Monoteismi insieme sulla via della pace

Incontro a Roma sull'attualità della «Nostra aetate». Ne hanno parlato insieme numerosi protagonisti del mondo spirituale, culturale e politico del nostro tempo, in occasione del 38° anniversario della Dichiarazione conciliare.
 

È possibile promuovere una cultura del dialogo interreligioso partendo dall'assunto fondamentale che l'arte, in ogni suo aspetto, sia un mezzo efficace per riflettere sui valori più alti dello spirito dell'uomo e uno strumento insostituibile per fare da argine alla superficialità e all'ignoranza che generano violenza? Si può costruire la pace partendo dalla comune fede in un unico Dio? Un tentativo di risposta affermativa è stato fornito in occasione del 38° anniversario della dichiarazione Nostra aetate, documento approvato dal Concilio Vaticano II il 28 ottobre 1965.

Il Centro Dionysia per le Arti e per le Culture, in accordo con la Pontificia Commissione per le relazioni con gli Ebrei, infatti, hanno voluto marcare questa ricorrenza organizzando una tavola rotonda che riflettesse sulla "decontaminazione di Dio" e sull'uso del suo nome come pretesto per guerre fratricide. Alla tavola rotonda, moderata da Enzo Bianchi, priore del monastero ecumenico di Bose, sono intervenuti personaggi di primo piano della scena spirituale, culturale e politica internazionale delle tre grandi religioni monoteiste che hanno cercato di confrontarsi sui differenti nomi di Dio: dal cardinale Walter Kasper, presidente della Pontificia Commissione per le relazioni con gli Ebrei, che ha mandato un messaggio scritto perché impossibilitato a partecipare, a Rav Adin Steinsaltz, talmudista di fama mondiale; da Amos Luzzatto, presidente delle Comunità ebraiche italiane, alla professoressa Tayseir Mandour, membro del Consiglio supremo per gli affari islamici; dal professor Alberto Melloni, della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna a Perdrag Matvejevic, presidente del comitato internazionale della Fondazione Laboratorio Mediterraneo. Agli interventi è stata alternata la lettura di brani di «Nathan il Saggio», dramma di Lessing in cui si confrontano le tre religioni monoteiste.

«Oggi - ha commentato Kasper, parlando della svolta provocata dalla Nostra aetate - quell'esperienza rimane come una vocazione per la Chiesa, per l'ebraismo, per l'islam, per le grandi religioni mondiali: non basta affermare a parole una volontà di dialogo, non basta essere diventati capaci di qualche piccolo gesto di rispetto fra capi religiosi. Bisogna avere il coraggio e la pazienza di costruire legami sempre più ampi e profondi di fraternità, diventare insieme cercatori di pace e seminatori di speranza in questo tempo buio e apparentemente senza uscita».

Al termine è stata la musica a esprimere la coesistenza delle culture araba, ebraica e cristiana: Amina Alaoui, interprete tra le più raffinate del mondo arabo, ha proposto il concerto Alcàntara, frutto della ricerca su poesia e musica arabo-andalusa medievale.
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[Fonte: "Avvenire" del 30 ottobre 2003]

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