il vissuto e la speranza di milioni di donne e
uomini europei. Lo si vede ancor meglio dopo la traversata del Novecento, il secolo più secolarizzato della storia
europea, al cui inizio molti avevano profetato la fine delle religioni. Questo è il cristianesimo: storia e matrice di
tanti valori da una parte, ma anche - dall'altra - vissuto e futuro di tanti cittadini. Se si saprà tener conto e
rispettare questa complessa realtà negli sviluppi dell'Europa di domani, l'Unione ne trarrà saldezza e respiro.
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[Fonte: Avvenire del 29 ottobre 2004]
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