Con l’istituzione della cinquecentesca Chiesa della Santissima Trinità dei
Pellegrini in Roma a prima Parrocchia d’Italia e d’Europa in cui sia possibile
assistere solo ed esclusivamente alla Messa celebrata con il rito tridentino di
San Pio V, il 56enne Monsignor Josef Kramer, cui è stata affidata la guida
pastorale del noto complesso religioso, si è assunto l’onere, e l’onore, di far
riscoprire la luminosa e gloriosa liturgia pre-conciliare nella Capitale della
cristianità. Un compito avvincente, sicuramente impegnativo, affidatogli dal
Vicariato alla luce del Motu Proprio
Summorum Pontificum di Benedetto XVI.
Monsignor Kramer, qual è il Suo programma?
Intanto di celebrare degnamente la Santa Messa; poi, di far diventare la
Parrocchia un punto di riferimento per i fedeli tradizionalisti. Voglio una
Chiesa disponibile e aperta 24 ore su 24, corsi di direzione spirituale,
aggiornamenti per sacerdoti che vogliano apprendere la celebrazione della Messa
secondo il rito antico, corsi di catechismo. Ecco, punto a creare una Parrocchia
viva.
Le porte, dunque, sono aperte anche a quei presbiteri che non conoscono il
messale di San Pio V ma vogliono imparare…
Chiunque voglia imparare e collaborare è il benvenuto: la barca di Pietro non
esclude mai nessuno.
A Suo avviso, quale messaggio ha voluto trasmettere il Santo Padre con il
Motu Proprio “Summorum Pontificum”?
Il Papa ha voluto rivalutare un gioiello che mai era stato messo al bando.
Personalmente, ritengo sia stato un atto di giustizia e libertà. E con la stessa
convinzione considero sbagliate le critiche, sia interne che esterne alla
Chiesa, al
Motu Proprio. Il Pontefice ha lanciato in segno di unità, non di
divisione; ha porto la mano ai tradizionalisti senza nulla togliere agli altri.
Altro che Chiesa parallela, come temeva qualcuno...
Monsignore, comunque non c’è che dire, il rito tridentino ha un fascino tutto
particolare: il sacerdote di spalle ai fedeli e l’intera assemblea rivolta verso
la Croce, la Comunione in ginocchio, le orazioni in latino…
È vero. Si tratta di un messale bellissimo, un tesoro che grazie alla
lungimiranza del Papa ora ritrova forza e spazio nella Chiesa.
Anche Lei pensa che ci siano stati troppi abusi con il “Novus Ordo”?
Non voglio alimentare polemiche. Mi limito ad osservare che la liturgia dev’essere
bellezza e non spettacolo; che essa è la contemplazione del Mistero di Cristo e
non proprietà del celebrante. Tuttavia, è inutile nascondere che anche con il
rito tridentino, in passato, ci siano stati degli abusi. Secondo me, il problema
non è come si celebra, ma con quale animo il sacerdote si accosta all’altare.
Fatto sta che dopo il Concilio Vaticano II, in omaggio al criterio della
creatività liturgica, si sono verificati abusi e stravaganze di ogni tipo…
Non lo scopriamo oggi, lo ha scritto lo stesso Papa Benedetto XVI
nell’introduzione al Motu Proprio. Nel mio piccolo, resto convinto che la Messa
non sia un passatempo e vada celebrata sempre con decoro, possibilmente da
sacerdoti preparati.
Monsignor Kramer, Lei è australiano: senza nulla togliere alla Sua
preparazione e alle Sue capacità, come mai il Vicariato di Roma ha scelto per la
prima parrocchia tradizionalista un sacerdote straniero? I presbiteri italiani
sono impreparati?
Anche io mi sono meravigliato. Per rispondere alla sua domanda, credo che la
scelta sia ricaduta su di me perché i sacerdoti, in particolare quelli giovani,
non importa se italiani o stranieri, non conoscono bene il latino e la liturgia
del rito tridentino. Ora, se vogliono imparare, la mia Parrocchia è a loro
completa disposizione.
Cosa aggiungere?
Introibo ad altare Dei.
[Fonte: Petrus 7 giugno 2008]