Luigi Geninazzi, Avvenire 31 agosto 2010«Roma è la capitale del cattolicesimo. Eppure il leader libico è andato avanti
lo stesso. È una provocazione con cui dobbiamo fare i conti Dobbiamo svegliarci:
qual è l’Europa che vogliamo».
Padre Samir: starei attento a liquidare quelle parole come una boutade. Le
previsioni sono preoccupanti
Attenzione al Colonnello di Tripoli in visita a Roma. La tenda beduina, le
amazzoni che gli fanno da guardia del corpo, le belle ragazze che vuole
indottrinare, tutto questo fa parte del solito teatrino di cui ama circondarsi
il leader libico. Ma non è solo folklore. «Lo spettacolo sarà anche un po’
ridicolo ma quel che ha detto Gheddafi a proposito di una futura Europa
musulmana va preso terribilmente sul serio». È l’opinione di Samir Khalil Samir,
islamologo di fama internazionale. Gesuita di origini egiziane, padre Samir è
docente al Pontificio Istituto Orientale di Roma, alla Cattolica di Milano e
all’università di Beirut, impegnato nel dialogo interreligioso e consulente del
Vaticano. E sul presidente della Jiamahiria ha un giudizio molto chiaro.
Gheddafi arriva a Roma e dice che l’islam, prima o poi, sarà la religione
d’Europa. Se uno andasse a Tripoli e invitasse i cittadini libici ad abbracciare
il cristianesimo cosa succederebbe?
Scoppierebbe il finimondo ed il malcapitato predicatore verrebbe immediatamente
arrestato e condannato per il reato di proselitismo. In Libia, così come in ogni
altro Paese islamico, non ci puoi neanche metter piede se sei sospettato di
voler esercitare un’attività missionaria. Ma quel che è vietato ai cristiani è
un dovere per i musulmani. Non soltanto per i singoli credenti ma anche per gli
Stati. Ogni Paese musulmano ha un ufficio per la 'Dawa', il termine arabo che
indica il proselitismo. La Libia ad esempio ha un ufficio incaricato della 'Dawa'
per tutto il continente africano. Gheddafi ne ha idelamente aperto uno anche per
l’Europa.
Qualcuno la considera una buffonata, qualche altro una provocazione. Lei come la
vede?
Iniziamo col dire che Gheddafi è abituato a tenere simili discorsi. L’ultima
volta l’ha fatto davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 23
settembre dello scorso anno. Lui sa bene che, a differenza dei leader degli
altri Paesi islamici che non lo degnano di grande considerazione e lo trattano
alla stregua di un giullare, i popoli musulmani lo ammirano perchè predica il
Corano a tutto il mondo. E devo dire che, dal punto di vista della religione
islamica, il suo discorso non fa una grinza. Nei suoi incontri romani ha
affermato che l’islam è l’ultima religione rivelata e che per questo ha
cancellato il giudaismo e il cristianesimo. Nessun musulmano lo può contraddire.
Ma ha pure aggiunto che l’Europa è destinata a diventare islamica. Va preso sul
serio?
Diciamo che si tratta di una previsione non certo campata in aria. Ed io starei
attento a liquidarla come una boutade di poco conto. Guardiamo ai fatti. Gli
europei hanno un tasso di natalità molto basso, in media l’1,38%, vale a dire la
metà di quello degli immigrati di provenienza extracomunitaria, in gran parte
musulmani. I demografi prevedono che entro il 2050 un quarto della popolazione
europea sarà islamica. Se il trend non cambia l’Europa un giorno si ritroverà
abitata in maggioranza da musulmani. E di fatto, se la Turchia entrerà nella Ue,
ciò significherà che un grosso pezzo del mondo islamico, almeno a livello socio
logico, farà parte dell’Europa. C’è poi il fattore culturale: nel nostro
continente diminuisce progressivamente la pratica cristiana, dilaga l’indifferentismo
religioso ed il cristianesimo viene spesso deriso e osteggiato mentre l’islam
diventa sempre più propagandistico e intollerante.
Mentre noi, permettendo a Gheddafi di tenere il suo discorso a Roma, abbiamo
dato una bella dimostrazione di tolleranza...
È così, e lo dico senza alcuna ironia. Anche se mi permetto di notare che Roma
non è Hyde Park ma la capitale del cattolicesimo. Io penso che dobbiamo fare i
conti con la provocazione lanciata da Gheddafi. Dobbiamo svegliarci: qual è
l’Europa che vogliamo? Ha un valore e un’influenza solo economica?
Forse è proprio per questo che Gheddafi a Roma può dire quel che vuole
sull’islam: la Libia è un importante partner economico dell’Italia, meglio non
contrariarla...
Capisco queste considerazioni, ma dobbiamo agire con coerenza. Non possiamo
riempirci continuamente la bocca di belle parole sui diritti umani quando ci
rivolgiamo all’interno dell’Europa, e poi far finta di niente con un capo di
Stato straniero che è al potere da 41 anni e spesso ha mostrato disprezzo per i
diritti fondamentali della persona umana. Lo ha dimostrato anche recentemente con
centinaia di eritrei rinchiusi nei campi di detenzione. Lui non parla solo di
affari, si atteggia a predicatore dell’islam. Qualcuno gli faccia notare che per
noi gli affari non sono tutto.
© Copyright Avvenire, 31 agosto 2010