Intervento di
Sua Eminenza Mons: John Patrick Foley
Ginevra, 11 dicembre 2003
Signor Presidente, distinti
rappresentanti,
La Santa Sede è molto lieta
del fatto che questo vertice mondiale sulle Società dell’Informazione si
tenga sotto l’alto patronato del Segretario Generale delle Nazioni unite
ed è anche grata del fatto che l’Unione Internazionale delle
Telecomunicazioni abbia assunto il ruolo di guida nell’organizzazione di
questo incontro.
Come potete immaginare, la Santa Sede è sommamente
interessata alle implicazioni umane e morali della società dell’informazione.
Così, siamo particolarmente grati per gli accordi che sono raggiunti sulle
“Dimensioni Etiche delle Società dell’Informazione” (numeri 56 - 59 )
nella Dichiarazione di principi.
Noi riteniamo che le maggioranze degli
uomini e delle donne di buona volontà approvi il fatto che “tutti coloro
che sono impegnati all’interno della Società dell’Informazione debbano
intraprendere delle azioni appropriate e assumere delle misure delle misure
preventive contro gli usi abusivi delle ICTS,come gli atti illegali o quelli
ispirati dal razzismo, dalla discriminazione razziale, dalla xenofobia e
dall’ignoranze e essa correlate, dall’odio, dalle violenze, da tutte le
forme di abuso sui minori, comprese le pedofilie e la pornografia infantile,
e il traffico e lo sfruttamento di esseri umani”.
All’ interno del
nostro lodevole intento di rendere l’informazione e le tecnologie della
comunicazione disponibili al numero più ampio possibile di perdere, voglio
sperare che noi possiamo sempre ricordare tre fondamenti morali basilari
della comunicazione, l’importanza della verità, da cui non prescindere,
la dignità delle persone umane; la promozione del bene comune. In questo
contesto, l’accesso all’informazione è essenziale allo sviluppo di una
società sana all’interno della quale tutti i cittadini possono essere ben
informati e possono essere partecipanti attivi, conservando la propria
dignità e alla luce del bene comune.
Tutti noi siamo impegnati nell’evitare
la possibilità che l’informazione le tecnologie della comunicazione e i
programmi possono aggravare alcune ineguaglianze che già esistono. Come la
Santa Sede ha già sancito, la protezione della proprietà privata, all’interno
della quale rientra proprietà intellettuale, ha l’obbiettivo sociale
fondamentale di servire al bene comune della famiglia umana, garantendo
meccanismi di salvaguardia, anche qualora essi differiscono dalla logica di
mercato e della legge dell’immediato ritrovo economico.
Lo sviluppo deve
essere inteso in modo completamente umano, un modo tale da sviluppare la
dignità e la creatività di ogni individuo. Sua Santità Papa Giovanni
Paolo II, in un discorso indirizzato al Segretario Generale delle Nazioni
Unite e al Comitato Amministrativo sul Coordinamento delle Nazioni Unite ( 7
aprile 2000) ha parlato di un “sentimento crescente di solidarietà
internazionale” che offre al sistema delle Nazioni Unite “ un'opportunità
unica di contribuire alla globalizzazione delle solidarietà fungendo da
punto di incontro per gli Stati e la società civile e da punto di
convergenza dei vari interessi e necessità.”
La mia delegazione è
particolarmente interessata al ruolo dei media e delle ICTS nella tutela e
nella costruzione della pace. Noi auspichiamo che questo vertice culminerà
in un impegno di alto profilo in favore della pace, assunto da tutti noi.
Questo è solo uno dei tanti aspetti delle enorme potenziale delle ICTS nell’operare
il bene, ma è forse il più urgente.
In questi tempi, non possiamo
costruire una pace duratura senza la cooperazione delle reti mediatiche.
Esse possono servire la cultura del dialogo, la partecipazione, la
solidarietà e la riconciliazione, senza le quali la pace non può fiorire.
Se la pace è la condizione che viene realizzata allorquando ogni persona è
trattata con dignità è quando ad ognuno è consentita la crescita come
persona completa, un contributo coraggioso dei media al posto dell’ospitare
le violenze, l’immoralità e la banalità, potrebbe favorire la crescita
di un uso più aperto e rispettoso delle ICTS finalizzato a contribuire una
conoscenza e un rispetto reciproci migliore e a incoraggiare la
riconciliazione e delle relazioni più fruttuose tra popolazioni di diverse
culture, ideologie e religioni.
La tecnologia è mezzo: noi siamo
responsabili del fatto che, in questa era della comunicazione, essa venga
usata in maniera tale che la ricerca della verità e la vera libertà possano
progredire presso tutti i popoli.
Grazie
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Traduzione dall'originale inglese
per InternEtica a cura di Antonio Marcantonio