Non si deve cedere alla prepotenza e
alla strumentalizzazione che montano nel mondo musulmano. Che ha
bisogno di più ragionevolezza e meno rabbia. E in questo senso le
parole pronunciate da Benedetto XVI a Ratisbona non sono un attacco,
ma una salutare provocazione. Ne è convinto Magdi Allam, giornalista
e scrittore, ma soprattutto combattente per l'affermazione di un islam
rispettoso di valori universali come la sacralità della vita e il
rispetto della persona e della sua dignità e libertà.
A giudicare dalle reazioni
registrate in queste ore, siamo davanti a un fronte compatto, anche se
eterogeneo, di proteste contro l'intervento del Papa all'università
di Ratisbona. Questo è l'islam con cui ci dobbiamo confrontare?
Sono sgomento e preoccupato per il fatto che ogni volta che sulla
scena internazionale si verifica un evento che viene percepito come
una lesione della dignità dei musulmani o della sacralità
dell'islam, alle aggressioni verbali che scaturiscono dagli elementi
più oltranzisti si accodano anche coloro che consideriamo moderati.
Gente che magari si è pronunciata contro il terrorismo, ma in questi
casi finisce per appiattirsi sui prepotenti: evitano di pronunciarsi
nel timore di essere bollati come i "traditori" di uno
schieramento eterogeneo che va da Benladen fino ad Al-Arabiya. La
paura li ferma, e così vengono arruolati nelle file degli
anti-occidentali.
A Ratisbona il Papa ha invitato
l'Occidente a riscoprire il logos, a riannodare il legame tra fede
e ragione. È un invito che riguarda anche il mondo musulmano?
Certamente. Ma prima mi consenta un'osservazione di metodo. Non si
dimentichi che Ratzinger stava tenendo una lezione nell'università
dove ha insegnato per tanti anni. Quello non era un incontro sul
dialogo interreligioso, parlava a un pubblico di cattolici. Era
pienamente legittimato a esprime opinioni che possono differire (anche
ampiamente) dalle posizioni dei musulmani. Chi l'ha detto che il Papa
deve dire solo cose «gradite»? Detto questo, trovo che il richiamo
al logos, all'agire secondo ragione, sia una salutare
provocazione per quanti, in Occidente come nell'islam, hanno lasciato
la ragione nel cassetto.
Tanti guai nascono
dall'applicazione letterale dei versetti del Corano...
La necessità di coniugare fede e ragione è sostenuta per secoli da
molti «liberi pensatori» musulmani, che in varie occasioni
affermarono la natura «creata», non «increata» del Corano. Se il
libro sacro ai musulmani è creato e quindi è successivo a Dio,
questo legittima l'uso della ragione umana nell'interpretazione del
Corano. Averroè ha espresso bene la necessità di introdurre il
ragionamento laddove l'interpretazione letterale porta a conclusioni
contrarie alla natura umana.
Ma i libri di Averroè finirono
al rogo...
È vero. Però la sua eredità è rimasta, e tanti teologi e filosofi
nel corso dei secoli se ne sono fatti interpreti. Il professor Abu
Zeid è l'esempio di un discepolo contemporaneo di Averroè, ed è
attualmente uno dei maggiori conoscitori del Corano. Anche se, dopo le
accuse di apostasia ricevute in Egitto, ha dovuto andarsene in esilio
in Olanda.
Una mosca bianca, dunque, e pure
in esilio….
Come lui ce ne sono altri, ma vengono tenuti ai margini, messi a
tacere o perseguitati. Non riescono ad avere un ruolo sociale
influente. L'Occidente dovrebbe impegnarsi per farli conoscere,
accreditarli come interlocutori, aiutarli ad allargare la loro
influenza nelle rispettive società.
Molte critiche al Papa sono
venute per i riferimenti alla guerra santa e all'uso della violenza
per diffondere l'islam.
Benedetto XVI ha riproposto fatti storici. Dire che l'islam si è
diffuso attraverso le guerre - prima con Maometto e poi con i califfi
che gli sono succeduti - non è un'offesa: è una verità storicamente
fondata. Negarlo equivarrebbe a negare che le Torri Gemelle siano
state abbattute da due aerei l'11 settembre del 2003.
Come sradicare l'ideologia
fondamentalista che strumentalizza la religione per giustificare i
suoi obiettivi di potere? E cosa può fare l'Occidente?
Questo è un dramma tutto interno al mondo islamico, che è obnubilato
dall'anti-occidentalismo e da un desiderio di rivalsa mai sazio. Ma
l'Occidente potrebbe fare molto…
Cosa?
Deve ri-affermare al suo interno il primato di valori assoluti e
universali, in primis la sacralità della vita e la dignità e la
libertà della persona, che devono essere rispettati anche dai
musulmani che vivono qui. Così facendo, tornando a essere pienamente
se stesso, l'Occidente contribuisce anche alla riforma in senso
modernista e liberale delle comunità musulmane che vivono in
emigrazione. Non è poco, sa? Se i musulmani che vivono qui
condividessero pienamente quei valori fondanti, avremmo risolto molti
problemi. Una riforma in Occidente avrebbe certamente un effetto di
ritorno nei Paesi di origine, ne verrebbe un contagio virtuoso su
tutta la umma. Il dramma dell'Occidente è che neppure in casa
sua è capace di vivere e imporre certi valori. E in più, a livello
culturale e mediatico, si è affermato un atteggiamento colpevolista
in base al quale qualsiasi cosa negativa si verifichi nei Paesi
islamici viene fatta risalire a responsabilità europee o americane,
vicine o lontane. È una specie di "meaculpismo"
post-coloniale.
Siamo di fronte alla riedizione della campagna contro le vignette
satiriche su Maometto?
In quel caso l'origine dell'incendio era un giornale, qui stiamo
parlando del capo della Chiesa cattolica. Il rilievo è molto
maggiore. E le conseguenze potrebbero essere peggiori. I predicatori
d'odio continueranno a strumentalizzare questa ed altre vicende. E sa
perché? Perché questa avversione all'Occidente non è di natura
reattiva, per loro ogni pretesto è buono per dare nuova linfa a
un'aggressività che viene da lontano. Il fatto di poter individuare
come bersaglio il capo della Chiesa cattolica è un'occasione ghiotta:
cercheranno di fare in modo che attorno alle dichiarazioni del Papa e
alle richieste di scuse pubbliche si crei la più ampia coalizione
possibile. In queste ore si vede che stanno cercando di coinvolgere i
loro governi. E anche le comunità cristiane che vivono nei Paesi
islamici potrebbero entrare nel mirino dei "duri".
Ma allora non era meglio essere
più cauti, pensando a certe conseguenze? Insomma, come scrive qualche
commentatore, il Papa ha esagerato?
Assolutamente no. Ha detto ciò che un papa può legittimamente e
liberamente dire. E le sue argomentazioni sono presenti anche
all'interno del mondo islamico, condivise da molti riformatori. E
comunque ritengo che sia arrivato il momento della chiarezza. Bisogna
scoprire le carte: basta con i dialoghi fatti di ambiguità e paure.
Perché si cementi una base solida e costruttiva tra cristiani e
musulmani, è salutare che le due parti chiariscano fino in fondo le
rispettive posizioni, si confrontino in tutta la loro autenticità. Se
invece ci si ferma, nel timore di provocare dissapori o reazioni
violente, ci rendiamo complici di un contesto in cui sempre più
prevarranno i prepotenti. Ci sarà un costo da pagare? Meglio pagarlo
oggi che tra dieci anni. Prima si interviene e si fa chiarezza e
meglio è. Lasciare che la falsità e l'ipocrisia perdurino, accresce
il potere degli estremisti.
Guardano al futuro, c'è di che
essere ottimisti o pessimisti?
Realisti, si dev'essere realisti. Nell'immediato dobbiamo prepararci
al peggio, prendere atto che c'è una guerra in atto, sia sul piano
del terrorismo che colpisce in varie parti del mondo, sia sul piano
dell'estremismo che ha messo le mani su molte moschee. Tutto ciò è
parte integrante di una guerra contro l'Occidente e contro gli stessi
musulmani che si oppongono alla strumentalizzazione della loro fede.
Questo è il tempo della fermezza e della chiarezza per fronteggiare
la minaccia che abbiamo davanti. Dobbiamo farlo insieme: cristiani,
musulmani, ebrei, uomini di buona volontà. Dobbiamo costruire
un'alleanza in nome della ragione e di una fede che fa riferimento a
valori che sono trascendenti, assoluti e universali.
Tra le poche voci dell'islam moderato, cogliamo queste espressioni di
Magdi Allam sul Corriere della sera del 15 settembre: «È desolante e
preoccupante - sottolinea subito Magdi Allam - l'immagine dei
musulmani che hanno dato vita a un fronte internazionale unitario per
attaccare il Papa. (...) Perché mai i musulmani, soprattutto i
cosiddetti moderati, non si sollevano con tale e tanta foga contro i
veri ed eterni profanatori dell'islam?», cioè terroristi ed
estremisti.
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