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Il
benedettino Jean-Baptiste Gourion, il 14 agosto 2003 è stato nominato vescovo
ausiliare per il Patriarcato latino di Gerusalemme per i rapporti con i
cattolici di lingua ebraica. I fedeli di cui è
responsabile sono poco meno di un migliaio e provengono quasi tutti dalla
diaspora
«Sono Giuseppe, il vostro
fratello che non conoscete»: con queste parole il 10 febbraio del 2000 padre
Jean-Baptiste Gourion si presentava ai 295 delegati del Sinodo delle Chiese
cattoliche di Terra Santa riunito da qualche giorno a Betlemme.
Portava la testimonianza
e il contributo ai lavori sinodali della piccola comunità di fedeli di
espressione ebraica della quale, dal 1990, aveva cura, come vicario del
patriarca latino. Le sue parole colpivano tutti. Agli arabi palestinesi dei
Territori, agli arabi di nazionalità israeliana e giordana, parlava da
fratello, a nome di altri fratelli ebrei. Membri tutti della stessa Chiesa
Madre. Il Sinodo naturalmente ha recepito pienamente l'importanza di questa
realtà ecclesiale, e l'ha sottolineata in documenti di significato decisamente
rilevante.
Oggi con la nomina a vescovo di Jean-Baptiste Gourion, ausiliare del
patriarca Michel Sabbah con le stesse funzioni finora svolte, ma aperte a nuove
prospettive, Papa Giovanni Paolo II esalta il valore di questa realtà nel
contesto innanzi tutto della Chiesa di Gerusalemme che agli inizi fu
giudeocristiana; ed oggi è protesa, con il sostegno della preghiera e della
solidarietà del mondo cristiano, nella ricerca della pace.
Il Papa, che tanto
ha operato per sviluppare e rafforzare le relazioni tra cattolici ed ebrei, con
la nomina di Gourion sottolinea anche la visibilità di questa piccola comunità
nella società israeliana in un momento significativo: a fine anno ricorre
infatti il decimo anniversario dell' "Accordo fondamentale" che ha
normalizzato i rapporti tra Santa Sede e Stato d'Israele, rapporti destinati a
ulteriori sviluppi e non solo nel campo del dialogo interreligioso.
Non sono molti, meno di un migliaio, i fedeli cattolici di espressione ebraica
in Israle, provenienti quasi tutti dalla diaspora ove sono divenuti cristiani. I
primi nuclei furono riuniti nei primi anni Cinquanta, agli albori cioè dello
Stato d'Israele, a Tel Aviv, dal domenicano Bruno Hussar (avrebbe poi fondato
Nevè Shalom) e a Haifa dal carmelitano Daniel Rufeisen, entrambi ebrei.
Trovarono subito il sostegno del delegato apostolico monsignor Silvio Oddi e
soprattutto quello del patriarca latino Alberto Gori che l'11 febbraio 1955
costituiva l'«Opera San Giacomo Apostolo», istituzione diocesana per la
pastorale dei fedeli di espressione ebraica con due compiti specifici: la
costituzione di "foyers" per le loro comunità e l'opera di
riavvicinamento tra cristiani ed ebrei.
Oggi sono quattro i "foyers" : quello di Gerusalemme, nella nuova sede
approntata dalla Custodia francescana di Terra Santa, è diretto da padre
Pierbattista Pizzaballa (bergamasco di origine, biblista e laureato in lingua
ebraica), continua l'opera della "Casa di Sant'Isaia" dei domenicani
padre Hussar e Marcel Dubois. Inseriti nelle rispettive parrocchie latine sono
quelli di Haifa, di Beersheva e di Tel Aviv diretti rispettivamente dal
carmelitano padre Michael Abdo. da padre Paul Collin e da padre Pierre Rendler.
I fedeli, in speciali occasioni, si riuniscono attorno al patriarca Sabbah nel
santuario di Maria Arca dell'Alleanza sulla collina della biblica Kiryat
Ye'arim, che domina Abu Ghosh.
E proprio ad Abu-Gosh vive dal 1976 il neo vescovo Gourion, abate e terzo
definitore della Congregazione benedettina.
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