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    Il portavoce vaticano propone ai mezzi di comunicazione di rilanciare il “grande dialogo della verità”

Dichiarazione di padre Federico Lombardi S.I.

Rilanciare il “grande dialogo della verità” nel mondo dei mezzi di comunicazione è la proposta che ha lanciato dai microfoni della “Radio Vaticana” il suo direttore generale, padre Federico Lombardi S.I., che è anche direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Pubblichiamo di seguito la sua riflessione.



Da diversi mesi ormai chi segue la stampa e in generale l’informazione in Italia si trova di fronte a un fiume ininterrotto di interventi di vario genere direttamente o indirettamente connessi al dibattito sulle coppie di fatto.

Chi opera nel mondo delle comunicazioni sociali si rende ben conto che vi è certamente spesso un fondamento oggettivo di questi interventi, ma vi è pure altrettanto spesso una notevole amplificazione, e talvolta un’alterazione o una strumentalizzazione di parole o testi o intenzioni della “parte avversa”. La strumentalizzazione è dovuta a volte alla passione di parte, a volte è intenzionale e calcolata. Sembra, alla fine, di diventare sempre più prigionieri di un circolo perverso: l’atteggiamento dell’ascolto e del rispetto degli interlocutori è sempre più difficile, la comprensione delle vere intenzioni dell’altro praticamente impossibile. “Dialogo” appare ormai una parola vuota. Molti vorrebbero modificare questa situazione, ma non sanno da che parte cominciare: temono di essere strumentalizzati appena apriranno bocca. Un senso di impotenza si diffonde.

Può darsi che qualcuno si rallegri dell’impopolarità che ne risulta per la Chiesa. La meschinità e la miopia di un tale atteggiamento sono troppo spregevoli per occuparcene. Perché il problema riguarda tutti noi, tutta la società italiana anche aldilà del coinvolgimento - in questo caso - della Chiesa o di suoi personaggi. Si tratta della nostra capacità comune di condurre dibattiti costruttivi, su temi importanti, con la prospettiva del bene comune, senza lasciarci imprigionare da contrapposizioni senza uscita.

Perciò diventa urgente in questo momento una grande capacità di autocontrollo delle nostre reazioni, un’attenzione vigile a non alzare i toni, a rispettare di più ciò che l’interlocutore ha detto e ha voluto dire, a tener conto del contesto e della natura dei documenti. Occorre uno sforzo un po’ fuori dell’ordinario – dato che fuori dell’ordinario sta diventando la situazione – di etica professionale per i comunicatori e per i loro dirigenti, di apertura reciproca fra le diverse posizioni politiche e sociali.

E’ un discorso che può sembrare moralistico. Ma chi opera nel mondo della comunicazione sociale sa che è assai concreto. Anche senza arrivare al caso dello stravolgimento intenzionale degli atti e delle parole degli altri, questo discorso tocca la scelta degli argomenti da lanciare, i titoli, i rilanci, la costruzione dei dibattiti. Dove vogliamo andare? Troppe volte la Chiesa si è dimostrata una componente viva e attenta nella vita della società italiana perché qualcuno possa pensare che sia bene che rimanga al margine o si trovi in atteggiamento di rottura. E poi il problema è più ampio, riguarda il degrado generale della capacità di confronto civile e costruttivo nella prospettiva del bene comune. E come tale è un problema che ci riguarda assolutamente tutti: cattolici e laici, credenti e non credenti, e nessuno se ne può sentire estraneo.

Anche la Radio Vaticana non se ne sente estranea, e si impegna a dare il suo contributo con lealtà e coraggio, ma sempre con un doveroso sforzo di rispetto delle posizioni e delle intenzioni degli altri. Un impegno quotidiano necessario e doveroso, perché l’inserimento della Chiesa nella nostra società possa nuovamente essere meglio compreso nella sua natura positiva di proposta e di servizio per il bene di tutti.
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[Fonte: Zenit 20 marzo 2007]

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