Rilanciamo l'articolo dell'Agenzia SIR
che propone una ulteriore sintesi dell'intervento del Card Walter
Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione
dell'Unità dei Cristiani, al Congresso Eucaristico nazionale di Bari
|
Il rappresentante vaticano per
l’ecumenismo ha proposto agli ortodossi un Sinodo di riconciliazione
e ai figli della Riforma protestante un’alleanza a favore delle
radici cristiane, che corrono il rischio di perdersi, soprattutto in
Europa.
Il Cardinal Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la
Promozione dell’Unità dei Cristiani, ha presentato queste proposte
intervenendo mercoledì
[25 maggio 2005 ndR]
al Congresso Eucaristico Nazionale Italiano.
|
A Bari un sinodo di
riconciliazione di vescovi greci e latini, dopo 1000 anni da quello
celebrato nel 1098? Con quest’auspicio è iniziata, stamattina, la
relazione del card. Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio
per l’unità dei cristiani, al Congresso eucaristico nazionale, in
corso a Bari. Oggi, ha osservato Kasper, “c’è già una base
comune fra ortodossi, cattolici e protestanti: la celebrazione della
domenica, che dagli inizi del cristianesimo è stata il segno che
distingueva i cristiani dagli ebrei e ancor di più dai pagani, anche
dai pagani odierni, per i quali la domenica è divenuta semplicemente
un ‘fine settimana’. La domenica è un segno distintivo e un segno
ecumenico d’identità cristiana”.
I cristiani sono,
dunque, coloro che celebrano la domenica come giorno del Signore, ma
anche, ha aggiunto Kasper, “coloro che vivono secondo la domenica,
cioè vivono come uomini
della domenica. Questa affermazione ci viene fornita da un Padre
comune della Chiesa indivisa: il vescovo martire Ignazio di Antiochia”.
In realtà, per Kasper, “senza la celebrazione della domenica non
siamo più identificabili, riconoscibili, distinguibili dagli altri,
non siamo più trasparenti come cristiani, e senza identità visibile
corriamo il rischio di non essere più presi in considerazione, di
diventare una realtà insignificante”.
C’è uno scandalo, a
giudizio del card. Kasper, che la cristianità dà al mondo ogni
domenica: “Sebbene abbiamo la domenica insieme, tuttavia non
celebriamo la domenica insieme; invece di dare una testimonianza
comune, diamo un segno di divisione perché andiamo ogni domenica in
diverse chiese. Questo scandalo è ancora più sentito in situazioni,
come per esempio nella mia patria, nelle quali esistono molti
matrimoni e famiglie misti, che non possono celebrare la domenica in
comune perché non possono partecipare alla comune mensa del
Signore”. Dopo il Concilio Vaticano II si è presa coscienza che ciò
è contro la volontà di Cristo: “Perciò – ha detto il card.
Kasper - l’impegno e il dialogo ecumenico non sono un qualsiasi
liberalismo, anzi, sono la fede ecclesiale presa sul serio e
realizzata nella prassi. Essi non sono radicati in un relativismo o
indifferentismo dogmatico, che non prende più sul serio i dogmi della
Chiesa. Anzi, soltanto uno, che ha la sua propria identità, può
essere un serio partner nel dialogo ecumenico”.
L’Eucaristia è il
“sacramento dell’unità”, ma, ha proseguito il porporato, “con
le nostre divisioni abbiamo messo altare contro altare e profondamente
ferito l’una ed unica Chiesa di Cristo”. In particolare, ha
sottolineato il card. Kasper, la divisione tra Oriente e Occidente è
stato “un processo di reciproca estraniazione e alienamento, che
oggi deve essere invertito tramite un processo di avvicinamento e di
riconciliazione”., non solo attraverso “il dialogo teologico”,
ma anche attraverso “il dialogo della carità, la purificazione
della memoria, il superamento dei pregiudizi, un’approfondita mutua
conoscenza, la cooperazione pratica nel campo pastorale, culturale,
sociale e politico, incontri e visite amichevoli, ospitalità e non
ultimo amicizie personali”.
La separazione fra
Oriente e Occidente, ha continuato il card. Kasper, “ha offuscato la
testimonianza cristiana e ha indebolito le due parti dell’unica
cristianità”, lasciando “da sola la Chiesa orientale nella sua
difesa contro l’Islam, mentre la cristianità latina si è
sviluppata unilateralmente; essa ha, per così dire, respirato con un
solo polmone e si è impoverita. Un tale impoverimento è stato una
delle cause, tra le altre, della seria crisi della Chiesa nel tardo
Medio Evo, che ha condotto alla tragica divisione del XVI secolo fra
il mondo cattolico e quello protestante, una divisione che è stata
molto più profonda di quella con le chiese orientali”. “La triste
conseguenza della divisione occidentale – ha continuato il card.
Kasper - è stata la secolarizzazione della società occidentale, che
dopo il crollo del muro di Berlino invade anche l’Europa orientale,
e tramite la globalizzazione, influisce su tutto il mondo”.
“Una nuova
evangelizzazione dell’Europa e una nuova inculturazione della fede
cristiana in Europa – ha dichiarato il presidente del Pontificio
Consiglio per l’unità dei cristiani - non sarà possibile senza un
nuovo avvicinamento delle chiese e comunità ecclesiali in Europa.
Solo ecumenicamente saremo in grado di raggiungere una nuova cultura
domenicale”.
Malgrado i passi avanti
nel dialogo ecumenico, non sarebbe né onesto né realistico, secondo
il card. Kasper, “non vedere anche i segni di una crisi”.
“Talvolta – ha ammesso il porporato - ci sono ancora sospetti e
paura, mancanza di fiducia a causa di ricordi negativi di ingiustizia
sofferta nel passato e delusioni”. C’è, dunque, “ancora molto
da fare con la riconciliazione dei cuori”. “Non c’è ecumenismo
– ha ribadito Kasper - senza perdono e riconciliazione”. Un passo
verso la comunione con il mondo ortodosso può essere “l’alleanza
in favore della riscoperta delle radici cristiane d’Europa, per
aiutarci a vicenda in favore dei valori comuni e di una cultura della
vita, della dignità della persona, della solidarietà e della
giustizia sociale, per la pace e per la salvaguardia del creato”.
Esiste un’idea di
alleanza anche con “i fratelli protestanti”, ma il discorso è più
complicato per la grande frammentazione interna al protestantesimo.
“Una nuova speranza” nasce “dall’ecumenismo ‘spirituale’
che sta emergendo attraverso tanti singoli cristiani, in molte
fraternità, congregazioni e monasteri, in gruppi e movimenti di
laici”. “Come in passato la spiritualità cristiana ha improntato
la cultura d’Europa – ha detto il porporato - così oggi la
spiritualità ecumenica è un contributo essenziale per la nuova
evangelizzazione e inculturazione del cristianesimo”. “Le Chiese -
ha concluso - devono essere le prime a preparare la strada al processo
di riunificazione, mostrando nel modo più efficace che l’Europa si
basa su fondamenti cristiani”.
______________
[Fonte: Agenzia SIR 25 maggio 2005]