"Iota unum" o del trionfo del pensiero classico
Rileggendo "Iota
Unum" di Romano Amerio si ha l'impressione di entrare in un tempio della
logica e della coerenza. Questa impressione e' d'altra parte viva essenza di
un'opera quanto mai attuale e feconda di spunti di riflessione. Non è mia
intenzione farne qui una recensione esaustiva, bensì vorrei sottoporre
all'attenzione dei lettori come quell'opera sia pervasa di uno straordinario
senso di aderenza alla realtà delle cose ed alla logica aristotelica. Come fa
notare lo stesso venerando teologo luganese, buona parte delle modifiche
intercorse nella dottrina cattolica grazie al Vaticano II, sono modifiche di
senso, modifiche della logica aderenza delle parole ai fatti salienti della
dottrina.
Separare le espressioni linguistiche dal loro corrispettivo ontologico,
inventare nuove parole per identificare concetti ambigui e vaporosi, adattare
parole antiche a nuove interpretazioni spiritualiste e vagheggianti: questo è
stato negli ultimi quarant'anni l'impegno attivo di una parte della Chiesa,
intenta alla realizzazione di una "nuova religione", come il teologo la
definisce con cristallina coerenza.
Qual è allora la radice di questo pensiero così puro, preciso, nel quale il
significato dell'espressione verbale è aderente alla stessa e non va speculato o
ricostruito o tanto meno interpretato? Credo che la risposta sia univoca: la
cultura e l'educazione classica sono l'origine essenziale di questo pensiero
logico e coerente, nel quale le parole si trasformano immediatamente in senso
conchiuso ed evidentemente intelligibile.
La lettura e lo studio degli antichi, della civiltà indice originale della
consapevolezza umana universale, sono le autentiche radici di tale pensiero.
Definire la civiltà greco romana come civiltà della consapevolezza umana
universale significa riaffermare con assoluta certezza che queste civiltà da cui
deriviamo in maniera immediata non hanno espresso un limitato orizzonte
culturale di una società. La dimensione dell'uomo che hanno fatto emergere è
infatti universale e totale: arte classica, filosofia, logica, teatro, poesia,
storiografia, matematica, etc. non sono infatti produzioni di una determinata
cultura ma hanno una dimensione universale immediatamente comprensibile e
condivisibile dall'intera umanità. E questa civiltà da cui deriviamo ci ha
trasmesso un flusso ininterrotto di saggezza e profondità che possiamo
immediatamente ricondurre alla perfetta consonanza fra pensiero e senso.
L'oggettività universale e' infatti stigma caratteristico della cultura classica
e questa oggettività significa essenzialmente riconoscibilità fra significante e
significato.
La cultura moderna che segue all'enciclopedismo filosofico ed esoterico dei
rivoluzionari di fine settecento e troneggia finalmente nel pensiero hegeliano
ed in quello dei suoi epigoni è invece espressione della coesistenza di più
significati in un significante o addirittura della possibilità che ciò che viene
espresso sia il contrario di quanto comunemente inteso. Questa drammatica
caoticità del senso e dell'espressione umana è stata per secoli osteggiata e
fronteggiata dalla Chiesa Cattolica, fino a quando non è entrata nel suo seno
corrompendo l'autenticità di quella dottrina coerente invece con il pensiero
classico, identico a se stesso e sempre intelligibile nel tempo e nello spazio.
Alla luce di ciò non solo è più facile fare una diagnosi dell'attuale crisi
della nostra Chiesa, ma riesce ancora più confortante la lettura del volume di
Amerio, vera e propria guida per raddrizzare il senso autentico di tanti
concetti e tante idee che sembrano vagare nella nostra dimensione ecclesiale
come le idee platoniche nell'Iperuranio, senza che un'umanità incatenata alla
caverna dell'ambigua e deviante cultura moderna riesca mai a raggiungerne la
visione ultima.
[Fonte: blog fidesetforma.blogspot.com 4 agosto 2009]