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"Quod et tradidi vobis" - La Tradizione vita e giovinezza della Chiesa
Nell’ultimo numero della rivista "Divinitas" (1-2-3/2010) Mons. Brunero
Gherardini pubblica una
monografia sulla Tradizione "Quod et tradidi vobis" -
La
Tradizione vita e giovinezza della Chiesa. Ecco un passo che appare di
fondamentale importanza. Il noto teologo, in merito al concetto di Tradizione
che oppone in modo irriducibile la Fraternità Sacerdotale San Pio X e il nuovo
corso ecclesiale, dedica alla FSSPX un capitolo della profonda ed esaustiva
monografia, formulando una formidabile sintesi da noi pienamente condivisa.
Per questo motivo desideriamo condividerla e diffonderla, pubblicandola di
seguito, al fine di contribuire ad una maggiore consapevolezza di quanto si
muove nella Chiesa e delle ragioni di
una crisi epocale ormai sotto gli occhi di tutti e le cui motivazioni
prossime e remote non sono più eludibili.
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«Tentando ora una sintesi delle posizioni difese dall'Ecc.mo Mons. Lefebvre a
favore della Tradizione, e senz'alcuna pretesa d'esaurirne il discorso, a me
pare che l'urto si stabilisca tra:
- una formazione sacerdotale che affonda i suoi principi nella Tradizione
ecclesiastica e nei valori soprannaturali della divina Rivelazione; ed una
formazione sacerdotale aperta all'ondifluo orizzonte della cultura in perenne
divenire;
- una liturgia che ha certamente un punto di forza nella c. d. Messa
tradizionale (passando però dalla Messa alla dottrina e da questa alla
riaffermazione della Regalità sociale di N. S. Gesù Cristo); ad una liturgia
antropocentrica e sociologica, dove il collettivo prevale sul valore del
singolo, la preghiera ignora il momento latreutico, l'assemblea diventa l'attore
principale e Dio cede il posto all'uomo;
- una libertà che fa dipendere la sua "liberazione" dal decalogo, dai precetti
della Chiesa, dagli obblighi del proprio stato, e che non può sottrarsi al
dovere di conoscere amare servire Dio; ed una libertà che omologa i culti, mette
il silenziatore alla legge di Dio, disimpegna i singoli e la società sul piano
etico e religioso, e lascia alla sola coscienza la soluzione di tutt’i problemi;
- una teologia che attinge i suoi contenuti dalle sue fonti specifiche (la
Rivelazione - la Tradizione - il Magistero - la patristica - la liturgia); ed
una teologia che apre i suoi battenti, un giorno sì e l'altro pure, a tutte le
emergenze culturali del momento, anche a quelle in stridente antitesi con le
suddette fonti, in una spasmodica autoriforma che lasci spazio al pluralismo
degl'influssi filosofici, conformandosi ora a questo ora a quello;
- una soteriologia strettamente collegata con la persona e l'opera redentrice
del Verbo incarnato, l'azione dello Spirito Santo applicativa dei meriti del
Redentore, l'intervento sacramentale della Chiesa e la cooperazione dei singoli
battezzati; ed una soteriologia che guarda all'unità del genere umano come
conseguenza dell'incarnazione del Verbo, nel quale (cf. GS 22) ogni uomo trova
la sua stessa identificazione;
- un’ecclesiologia che identifica la Chiesa nel Corpo mistico di Cristo e
riconosce nella presenza sacramentale di Lui il segreto vitale dell'essere e
dell'agire ecclesiale, del suo ringiovanirsi nel trascorrere del tempo, del suo
irrobustirsi anche a fronte delle più cruente persecuzioni, del suo unificarsi
nonostante gli scismi e le defezioni, della sua santità santificante nonostante
il peccato dei suoi figli; ed un’ecclesiologia che considera la Chiesa cattolica
come una componente della Chiesa di Cristo, unitamente ad altre componenti, che
in questa fantomatica Chiesa di Cristo addormenta lo spirito missionario,
dialoga ma non evangelizza, e soprattutto rinunzia al proselitismo come se fosse
un peccato mortale;
- una Messa-sacrificio espiatorio, che celebra il mistero della passione morte e
risurrezione di Cristo ri-presentandone sacramentalmente la redenzione
satisfattoria; ed una Messa dove il prete è solo presidente ed ognuno è parte
“attiva” del sacramento, grazie al fatto che la fede non si fonda su Dio che si
rivela, ma è una risposta esistenziale a Dio che ci interpella;
- un Magistero consapevole d'aver in custodia il sacro deposito della
Rivelazione divina con il compito d'interpretarla e di trasmetterla alle
generazioni venture mediante il Concilio Ecumenico, il successore di Pietro,
vertice e sintesi d'ogni istanza ecclesiale, nonché i successori degli apostoli,
purché legittimi ed in comunione col Romano Pontefice; ed un Magistero papale
che, lungi dal sentirsi voce della Chiesa docente, sottopone la Chiesa stessa al
collegio dei vescovi, dotato degli stessi diritti e doveri del Romano Pontefice;
- una religiosità che attua la vocazione comune al servizio di Dio e, per amore
di Lui, dei fratelli in umanità; ed una religiosità che sovverte quest’ordinamento
naturale, fa dell'uomo il suo "focus" e, almeno nella pratica se non nella
teoria, lo sostituisce a Dio.
Da quanto precede si desume facilmente come la Fraternità San Pio X intenda la
Tradizione. Tradizione, infatti, è tutto il contrario di ciò che la Fraternità
nega e di ciò cui s'oppone».
E di fronte all’accusa rivolta ufficialmente alla Fraternità di avere una
"nozione incompleta e contraddittoria di tradizione" Mons. Gherardini è
lapidario:
«"Salvaguardare la fede e combattere l'errore" dovrebb’essere l'ideale e
l'impegno sia della Chiesa, sia d’ogni suo figlio. Alla luce di ciò, mi resta
difficile capire se il già citato rimprovero di "Tradizione incompleta e
contraddittoria" abbia un reale fondamento. Una cosa mi par di capire: non si
fonda sullo "spirito di Assisi"»
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