I
referendum sulla Costituzione Europea che si sono svolti in Francia e
Olanda hanno mostrato che la popolazione non condivide le politiche
che governano l’Unione. Si tratta di un rifiuto dell’idea di Europa
oppure solo di una risposta negativa relativa alle difficoltà delle
politiche economiche e culturali che l’Unione Europea sta
perseguendo?
Risponde l'on.le Mario Mauro, vicepresidente del Parlamento Europeo
Anche in Olanda, dopo la Francia, il voto popolare ha respinto la
Costituzione Europea. Quali secondo Lei i motivi di questa
opposizione?
Mauro: La vittoria del “no” in Francia dimostra come non sia
scontato che una Costituzione che non dice niente debba per forza
trovare un più facile consenso rispetto ad un testo più impegnativo
e denso di significati politici. Francesi ed Olandesi hanno infatti
bocciato un Trattato Costituzionale vuoto, in cui non è raccolto
nessun ideale, nessun disegno politico e nessuna proposta per il
futuro. Si è trattato di un “no” contro la riduzione
dell’Europa disegnata da Schumann, De Gasperi ed Adenauer ad
apparato burocratico poco trasparente ed al servizio delle lobby.
Il voto espresso dal popolo francese non deve comunque essere preso
come un trionfo. In esso vi è nascosto un segno che deve destare
l’attenzione di chi vuole il bene dell’Europa: coloro che hanno
votato “no” vorrebbero infatti una Costituzione per molti aspetti
peggiore di quella che è stata firmata a Roma nel novembre 2004.
I cittadini francesi ed olandesi, preoccupati dalla disoccupazione,
hanno espresso il loro dissenso verso un’UE incapace di far uscire
l’Europa da stagnazione e declino economico. In questo senso ritengo
plausibile interpretare questo “no” come una risposta ai tagli del
welfare più volte sollecitati da Bruxelles. Ma quanto potrà
reggere in Europa un welfare basato su un sistema economico al
collasso?
I referendum francese ed olandese hanno bocciato un’Europa incapace
di incidere sulla politica internazionale. Il rifiuto di principio
della guerra ha infatti evidenziato l’incapacità europea di gestire
la crisi dei Balcani e, da allora, di avere una presenza coesa nella
diverse crisi internazionali. Al di là di un diffuso
antiamericanismo, quanto Francesi e Olandesi desiderano un’Europa
veramente capace di intervenire nelle crisi internazionali?
Quanto di questa opposizione alla Costituzione coincide con le
critiche che i Pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno
sollevato nei confronti del relativismo morale e religioso, che
insegue utopie senza Dio e contro la famiglia?
Mauro: Tornando alla domanda precedente, mi sono chiesto se Francesi
ed Olandesi abbiano espresso, mediante il loro voto, un dissenso al
mancato riconoscimento delle radici cristiane nella Costituzione
europea. La risposta a cui sono giunto è purtroppo negativa.
In ogni caso per le istituzioni comunitarie e per i soggetti della
politica europea si ripropone imperativamente il dovere di rispondere
alla domanda “In cosa crede l’Europa?” seguendo la linea maestra
della comprensione delle nostre radici.
Se l’Europa non vuole essere appena un’alleanza economica, ma una
vera unione di popoli e di Nazioni, deve innanzitutto riconoscere le
proprie radici. L'Europa non é un continente pienamente afferrabile
in termini geografici, ma un concetto culturale e storico. Una carta
costituzionale in grado di restituire e garantire a tutti piena dignità
all'interno dell’orizzonte compatto e unito del bene comune non può
dimenticare l’identità culturale europea. Il “no” francese ed
olandese deve essere l’inizio di una nuova battaglia per il rispetto
di quella libertà religiosa che l’Europa sta sempre più
dimenticando. L’uomo deve prendere coscienza sul senso ultimo delle
cose. Si tratta di una battaglia di libertà, della battaglia del
nostro tempo per fare della nostra società una società libera
rispetto ai modelli fondamentalisti e relativisti verso cui ci stiamo
pericolosamente avvicinando. Questa è la condizione necessaria per
non fermarsi davanti ai limiti del risultato fin qui raggiunto e,
seguendo le parole espresse da Barroso, “trasformare questo momento
difficile in una nuova opportunità” per la costruzione della nostra
nuova Europa.
Sembra sempre più evidente che c’è un certo distacco tra la
posizione delle forze politiche, le istituzioni di Bruxelles e la
popolazione. In Francia e Olanda la popolazione è andata a votare in
percentuali superiori a quelle delle consultazioni politiche ed ha
votato in maggioranza contro la Costituzione Europea. Non è forse il
caso di ridiscutere l’idea di Europa proposta finora?
Mauro: La costruzione dell’Europa deve superare due errori che oggi
si stanno rivelando pericolosissimi: lo statalismo e la burocrazia. La
posta in gioco é particolarmente alta e tutti i cittadini europei
sono chiamati a prenderne coscienza, per essere finalmente
protagonisti di una costruzione, quella europea, che negli ultimi anni
è sempre stata fatta sulle loro teste.
Oggi è sempre più evidente che, a partire dagli anni Settanta, con
lo sviluppo di quella che chiamiamo, con termini giornalistici,
l’Europa delle eurocrazie, cioè l’Europa di Bruxelles, ci si è
allontanati dal principio di poter essere uniti sull’essenziale. La
grande idea dei padri fondatori dell’Europa era l’idea di
un’Europa che si occupa di pochissime cose. Per Adenauer, era
l’Europa che ridiscuteva il ruolo di organismo multinazionale e
sovranazionale, che aveva, ad esempio, il Sacro Romano Impero,
un’Europa intesa come istituzione che ha la responsabilità della
politica estera, della difesa e, quindi, una ragione per proporre un
proprio punto di vista al mondo sulle vicende internazionali, sulle
vicende della pace, che è lo strumento attraverso cui si hanno la
prosperità, il denaro e la fiscalità. E, oggi, su questo punto,
siamo ancora a metà del guado.
Cosa accadrà se ci saranno altri referendum, e se saranno contrari
alla Costituzione Europea?
Mauro: Il “no” espresso da Francia e Olanda, a cui si aggiunge la
decisione presa da Tony Blair di sospendere il referendum britannico,
determinano una condizione politica già in essere per cui ulteriori
bocciature del Trattato Costituzionale non farebbero altro che
aumentare le probabilità di uno slittamento dell’entrata in vigore
della Costituzione, prevista per l’inizio del 2007. I 25 Capi di
Stato e di Governo sono chiamati a dare già una prima riposta a
questo quesito nel Consiglio europeo previsto per il 16/17 giugno
prossimi. Se l’entrata in vigore della Costituzione sarà annullata,
l’UE continuerà a basarsi sul Trattato di Maastricht (e le
modifiche apportate dai Trattati di Amsterdam e Nizza).
Esiste un’idea di Unione Europea più coerente con le radici
cristiane, con i valori fondati sulla vita, sulla famiglia, sulla
politica economica che favorisca il lavoro e non la speculazione,
sulla sussidarietà e sulla difesa del bene comune? E, se sì, quali
gruppi politici sarebbero disposti a sostenerla?
Mauro: Paradossalmente ritengo che parte di quello che è stato fatto
in cinquant’anni di paziente e complessa costruzione europea abbia,
in qualche modo, dissipato l’intuizione originaria di Adenauer,
Schumann e De Gasperi, anziché inverarla. Ma credo che valga ancora
lo sforzo di proporre i termini di un’esperienza dell’Europa,
proprio perché l’Europa è figlia di quell’intuizione. Figlia e
madre, perché è l’idea di Europa che si salda con il disvelamento
del significato della persona proprio dell’esperienza
giudaico-cristiana, che si salda con il socialismo umanitario, con
l’illuminismo non giacobino e con una serie di riflessioni
dell’umanesimo, della cultura greca e dell’esperienza imponente
del diritto romano; è questa idea di Europa a costituire il primo
connotato riconoscibile dell’Europa stessa.
Quest’Europa esiste. È un’Europa che deve rinascere soprattutto
all’interno del Partito Popolare Europeo, negli anni promotore delle
lotte in difesa della vita, della famiglia, di un’economia orientata
allo sviluppo, della sussidiarietà. A tal proposito ritengo
importante sottolineare che anche se i trattati comunitari, compresa
la Costituzione Europea bocciata dai referendum francese ed olandese,
non ne riconoscono esplicitamente il valore ‘orizzontale’, il
principio contenuto nel secondo comma dell’articolo 5 del Trattato
CE non può essere inteso esclusivamente come sussidiarietà verticale
tra istituzioni, ma anche come sussidiarietà in senso orizzontale,
che comporta la possibilità di prendere decisioni ad un livello più
prossimo ai cittadini, con la conseguenza di ridurre il peso delle
burocrazie statali e dare maggior rilievo alla società civile nelle
scelte di interesse generale.
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[Fonte: Zenit.org 7 giugno 2005]