Anche noi spettatori di un evento


Dal 23 al 29 giugno 1997 si è svolta a Graz la seconda assemblea ecumenica europea dedicata al tema: Riconciliazione, dono di Dio e sorgente di vita nuova. Erano presenti 700 delegati ufficiali delle 124 Chiese protestanti, anglicane, ortodosse, vecchio-cattoliche legate alla Conferenza delle Chiese europee (KEK) e delle 34 Conferenze Episcopali Europee cattoliche (CCEE), 150 rappresentanti di organizzazioni e movimenti ecclesiali ed ecumenici, invitati degli altri continenti e di altre religioni e più di 10.000 credenti di tutte le nazioni d’Europa, senza contare gli abitanti della città ospitante e delle regioni limitrofe dell’Austria. 

La proposta di una seconda assemblea ecumenica europea, sulla scia di quella di Basilea del 1989 dedicata al tema “Giustizia e Pace”, era nell’aria da tempo. La KEK e il CCEE davanti ai grandi cambiamenti politici, sociali, economici e religiosi intervenuti in Europa dopo il 1989 erano convinte della necessità di convocare nuovamente le chiese europee. Esse erano sfidate insieme a riscoprire la propria vocazione specifica nel processo di costruzione europea, con la coscienza che questa sfida presupponeva innanzitutto una volontà di riconciliazione e di ricerca di unità all’interno delle Chiese stesse. 

La preparazione dell’assemblea ha richiesto passione e grandi energie. È emersa l’esigenza di avviare processi di riconciliazione a livello nazionale, perché l’ecumenismo fosse una concreta realtà locale/nazionale oltre che una ricerca internazionale.

Viaggiando per le strade dell’Europa, siamo stati in effetti testimoni di tanti incontri e atti di riconciliazione, autentici frutti dell’azione dello Spirito.

Intensa e determinante è stata la collaborazione con le chiese dell’Austria e con il comitato locale di Graz. 

Quando si è scelto il tema della Riconciliazione, alcuni hanno avuto l’impressione che si trattasse di una caduta nell’intimismo, nello spiritualistico, nei problemi “ad intra” delle Chiese. Ma progressivamente ci si è accorti della portata rivoluzionaria e sfidante di questo tema. Esso si situa al cuore della riconciliazione cristiana e coinvolge le questioni degli uomini e delle donne ad ogni livello, da quelle esistenziali a quelle sociali, politiche, ambientali, economiche. 

I primi che hanno dovuto “mettersi in cammino” sono stati proprio i nostri organismi (il CCEE e la KEK), diversi come rappresentanza, come competenza ed anche come sensibilità teologica. Era chiaro che non potevamo proporre al continente un incontro sul tema della riconciliazione se non cercavamo innanzitutto fra noi di vivere in concreto un’intensa esperienza di ricerca di collaborazione sincera e anche di perdono. La KEK e il CCEE dovevano avere la passione di cercare di manifestare sempre di più e meglio l’unità visibile delle Chiese, unità già donata in Cristo. La domanda e l’offerta del perdono sono tappe obbligate del cammino verso l’unità.

Questa esigenza doveva anche segnare la nostra collaborazione con il comitato locale di Graz che ha dovuto assumersi molte fatiche concrete. 

Insieme abbiamo cercato di scoprire dove si dovevano dirigere i nostri passi e subito si è aperto davanti un nuovo orizzonte. Il crollo del muro di Berlino ha creato una nuova situazione, un kairos, alla quale doveva rispondere una duplice solidarietà ovest-est/est-ovest. E’ giunto il momento di uno spostamento del baricentro “ecumenico” verso l’est europeo. Già il passare geograficamente da Basilea a Graz era indicativo di questo. Il dialogo tra ovest ed est é stato certamente il punto più appariscente, più impegnativo e più delicato dell’assemblea. E’ stata la prima volta che si è potuto vedere la realtà di un popolo ecumenico veramente europeo. Anche il contributo del sud europeo ha acquistato una visibilità maggiore che nel passato. La necessità di un’Europa riconciliata in se stessa, ma anche riconciliata con gli altri continenti, resta tuttavia una della tappe della riconciliazione da mettere in cantiere. 

A Graz siamo diventati ancora più coscienti che le Chiese non possono seriamente e credibilmente affrontare le questioni dell’Europa e del mondo, e neppure sostenere il desiderio di felicità, di senso, di festa, di eterno che è nel cuore di ognuno se non si concentrano innanzitutto su una ricerca di riconciliazione fra loro. Come è possibile rispondere “degnamente” ai grandi compiti dell’annuncio del Vangelo alla cultura e alla società europea moderna e post-moderna, pluralista e democratica, dell’incontro con l’Islam e le grandi culture/religioni dell’Asia, se siamo divisi tra noi? Stiamo riscoprendo che solo un ritorno al vangelo ed all’essenzialità della fede può costituire il punto di partenza per ritrovare la strada dell’unità e che un’ecclesiologia di comunione, pensata alla luce della vita trinitaria stessa, apre orizzonti nuovi. Ma è anche vero che questi punti acquisiti sembrano non portare i risultati attesi. Sembra che manchi qualcosa, un segreto, perché finalmente si possa realizzare il sogno del Signore: “Siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17, 21) 

Proprio durante la grande celebrazione finale dell’assemblea, tante persone, guardando la grande croce che dominava il parco, diventato in quel momento cattedrale, hanno percepito che sarà la via del Crocifisso che riporterà l’unità tra i cristiani e realizzerà l’ecumenismo. Lui è il segreto. Solo se ci sono persone che sono disposte a stare con il Crocifisso e nella sua via, tanti sperimenteranno la risurrezione dell’unità.

Il Cristo pasquale ci insegna che la missione delle Chiese in Europa e nel mondo d’oggi è di giungere a “lavarsi i piedi” le une le altre e di servire in particolare i poveri, gli esclusi, gli stranieri.... 

Il fatto che gli elementi del programma dell’assemblea che hanno generato più condivisione siano stati la preghiera in comune e l’ascolto e lo scambio sulla Parola di Dio ci ha confermati nel fatto che il cammino ecumenico non è prima di tutto questione di dibattiti o di organizzazione, ma di vita. E questa vita è già più ampia di quello che ci si possa immaginare. Il “popolo ecumenico”, come qualcuno l’ha definito, esprime una grande ricchezza di carismi e doni spirituali. Non é più possibile riservare l’ecumenismo solo al dialogo teologico o solo agli incontri tra i responsabili delle Chiese o solo alle attività di alcuni gruppi di frontiera. Graz è stato un segnale chiaro che l’ecumenismo è un cammino da fare insieme e deve diventare popolare ed essere nel cuore della pastorale ordinaria delle comunità.

In questo cammino, i laici, uomini e donne, hanno una grande responsabilità. 

Anche se non è stato sempre possibile e non era pensabile la piena armonizzazione di un’assemblea di delegati ufficiali e di un convenire spontaneo del “popolo dei credenti”, possiamo affermare che la novità dell’assemblea, la sua “sorpresa”, stia proprio nella scoperta che la grazia e l’amore di Dio permettono a tanti che non si conoscono di ritrovarsi fratelli e sorelle nella condivisione della stessa fede. Siamo ripartiti con realismo, ma coscienti che il cielo è aperto.

 

A qualche mese di distanza possiamo dire che siamo stati spettatori di un evento che abbiamo visto progressivamente crescere. Ben oltre i nostri progetti, i nostri limiti e le nostre fatiche abbiamo intravisto l’opera di Dio. Graz ci ha testimoniato che l’ecumenismo sta mostrando un volto nuovo e ha indicato la necessità che tutti i cristiani e le chiese considerino il movimento ecumenico come costitutivo della missione della chiesa in questa fine secolo.

 

I documenti che pubblichiamo in questo libro rimandano all’esperienza vissuta, non riducibile assolutamente a dei testi scritti. Siamo tuttavia convinti che essi siano particolarmente preziosi per continuare a diffondere nel pensiero e nella vita quella “cultura ecumenica” o “spiritualità ecumenica” che già abbiamo respirato a Graz. 

Questo volume è anche un modo per ringraziare le innumerevoli persone che senza riserve si sono compromesse per la realizzazione di questo evento, testimoniandoci che i tempi sono maturi per assumerci delle responsabilità, davanti alla storia e davanti al vangelo. 

Con la fiducia del cuore ci diamo appuntamento per il prossimo secolo e millennio, per la terza assemblea ecumenica europea, per procedere decisamente sul cammino dell’unità ritrovata.

Aldo Giordano
Segretario Generale del CCEE
Jean Fischer
Segretario Generale della KEK


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