Thailandia, le minacce ai missionari
vengono da Indonesia e Malaysia


P. Bruno Rossi, il cui nome era apparso su un sito islamico legato ad Al Qaeda, ribadisce il clima di collaborazione interconfessionale.  Fonti di AsiaNews denunciano la presenza in Thailandia  di gruppi fondamentalisti stranieri.

Chiang Mai – “Sono notizie montate ad arte: io sono tranquillo perché da quello che ho visto c’è forte collaborazione fra cristiani e musulmani e, in generale il rapporto fra le diverse religioni è di estrema collaborazione, in un clima molto sereno”. P. Bruno Rossi, raggiunto telefonicamente da AsiaNews, minimizza le minacce apparse su un sito internet islamico e dice di “non sentirsi in pericolo”. “Islammemo”, sito in lingua araba e legato ad al Qaeda, ha additato p. Rossi come esempio del presunto “proselitismo” della Chiesa cattolica nelle zone devastate dallo tsunami. Il sacerdote Fidei donum della diocesi di Padova, è da alcuni anni a Chiang Mai. Nei giorni scorsi si era recato a Phuket e nel sud della Thailandia. Egli smentisce le accuse di proselitismo e precisa che non era sua intenzione “evangelizzare”: conferma che si è recato in quei luoghi “su invito delle autorità locali” per “dare una mano alla popolazione colpita dalla tragedia” e per “testimoniare l’opera di ricostruzione in clima di profonda collaborazione fra cristiani, musulmani e buddisti”.

Fonti locali contattate da AsiaNews confermano il clima di “collaborazione fra cristiani e musulmani” e sottolineano che i problemi sono causati da “gruppi fondamentalisti arrivati da Indonesia e Malaysia. Essi invitano i musulmani a non ricevere gli aiuti offerti dai cristiani”. Le fonti parlano di “un pericolo concreto” perché questi gruppi islamici “tentano con tutti i mezzi, leciti e illeciti, di creare confusione e astio contro i cristiani”, ma ribadiscono che sono frange venute “dall’estero”.

Da diversi mesi, le frange estremiste “portano via ragazze cristiane con il pretesto di sposarle”. Essi le circuiscono circondandole di gioielli e di soldi. Quando esse si accorgono di essere la terza o la quarta moglie “impediscono loro di tornare in chiesa o di separarsi”.

In genere, in Thailandia , affermano le stesse fonti, “la Chiesa cattolica è accettata anche nelle zone più a rischio e i conflitti non hanno una radice interconfessionale”. La fonte locale di AsiaNews conferma che la tragedia “ha abbattuto le barriere confessionali e la ricostruzione è già cominciata”.

A testimonianza del clima di reciproco scambio e aiuto P. Rossi afferma che “negli ospedali e nei campi di accoglienza cristiani e musulmani lavorano fianco a fianco per aiutare le persone che hanno perso tutto a causa del maremoto”. Ricorda che sulla costa si è tenuta una preghiera comune che ha visto riuniti “cristiani, musulmani e buddisti”; che a Phuket una scuola cristiana ospita 1400 alunni dei quali solo 35 sono cattolici, mentre la maggioranza è di fede buddista e musulmana.

Ieri la televisione thai ha lanciato un appello invitando i volontari stranieri a “non venire in Thailandia”, non per motivi confessionali, ma “perché sono inutili”, dato che le forze a disposizione sono sufficienti. Si calcola che metà degli aiuti inviati nel Paese servono “solo a sfamare i volontari stranieri che rischiano di essere di intralcio”.

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[Fonte: AsiaNews del 13 gennaio  2005]

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