Una
carrellata sulle dichiarazioni di alcuni dei principali protagonisti
dell'Incontro.
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È all'ombra di
un terrorismo che appare sempre più minaccioso che la Comunità
di Sant'Egidio ha aperto ieri la sua diciannovesima edizione
dell'incontro internazionale «Uomini e Religioni». Il rapporto
con l'Islam dal cui seno nasce la minaccia alla pace mondiale è
un punto centrale.
<--Assemblea inaugurale
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“Siamo lieti che la nostra città sia stata scelta per questo evento
che si tiene per la prima volta in Francia. È qui che Giovanni Paolo
II, durante il suo viaggio nel 1986 lanciò un vibrante appello alla
pace, qualche giorno prima dell’indimenticabile riunione di
preghiera ad Assisi. E da diciannove anni gli incontri di
Sant’Egidio ne sono ogni anno il fedele proseguimento”. Con queste
parole il card. Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione ha introdotto
ieri la liturgia ecumenica nella Chiesa di Fourvière dove si
trovavano raccolti i partecipanti al Meeting Interreligioso promosso
dalla Comunità di Sant’Egidio.
È
il perdono la chiave del ritrovarsi tra cristiani dopo le discussioni
teologiche e gli incontri fraterni e spirituali ai quali il movimento
ecumenico ci ha abituati da qualche decennio": egli ha detto ai
rappresentanti delle chiese cristiane che hanno riempito il santuario
di Notre Dame de Fourvière nella liturgia d'inizio delle tre giornate
dell'incontro. "Immagino che i cristiani delle altre chiese - ha
continuato Barbarin - non sono più a loro agio dei loro fratelli e
sorelle cattolici davanti alle prospettive abissali che l'insegnamento
di Gesù ci apre. E allora non c'è alternativa. I cento denari,
queste ferite che ci siamo inferti nel corso della storia, devono
certo scomparire quando noi pensiamo ai diecimila talenti della
Redenzione, dove Gesù ci ha amati fino all'estremo, fino alla
follia".
La liturgia ha visto anche la partecipazione di Karekine II,
Catholicos di tutti gli Armeni che ha ricordato la ricorrenza del 90°
anniversario del genocidio degli armeni, e ha detto: “La pace è
sempre possibile qualora esista un autentico desiderio di
raggiungerla. Pace, libertà, giustizia e amore sono inscindibili, si
tengono per mano e si rafforzano vicendevolmente. L’Europa,
portatrice della testimonianza della fede cristiana e della sua
cultura, continuerà ad essere custode di quei valori di umanesimo e
di diritto per i quali ha tanto combattuto e fatto sacrifici”.
È stata data quindi lettura
al messaggio inviato dal card. Angelo
Sodano, Segretario di Stato.
“Il Papa Benedetto XVI - si legge - mi ha incaricato di farvi sapere
che si unisce volentieri alla preghiera di tutte le persone riunite
per riflettere e pregare per la pace e l’amicizia tra i popoli. Egli
chiede agli uomini dei nostri tempi e specialmente ai giovani di avere
il coraggio di impegnarsi sempre più attivamente in favore della pace
e del dialogo, che soli possono permettere di costruire una speranza
per l’avvenire del pianeta. La violenza, qualunque essa sia, non può
risolvere i conflitti”.
“L’11 settembre resta la
data più tragica di questo nostro inizio di secolo” ha detto Andrea
Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio , nella
conferenza inaugurale del convegno apertosi ieri a Lione e che
proseguirà fino al 13 settembre. “È cresciuta, - ha ripreso
Riccardi nell’ambito di una più ampia analisi - tra mondi e
religioni, la diffidenza. Spesso sembra realista dire che lo scontro,
violento o culturale, sia inevitabile. Appare coraggio; ma è paura in
un mondo disumano. La violenza non è coraggio”. “Niente
in questo mondo, neppure una religione, può essere egemonico”. Egli
parla di un mondo irriducibilmente al plurale ma non per questo
destinato all’odio e alla contrapposizione.
In presenza del primo
ministro Sarkozy e di numerose personalità, nell’anno centenario
delle leggi laiche in Francia, Andrea Riccardi auspica una civiltà
delle differenze e sottolinea come oggi una Francia al plurale accolga
i leader religiosi di tutto il mondo. D’altra parte, i grandi dolori
del Novecento hanno unito gente di religione diversa nella
compassione, all’interno della dura vita dei lager e dei gulag, dove
sono nati ecumenismo e dialogo. In un tempo di concentrazione di
poteri forti, ha aggiunto, i singoli, come si è visto negativamente
con il terrorismo, possono destabilizzare interi paesi: ma se un
singolo uomo può perdere il mondo, può anche salvarlo. Le religioni
possono rivolgersi personalmente e spiritualmente agli uomini e alle
donne del nostro tempo, e renderli protagonisti attraverso la forza
debole della preghiera e della pace: come Giovanni Paolo II aveva
proposto ai credenti ad Assisi nel 1986.
“Milioni di uomini e donne,
ansiosi, in un mondo con aspetti di disumanità, cercano un’anima
per il nostro tempo. Le religioni hanno una grande responsabilità”.
“Uno studioso americano, Rudolph Rummel, - ha ricordato Riccardi -
ha affrontato la realtà dell’omicidio di popolo, da lui definito
“demomicidio”, sottolineando che 170 milioni di persone sono state
uccise nel XX secolo, in gran parte dalla violenza di Stato”.
Armando Emilio Guebuza, presidente della Repubblica del Mozambico ha
ricordato a sua volta il successo ottenuto dalla Comunità di
Sant’Egidio dopo due anni di trattative tra nemici del suo
paese.“Attraverso il dialogo e con la partecipazione delle varie
confessioni religiose – ha affermato - siamo riusciti a porre fine
alla guerra che dopo aver provocato un milione di morti impediva di
concentrarci sullo sviluppo del paese. Il programma Dream per la cura
dell’Aids che Sant’Egidio sta intraprendendo in Mozambico è un
ulteriore segnale di questo successo”.
“Oggi gli uomini e le donne
comprendono che la prosperità materiale non è sufficiente a
soddisfare le loro aspirazioni profonde. Non è di nessun aiuto per
distinguere il bene dal male, non dà senso all’esistenza, non
risponde alle domande fondamentali dell’essere umano: perché c’è
una vita e qual è il senso della morte?”, È stato Nicolas Sarkozy,
ministro degli interni di Francia ad aprire ieri il dibattito al
meeting interreligioso di Lione.
Ne è seguito un “trialogo” tra ebrei, cristiani e musulmani,
coordinato da Bruno Frappat, presidente della Bayard, nel quale il
card. Walter Kasper, Presidente del Pontificio consiglio per la
promozione dell’unità dei cristiani, ha ribadito che “I
terroristi sono criminali, non sono uomini religiosi. Le religioni
infatti proclamano la misericordia Dio”, “Dobbiamo togliere
la maschera religiosa dal loro volto – ha continuato il cardinale -
e mostrare che sotto vi è il profilo del nichilismo. Il terrorismo
non fa finire il dialogo, anzi spinge a intensificarlo per togliergli
risorse”.
Ezzedin Ibrahim,
Consigliere presidenziale degli Emirati Arabi Uniti, ricorda che “il terrorismo
è condannato, proibito da tutte le
religioni, Islam compreso. Quella dell’11 settembre è stata un’azione
irreligiosa, inumana, criminale. Il terrorismo è cieco; commesso
non solo da musulmani arabi, ma anche da altri che dicono di ispirarsi
alla religione come è accaduto in Irlanda, in Spagna o in Sri Lanka,
rappresenta il fallimento globale dell’umanità”.
Il Gran Rabbino di
Israele Yona Metzeger, si è espresso con una metafora: “Il mondo
attuale è così piccolo che tutti navighiamo sulla stessa
imbarcazione, e un piccolo buco può mettere in pericolo tutti”.
Egli propone una sorta di giuramento di Ippocrate che tutti quelli
chiamati a responsabilità pastorali dovrebbero sottoscrivere prima
di poterle esercitare, dichiarando, senza se e senza ma, la loro
contrarietà alla violenza. Il rabbino capo di Israele ha insistito
anche sull’educazione, puntando sui giovani e pensa ai ragazzi
palestinesi e israeliani: “Se siamo in grado di educare a non
uccidere se stessi o gli altri perché hanno un’idea diversa da
noi, possiamo sperare che il terrore si fermi”.
“Una società più
pluriculturale e più plurireligiosa non è utopia”, ha aggiunto lo
storico francese Jean-Dominique Durand, presidente della Fondazione
Fourvière: “La presenza tra noi del presidente del Mozambico, un
paese pacificato dopo un lungo conflitto, - ha concluso - mostra che
non si tratta di sogni, ma di realtà”