APPELLO
DI PACE lanciato dai maggiori rappresentanti religiosi riunitisi a
Lione (Francia) per l’incontro “Uomini e religioni” tenutosi
dall’11 al 13 settembre sul tema “Il coraggio di un umanesimo di
pace”.
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Uomini e donne di religione differente ci
siamo ritrovati nell’antica città di Lione per pregare, per
dialogare, per far crescere un umanesimo di pace.
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Rendiamo omaggio
alla memoria di Giovanni Paolo II, che è stato un maestro di dialogo
e un testimone tenace della santità della pace.
Siamo convinti che,
senza pace, questo mondo diviene disumano. Abbiamo ascoltato il grido
di tanti che soffrono per la guerra o per il terrorismo. Ci siamo
chinati, pensosi, sulle nostra tradizioni religiose e vi abbiamo letto
un messaggio di pace. Abbiamo pregato per la pace nel mondo.
È in nome della pace che ci rivolgiamo ai nostri correligionari, agli
uomini e donne di buona volontà, a chi ancora crede che la violenza
migliori il mondo. E diciamo: è tempo che finisca l’uso della
violenza! La vita umana è sacra. La violenza umilia gli uomini e la
causa di chi la utilizza. Il mondo è stanco di vivere nella paura. Le
religioni non vogliono la violenza, la guerra, il terrorismo. Lo
diciamo con forza a tutti gli uomini!
La pace è il nome di Dio. Dio non vuole l’eliminazione
dell’altro. Dio ha compassione per chi soffre sotto i colpi della
violenza, del terrorismo, della guerra. Chi usa il nome di Dio per
affermare un interesse di parte o legittimare la violenza, avvilisce
la religione. Nessuna guerra è mai santa. L’umanità non si
migliora con la violenza e con il terrore.
Le religioni insegnano che la pace del cuore è decisiva. Dio la dona
a chi crede in Lui. La nostra ferma speranza è che la pace, dono di
Dio, si estenda a tutti gli uomini e le donne, abbracci tutti i popoli
della terra, fermi le mani dei violenti e sconvolga i disegni di
terrore. Per questo abbiamo pregato a Lione.
Abbiamo anche constatato che i dolori del mondo sono tanti: l’umanità
è ancora ben lontana dal realizzare quegli obiettivi del Millennio,
che si era data per abbattere la povertà, per il diritto alle cure,
all’istruzione, all’acqua, alla sicurezza di vita, alla libertà
dalla fame. Questo è molto grave! Il nostro mondo resta segnato da
disperanti povertà. E’ una constatazione dolorosa che manifestiamo,
con grave preoccupazione, ai responsabili politici. Ci facciamo carico
della disperazione e del bisogno di milioni di poveri della terra.
Chiediamo una più forte concentrazione di energie e di risorse per
rendere meno povero e più umano il mondo del XXI secolo.
La pace rende più possibile un mondo migliore. La via della pace è
il dialogo. Il dialogo non abbassa la difesa verso l’altro, ma
protegge; trasforma l’estraneo in amico; rende possibile quel lavoro
in comune per lottare contro la povertà e ogni male.
A Lione abbiamo vissuto un dialogo franco, illuminato dallo spirito
religioso della preghiera. Abbiamo dialogato tra esponenti delle varie
comunità religiose e con gli umanisti del nostro tempo. Sono emerse
le profonde diversità tra religioni e culture. Il mondo, pur
globalizzato, non è divenuto tutto uguale. Ma si è fatto chiaro che
c’è un destino unico. E’ tempo di lavorare assieme con coraggio
per un umanesimo capace di costruire la pace tra i popoli e gli
individui. L’obiettivo non è l’affermazione dell’uno o
dell’altro, ma realizzare una civiltà in cui si vive insieme.
L’arte del dialogo è la strada paziente per costruire questa civiltà
del vivere insieme.
Conceda Dio al mondo e a ogni uomo e a ogni donna il dono meraviglioso
della pace!
Lione, 13 settembre 2005
[Testo distribuito dalla Comunità di Sant’Egidio]