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Scontro nei territori. «La comunità internazionale non ci lasci soli»
Giorgio Bernardelli, Avvenire 16 giugno 2007

Padre Pizzaballa: l'atteggiamento verso i cristiani non è cambiato. Ma preoccupa il domani «Fare qualcosa di più per coinvolgere la leadership locale nelle scelte Un errore escluderli dal processo decisionale»

Una calma tesa. Con una preoccupazione generale per quello che potrà riservare il futuro. Descrive così il clima di queste ore nel mondo palestinese il Custode francescano di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa. Da Gerusalemme si tiene in contatto con la piccola comunità cattolica di Gaza, guidata da padre Manawel Musallam.

«Adesso dicono che la situazione è relativamente calma - racconta padre Pizzaballa -. Non si spara più, Hamas ha preso il controllo di tutto. La comunità cristiana vive le stesse ansie di tutti. Fino ad ora nei loro confronti non è stato fatto nulla. C'è però apprensione per quelle che saranno le conseguenze nel futuro. In queste ore Hamas, attraverso la sua televisione, sta invitando alla calma. Dicono che adesso a Gaza ci sarà il controllo del territorio, ci sarà sicurezza, non ci saranno più situazioni di violenza. Promettono che tutto tornerà come prima. Però la gente ha ancora molta paura».

Può stare in piedi uno Stato di Hamas a Gaza?
Come Stato indipendente no. Però dobbiamo tenere presente che già adesso esisteva di fatto una divisione. Gaza era già una realtà separata come stili di vita, come società. La penetrazione dell'islamismo qui è stata maggiore, le fazioni erano molto più organizzate. E poi Gaza è un territorio piccolo ma unito, la popolazione è molto maggiore. E sono quasi tutti musulmani: i cristiani sono in tutto poche centinaia.

C'è il pericolo che gli scontri si estendano anche alla Cisgiordania?
Anche in Cisgiordania c'è molta paura e tensione, ma la situazione è calma. Ci sono stati piccoli scontri a Nablus, qualcosa anche a Gerusalemme, ma episodi limitati. Abu Mazen ha fatto arrestare buona parte dei dirigenti di Hamas e quindi c'è tensione. Però la Cisgiordania è molto diversa rispetto a Gaza. Anche se Abu Mazen è comunque molto debole. Sicuramente qui ha più potere e controllo. Però in Cisgiordania non c'è una continuità territoriale, il territoro è spezzettato dai check-point e dagli insediamenti israeliani e anche questo rende tutto più difficile.
C'è il rischio che si creino altre isole fuori controllo?
Potrebbero crearsi. Allo stato attuale lo ritengo improbabile. Però, certo, anche qui la situazione potrebbe degenerare. E dire se Abu Mazen è davvero in grado di controllare tutto il territorio in questo momento è davvero molto difficile.

Tutti si chiedono come uscire da questo ennesimo vicolo cieco.
Che cosa dire? Oggi siamo anche noi senza parole. Bisogna vedere che evoluzione avranno gli avvenimenti, se i leader avranno un po' di buon senso. Certamente la comunità internazionale e anche Israele dovrebbero fare qualcosa di più e coinvolgere maggiormente la leadership palestinese nelle scelte. La politica dell'isolamento abbiamo visto a che cosa ha condotto.

Come vivono queste ore i cristiani di Terra Santa?
I cristiani condividono la preoccupazione di tutti. Il fatto che Hamas stia prendendo più potere crea un po' più di apprensione. Ma di fronte alla situazione attuale la prima domanda è quella sulla sicurezza in generale.

In alcune città della Cisgiordania Hamas governa già da tempo: ci sono stati problemi per i cristiani?
Problemi sostanziali per ora no. Qualche piccolo contrasto, ma c'erano anche prima che arrivasse Hamas. Per ora non abbiamo visto cambiamenti di atteggiamento nei nostri confronti. Forse nell'amministrazione delle scuole c'è stata qualche incomprensione in più. Ma è stata superata.

Proprio domani il Papa sarà ad Assisi. In un momento così delicato, voi frati francescani come guardate a questa visita?
Assisi e Gerusalemme per noi sono fortemente legate. Francesco era l'uomo dell'amore per il Dio incarnato, e non si può pensare all'incarnazione senza pensare alla Terra Santa. Poi Francesco è stato anche l'uomo del dialogo, della riconciliazione. Speriamo che questa visita muova tanti a una preghiera di intercessione questa terra.

Come esservi vicini oggi dall'Italia?
Per noi che abbiamo fede la preghiera è la prima cosa. E poi non farsi prendere dalla paura: nonostante quanto successo a Gaza, nelle zone in cui si recano i pellegrini la sicurezza c'è. E la presenza di cristiani da tutto il mondo mostra concretamente la vicinanza alla nostra gente.

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