«Perché si cerca di
attaccare Madre Teresa?»
Antonio Socci su
Libero 26 agosto 2007
L’umanità di chi ha incontrato e abbracciato Cristo
affascina e attrae. I santi affascinano e attraggono. Ha scritto René
Bazin: “Anche i non credenti hanno tal bisogno di santità che corrono ad
essa appena in qualche modo si manifesti”. È
stato così per Padre Pio, per Giovanni Paolo II, per Madre Teresa di
Calcutta. Per questo periodicamente le forze avversarie cercano (ma
invano) di oscurare la luce di quei volti. Talvolta anche utilizzando
degli errori di ecclesiastici…
Uno scoop che fa sorridere. Il
settimanale “Time” lo anticipa e subito i giornali italiani gli vanno
dietro. Prima pagina del Corriere della sera di ieri: “I tormenti di
Madre Teresa: non trovo Cristo. Mezzo secolo di dubbi sulla fede”. Prima
pagina della Stampa: “Teresa, la santa che dubitava di Dio”. Parrebbe
clamoroso. In realtà la notizia è stravecchia e così è pure presentata a
rovescio. Personalmente dedicai a questa straordinaria vicenda una
puntata di “Excalibur” nel dicembre 2002 e non su una tv locale, ma su
Rai 2, in prima serata, davanti a circa 3 milioni di telespettatori. Si
parla di 5 anni fa. Dunque la notizia di ieri non è proprio
freschissima…
Erano ospiti in studio un giovane indiano che, da bimbo abbandonato, era
stato raccolto su una strada di Calcutta da Madre Teresa e da lei
“adottato” e cresciuto come un vero figlio naturale. C’era poi
Elisabetta Gardini, un missionario, padre Piero Gheddo, che era stato
amico della suora. E c’era infine Saverio Gaeta, il giornalista che
aveva appena pubblicato “Il segreto di Madre Teresa” (Piemme) il cui
sottotitolo recitava: “Il diario e le lettere inedite dei colloqui con
Gesù riportati alla luce dal processo di beatificazione”.
Adesso il libro che sta uscendo, “Come be my light”, torna sulla
vicenda, ma non alza i veli su un “lato sconosciuto” della suora, come
annuncia il Corriere, perché la cosa era nota. “La Stampa” titolando
sulle “lettere segrete” mette in evidenza un brano (“il sorriso è una
maschera o un mantello che copre ogni cosa”) che si trova già, ed
espresso meglio, a pagina 95 del libro di Gaeta: “Il mio sorriso è un
grande mantello che copre una moltitudine di dolori”.
Perché dei giornali importanti lanciano come scoop, come “lato
sconosciuto della missionaria di Calcutta”, qualcosa su cui si discute
da anni? Escludo che sia un caso di provincialismo. Escludo pure che non
conoscano le buone regole del giornalismo che impongono di fare
verifiche e di presentare un fatto con cognizione di causa. Ha prevalso
forse un certo scandalismo estivo a buon mercato: la più celebre santa
dei nostri tempi che sembra dire di non credere in Dio è ritenuta cosa
divertente dal circo mediatico che ha ridotto il mondo a pettegolezzo. E
questo spiega qualche superficiale tendenziosità dei giornali (si
presenta Madre Teresa come una che diceva una cosa e ne sentiva
un’altra). Taluno, in casa cattolica, denuncerà l’emergere qui della
nota ostilità ideologica contro la Chiesa. Dirà che si è voluto dare un
colpo pesante a una santa che è un simbolo del cattolicesimo per milioni
e milioni di persone. Può darsi. Ma francamente dovrebbero dare qualche
spiegazione anche gli ecclesiastici che hanno pubblicato un simile libro
con questo lancio mediatico che non rende giustizia a Madre Teresa. Sarà
stata ingenuità, ma la suora così è finita nel tritacarne scandalistico.
Al contrario il libro di Saverio Gaeta, che pure rese noti per primo i
brani delle lettere sulla “notte oscura”, partiva anzitutto dalla
rivelazione degli eventi soprannaturali che hanno dato inizio alla
missione di Madre Teresa che, altrimenti, sarebbe del tutto inspiegabile
(lei infatti era già una suora missionaria in India: insegnava in
istituti per figlie delle famiglie facoltose). Le accadde dicevamo
l’irruzione di Cristo nella sua vita. Si trattò di locuzioni interiori,
cioè delle voci percepite di Gesù e di Maria e di almeno due visioni.
Senza questo sensazionale antefatto non si comprende la “notte oscura”.
Dunque è il 1946 quando la giovane suora missionaria percepisce
chiaramente questa voce dolce, appartenente a Gesù, che le dice:
“Desidero suore indiane, vittime del mio amore, che siano Maria e Marta,
che siano talmente unite a me da irradiare il mio amore sulle anime.
Desidero suore libere, rivestite della mia povertà della Croce; desidero
suore obbedienti, rivestite della mia obbedienza della Croce; desidero
suore piene di amore, rivestite della carità della Croce. Rifiuterai di
fare questo per me?”.
La Voce comincia a farsi sentire dal 10 dicembre 1946, “innanzitutto nei
dieci giorni di ritiro spirituale che la religiosa trascorre nel
convento di Darjeeling” scrive Gaeta “e poi per buona parte del 1947, la
Voce si manifesta con sempre maggiore chiarezza. Gesù Cristo in persona
le chiede la disponibilità ‘a lasciare tutto e a raccogliere intorno a
sé alcune compagne per vivere la Sua vita, per svolgere il Suo lavoro in
India’. E’ l’inizio di un serrato dialogo”.
Suor Teresa è chiamata da Gesù a lasciare il suo ordine e ad andare a
vivere come i più poveri fra i poveri. Gesù le indica perfino il nome
dell’opera che deve costruire: “Desidero suore indiane, Missionarie
della Carità, che siano il mio fuoco d’amore tra i più poveri, gli
ammalati, i moribondi, i bambini di strada. Voglio che tu conduca a me i
poveri, e le suore che offriranno le loro vite come vittime del mio
amore condurranno a me queste anime”. Ed ancora Gesù le dice: “Hai
sempre affermato: ‘Fai di me ciò che vuoi’. Ora voglio agire. Lasciami
fare, mia piccola sposa, mia piccola cara. Non temere, io sarò sempre
con te. Tu soffrirai e stai soffrendo anche ora, ma se sei la mia
piccola sposa – la sposa di Gesù Crocifisso - dovrai sopportare questi
tormenti nel tuo cuore. Lasciami agire, non respingermi. Confida in me
con amore, confida in me ciecamente”.
E infatti – dopo queste straordinarie grazie mistiche - Madre Teresa
sarà attesa da 50 anni di aridità spirituale, di notte oscura (quella di
cui dicevamo all’inizio), salvo brevi parentesi di sollievo. Chi può
dire quale senso di abbandono e di buio sperimenti un’anima quando deve
tornare nel mondo dopo essere stata abbracciata dalla bellezza di Dio
stesso? E’ il sentirsi respinti e abbandonati da Dio, una sensazione
drammatica che anche padre Pio descrive in tante sue lettere giovanili.
E’ la “notte oscura” che hanno sperimentato anche gli altri mistici.
Perché quando l’immedesimazione con Gesù Cristo raggiunge quelle vette,
insieme ai doni soprannaturali della sua presenza e della sua bellezza,
percepite in modo tangibile, Dio fa sperimentare anche il buio e la
croce che visse Gesù.
Vuole infatti che le anime da lui privilegiate somiglino in tutto al
Figlio. Se ne rende conto la stessa Madre Teresa quando scrive: “Per la
prima volta in questi undici anni ho cominciato ad amare l’oscurità.
Perché ora credo che essa sia una parte, una piccolissima parte, del
buio e del dolore vissuto da Gesù sulla terra. Oggi ho davvero sentito
una profonda gioia, perché Gesù non può più vivere direttamente
l’agonia, ma desidera viverla attraverso di me. Mi abbandono a lui più
che mai. Sì, più che mai sarò a sua disposizione”.
Questa è la fede eroica per cui Madre Teresa è stata elevata agli onori
degli altare. Paradossalmente la vicenda è un’occasione preziosa per
riflettere sul cristianesimo. Che non è affatto un’attività sociale o
umanitaria, né un sistema astratto di dottrine e di morale, né un
ragionamento umano o una civiltà, né un insieme di riti o sentimenti. Ma
è l’incontro con una persona, Gesù Cristo, che sceglie e chiama, senza
alcun nostro merito. E’ l’appassionata e drammatica storia d’amore con
lui, che si manifesta in modalità speciali nella vita dei mistici. Per
tutti però il cristianesimo è l’avventura più straordinaria, perché
attraverso questo cammino Dio divinizza le creature umane che gli dicono
liberamente “sì”. Questo infatti è lo scopo della creazione (anche il
nostro corpo sarà divinizzato). S. Agostino ha scritto: “Colui che era
Dio si è fatto uomo, facendo dèi coloro che erano uomini”. E questa
trasformazione, che s’intravede già nei santi, regala una felicità senza
fine già sulla terra, ma passa sempre attraverso il Getsemani e la
Croce. Anche per Madre Teresa.
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