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Buona Pasqua a tutti:
ricevere il Battesimo dal Papa nel Giorno della Risurrezione è il dono più
grande della vita!
Il racconto del percorso
interiore che mi ha portato a scegliere la religione cattolica dopo una
approfondita riflessione sulla incompatibilità dell'islam con i valori
inalienabili autore: Magdi Cristiano Allam
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Veglia Pasquale, S. Pietro 2008 |
Cari Amici,
Sono particolarmente lieto di condividere con voi la mia immensa gioia per
questa Pasqua di Resurrezione che mi ha portato il dono della fede cristiana. Vi
propongo volentieri la lettera da me inviata al Direttore del Corriere della
Sera, Paolo Mieli, in cui racconto il percorso interiore che mi ha portato alla
scelta della conversione al cattolicesimo. Questa è la versione integrale della
lettera che è stata pubblicata, solo parzialmente, oggi dal Corriere della Sera.
Caro Direttore,
Ciò che ti sto per riferire concerne una mia scelta di fede religiosa e di vita
personale che non vuole in alcun modo coinvolgere il Corriere della Sera di cui
mi onoro di far parte dal 2003 con la qualifica di vice-direttore ad personam.
Ti scrivo pertanto da protagonista della vicenda come privato cittadino.
Ieri sera mi sono convertito alla
religione cristiana cattolica, rinunciando alla mia precedente fede islamica. Ha
così finalmente visto la luce, per grazia divina, il frutto sano e maturo di una
lunga gestazione vissuta nella sofferenza e nella gioia, tra la profonda e
intima riflessione e la consapevole e manifesta esternazione. Sono
particolarmente grato a Sua Santità il Papa Benedetto XVI che mi ha impartito i
sacramenti dell’iniziazione cristiana, Battesimo, Cresima e Eucarestia, nella
Basilica di San Pietro nel corso della solenne celebrazione della Veglia
Pasquale. E ho assunto il nome cristiano più semplice ed esplicito: “Cristiano”.
Da ieri sera dunque mi chiamo Magdi Cristiano Allam.
Per me è il giorno più bello
della vita. Acquisire il dono della fede cristiana nella ricorrenza della
Risurrezione di Cristo per mano del Santo Padre è, per un credente, un
privilegio ineguagliabile e un bene inestimabile. A quasi 56 anni, nel mio
piccolo, è un fatto storico, eccezionale e indimenticabile, che segna una svolta
radicale e definitiva rispetto al passato. Il miracolo della Risurrezione di
Cristo si è riverberato sulla mia anima liberandola dalle tenebre di una
predicazione dove l’odio e l’intolleranza nei confronti del “diverso”,
condannato acriticamente quale “nemico”, primeggiano sull’amore e il rispetto
del “prossimo” che è sempre e comunque “persona”; così come la mia mente si è
affrancata dall’oscurantismo di un’ideologia che legittima la menzogna e la
dissimulazione, la morte violenta che induce all’omicidio e al suicidio, la
cieca sottomissione e la tirannia, permettendomi di aderire all’autentica
religione della Verità, della Vita e della Libertà.
Nella mia prima Pasqua da
cristiano io non ho scoperto solo Gesù, ho scoperto per la prima volta il vero e
unico Dio, che è il Dio della Fede e Ragione.
La mia conversione al
cattolicesimo è il punto d’approdo di una graduale e profonda meditazione
interiore a cui non avrei potuto sottrarmi, visto che da cinque anni sono
costretto a una vita blindata, con la vigilanza fissa a casa e la scorta dei
carabinieri a ogni mio spostamento, a causa delle minacce e delle condanne a
morte inflittemi dagli estremisti e dai terroristi islamici, sia quelli
residenti in Italia sia quelli attivi all’estero. Ho dovuto interrogarmi
sull’atteggiamento di coloro che hanno pubblicamente emesso delle fatwe,
dei responsi giuridici islamici, denunciandomi, io che ero musulmano, come
“nemico dell’islam”, “ipocrita perché è un cristiano copto che finge di essere
musulmano per danneggiare all’islam”, “bugiardo e diffamatore dell’islam”,
legittimando in tal modo la mia condanna a morte. Mi sono chiesto come fosse
possibile che chi, come me, si è battuto convintamente e strenuamente per un
“islam moderato”, assumendosi la responsabilità di esporsi in prima persona
nella denuncia dell’estremismo e del terrorismo islamico, sia finito poi per
essere condannato a morte nel nome dell’islam e sulla base di una legittimazione
coranica. Ho così dovuto prendere atto che, al di là della contingenza che
registra il sopravvento del fenomeno degli estremisti e del terrorismo islamico
a livello mondiale, la radice del male è insita in un islam che è
fisiologicamente violento e storicamente conflittuale.
Parallelamente la Provvidenza mi
ha fatto incontrare delle persone cattoliche praticanti di buona volontà che, in
virtù della loro testimonianza e della loro amicizia, sono diventate man mano un
punto di riferimento sul piano della certezza della verità e della solidità dei
valori. A cominciare da tanti amici di Comunione e Liberazione con in testa don
Juliàn Carròn; a religiosi semplici quali don Gabriele Mangiarotti, suor Maria
Gloria Riva, don Carlo Maurizi e padre Yohannis Lahzi Gaid; alla riscoperta dei
salesiani grazie a don Angelo Tengattini e don Maurizio Verlezza culminata in
una rinnovata amicizia con il Rettore maggiore Don Pascual Chavez Villanueva;
fino all’abbraccio di alti prelati di grande umanità quali il cardinale Tarcisio
Bertone, monsignor Luigi Negri, Giancarlo Vecerrica, Gino Romanazzi e,
soprattutto, monsignor Rino Fisichella che mi ha personalmente seguito nel
percorso spirituale di accettazione della fede cristiana. Ma indubbiamente
l’incontro più straordinario e significativo nella decisione di convertirmi è
stato quello con il Papa Benedetto XVI, che ho ammirato e difeso da musulmano
per la sua maestria nel porre il legame indissolubile tra fede e ragione come
fondamento dell’autentica religione e della civiltà umana, e a cui aderisco
pienamente da cristiano per ispirarmi di nuova luce nel compimento della
missione che Dio mi ha riservato.
Il mio è un percorso che inizia
da quando all’età di quattro anni, mia madre Safeya – musulmana credente e
praticante – per il primo della serie di “casi” che si riveleranno essere tutt’altro
che fortuiti bensì parte integrante di un destino divino a cui tutti noi siamo
assegnati –mi affidò alle cure amorevoli di suor Lavinia dell’Ordine dei
Comboniani, convinta della bontà dell’educazione che mi avrebbero impartito
delle religiose italiane e cattoliche trapiantate al Cairo, la mia città natale,
per testimoniare la loro fede cristiana tramite un’opera volta a realizzare il
bene comune. Ho così iniziato un’esperienza di vita in collegio, proseguita dai
salesiani dell’Istituto Don Bosco alle medie e al liceo, che mi ha
complessivamente trasmesso non solo la scienza del sapere ma soprattutto la
coscienza dei valori. È grazie ai religiosi cattolici che io ho acquisito una
concezione profondamente e essenzialmente etica della vita, dove la persona
creata a immagine e somiglianza di Dio è chiamata a svolgere una missione che
s’inserisce nel quadro di un disegno universale ed eterno volto alla
risurrezione interiore dei singoli su questa terra e dell’insieme dell’umanità
nel Giorno del Giudizio, che si fonda nella fede in Dio e nel primato dei
valori, che si basa sul senso della responsabilità individuale e sul senso del
dovere nei confronti della collettività. È in virtù dell’educazione cristiana e
della condivisione dell’esperienza della vita con dei religiosi cattolici che io
ho sempre coltivato una profonda fede nella dimensione trascendentale, così come
ho sempre ricercato la certezza della verità nei valori assoluti e universali.
Ho avuto una stagione in cui la
presenza amorevole e lo zelo religioso di mia madre mi hanno avvicinato
all’islam, che ho periodicamente praticato sul piano cultuale e a cui ho creduto
sul piano spirituale secondo un’interpretazione che all’epoca, erano gli anni
Sessanta, corrispondeva sommariamente a una fede rispettosa della persona e
tollerante nei confronti del prossimo, in un contesto – quello del regime
nasseriano – dove prevaleva il principio laico della separazione della sfera
religiosa da quella secolare. Del tutto laico era mio padre Mahmoud al pari di
una maggioranza di egiziani che avevano l’Occidente come modello sul piano della
libertà individuale, del costume sociale e delle mode culturali ed artistiche,
anche se purtroppo il totalitarismo politico di Nasser e l’ideologia bellicosa
del panarabismo che mirò all’eliminazione fisica di Israele portarono alla
catastrofe l’Egitto e spianarono la strada alla riesumazione del panislamismo,
all’ascesa al potere degli estremisti islamici e all’esplosione del terrorismo
islamico globalizzato.
I lunghi anni in collegio mi
hanno anche consentito di conoscere bene e da vicino la realtà del cattolicesimo
e delle donne e degli uomini che hanno dedicato la loro vita per servire Dio in
seno alla Chiesa. Già da allora leggevo la Bibbia e i Vangeli ed ero
particolarmente affascinato dalla figura umana e divina di Gesù. Ho avuto modo
di assistere alla santa messa ed è anche capitato che, una sola volta, mi
avvicinai all’altare e ricevetti la comunione. Fu un gesto che evidentemente
segnalava la mia attrazione per il cristianesimo e la mia voglia di sentirmi
parte della comunità religiosa cattolica.
Successivamente, al mio arrivo in
Italia all’inizio degli anni Settanta tra i fumi delle rivolte studentesche e le
difficoltà all’integrazione, ho vissuto la stagione dell’ateismo sventolato come
fede, che tuttavia si fondava anch’esso sul primato dei valori assoluti e
universali. Non sono mai stato indifferente alla presenza di Dio anche se solo
ora sento che il Dio dell’Amore, della Fede e della Ragione si concilia
pienamente con il patrimonio di valori che si radicano in me.
Caro Direttore, mi hai chiesto se
io non tema per la mia vita, nella consapevolezza che la conversione al
cristianesimo mi procurerà certamente un’ennesima, e ben più grave, condanna a
morte per apostasia. Hai perfettamente ragione. So a cosa vado incontro ma
affronterò la mia sorte a testa alta, con la schiena dritta e con la solidità
interiore di chi ha la certezza della propria fede. E lo sarò ancor di più dopo
il gesto storico e coraggioso del Papa che, sin dal primo istante in cui è
venuto a conoscenza del mio desiderio, ha subito accettato di impartirmi di
persona i sacramenti d’iniziazione al cristianesimo. Sua Santità ha lanciato un
messaggio esplicito e rivoluzionario a una Chiesa che finora è stata fin troppo
prudente nella conversione dei musulmani, astenendosi dal fare proselitismo nei
paesi a maggioranza islamica e tacendo sulla realtà dei convertiti nei paesi
cristiani. Per paura. La paura di non poter tutelare i convertiti di fronte alla
loro condanna a morte per apostasia e la paura delle rappresaglie nei confronti
dei cristiani residenti nei paesi islamici. Ebbene oggi Benedetto XVI, con la
sua testimonianza, ci dice che bisogna vincere la paura e non avere alcun timore
nell’affermare la verità di Gesù anche con i musulmani.
Dal canto mio dico che è ora di
porre fine all’arbitrio e alla violenza dei musulmani che non rispettano la
libertà di scelta religiosa. In Italia ci sono migliaia di convertiti all’islam
che vivono serenamente la loro nuova fede. Ma ci sono anche migliaia di
musulmani convertiti al cristianesimo che sono costretti a celare la loro nuova
fede per paura di essere assassinati dagli estremisti islamici che si annidano
tra noi. Per uno di quei “casi” che evocano la mano discreta del Signore, il mio
primo articolo scritto sul Corriere il 3 settembre 2003 si intitolava “Le nuove
catacombe degli islamici convertiti”. Era un’inchiesta su alcuni neo-cristiani
in Italia che denunciano la loro profonda solitudine spirituale ed umana, di
fronte alla latitanza delle istituzioni dello Stato che non tutelano la loro
sicurezza e al silenzio della stessa Chiesa. Ebbene mi auguro che dal gesto
storico del Papa e dalla mia testimonianza traggano il convincimento che è
arrivato il momento di uscire dalle tenebre dalle catacombe e di affermare
pubblicamente la loro volontà di essere pienamente se stessi. Se non saremo in
grado qui in Italia, la culla del cattolicesimo, a casa nostra, di garantire a
tutti la piena libertà religiosa, come potremmo mai essere credibili quando
denunciamo la violazione di tale libertà altrove nel mondo? Prego Dio affinché
questa Pasqua speciale doni la risurrezione dello spirito a tutti i fedeli in
Cristo che sono stati finora soggiogati dalla paura. Buona Pasqua a tutti.
Cari amici, andiamo avanti sulla
via della verità, della vita e della libertà con i miei migliori auguri di
successo e di ogni bene.
Magdi Allam
23 marzo 2008
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