Giovanni Paolo II e
Christodoulos, Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia
1. Rendiamo grazie a Dio per il nostro incontro e per la reciproca comunicazione, in questa illustre città di Atene, Sede Primaziale della Chiesa Apostolica Ortodossa di Grecia. 2. Ripetiamo con una sola voce e un solo cuore le parole dell'Apostolo delle Genti: "Vi esorto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di intenti" (1 Cor 1,10). Eleviamo preghiere perché l'intero mondo cristiano presti ascolto a questa esortazione, così che possa esservi pace fra "quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo" (1 Cor 1,2). Condanniamo ogni ricorso alla violenza, al proselitismo, al fanatismo in nome della religione. Noi crediamo fermamente che le relazioni fra i cristiani, in tutte le loro manifestazioni, debbano essere caratterizzate dall'onestà, dalla prudenza e dalla conoscenza dei problemi in questione. 3. Osserviamo che l'evoluzione sociale e scientifica dell'uomo non è stata accompagnata da una più approfondita indagine del significato e del valore della vita, che in ogni istante è dono di Dio, né da un analogo apprezzamento della dignità unica dell'uomo, fatto ad immagine e somiglianza del Creatore. Inoltre, lo sviluppo economico e tecnologico non appartiene in misura uguale a tutta l'umanità, ma è dato soltanto ad una piccolissima porzione di essa. Il miglioramento degli standard di vita, poi, non ha comportato l'apertura del cuore degli uomini ai loro simili che soffrono la fame e sono nella privazione. Siamo chiamati a operare insieme affinché prevalga la giustizia, sia dato sollievo a quanti sono nel bisogno e siano prestate premurose attenzioni a quanti soffrono, tenendo sempre presenti le parole di san Paolo: "Il Regno di Dio non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo" (Rm 14,17). 4. Siamo angosciati nel vedere che guerre, massacri, torture e martirio costituiscono per milioni di nostri fratelli una terribile realtà quotidiana e ci impegniamo ad agire affinché prevalga ovunque la pace, sia rispettata la vita e la dignità dell'uomo e vi sia solidarietà nei confronti di quanti sono nel bisogno. Siamo lieti di aggiungere la nostra voce alle molte che nel mondo intero hanno espresso la speranza che, in occasione dei Giochi Olimpici in programma in Grecia nel 2004, possa essere fatta rivivere l'antica tradizione greca della Tregua Olimpica, secondo la quale ogni guerra deve essere interrotta e devono cessare il terrorismo e la violenza. 5. Seguiamo attentamente e con disagio la cosiddetta globalizzazione ed è nostro auspicio che essa porti buoni frutti. Tuttavia, desideriamo sottolineare che vi saranno conseguenze perniciose se essa non avrà ciò che si potrebbe definire la "globalizzazione della fratellanza" in Cristo, in piena sincerità ed efficacia. 6. Ci rallegriamo del successo e del progresso dell'Unione Europea. L'unità del Continente europeo in un'unica entità civile, senza tuttavia che i popoli componenti perdano la propria autocoscienza nazionale, le loro tradizioni e la loro identità, è stata un'intuizione dei suoi pionieri. La tendenza emergente a trasformare alcuni Paesi europei in Stati secolarizzati senza alcun riferimento alla religione costituisce una regresso e una negazione della loro eredità spirituale. Siamo chiamati ad intensificare i nostri sforzi affinché l'unificazione dell'Europa giunga a compimento. Sarà nostro compito fare il possibile, perché siano conservate inviolate le radici e l'anima cristiana dell'Europa. Con questa Dichiarazione Comune, noi, Papa Giovanni Paolo II, Vescovo di Roma, e Christodoulos, Arcivescovo di Atene e di Tutta la Grecia, eleviamo voti perché "voglia Dio stesso, Padre nostro, e il Signore nostro Gesù Cristo dirigere il nostro cammino, affinché possiamo crescere e abbondare nell'amore vicendevole e verso tutti, per rendere saldi e irreprensibili i cuori di tutti nella santità, davanti a Dio Padre nostro, al momento della venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi" (cfr 1 Ts 3,11-13). Amen. Dall'Areopago di Atene, 4 Maggio 2001 | home | | inizio pagina |
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