“La pace di Cristo regni nei vostri
cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo
corpo!” (Col 3,15). Con queste parole dell’apostolo
Paolo, saluto tutti voi con affetto nel Signore. Mi
rallegro di essere venuto a Nazareth, luogo benedetto
dal mistero dell’Annunciazione, il posto che ha visto
gli anni nascosti della crescita di Cristo in sapienza,
età e grazia (cfr Lc 2,52). Ringrazio l’Arcivescovo Elia
Chacour per le cortesi parole di benvenuto, ed abbraccio
con il segno della pace i miei confratelli Vescovi, i
sacerdoti, i religiosi e tutti i fedeli della Galilea,
che, nella diversità dei riti e delle tradizioni, danno
espressione all’universalità della Chiesa di Cristo.
Desidero ringraziare in modo speciale quanti hanno reso
possibile questa celebrazione, particolarmente coloro
che sono stati coinvolti nella pianificazione e nella
costruzione di questo nuovo teatro con il suo splendido
panorama.
Qui nella città di Gesù, Maria e Giuseppe, siamo riuniti
per segnare la conclusione dell’Anno della Famiglia
celebrato dalla Chiesa nella Terra Santa. Come segno
promettente per il futuro, benedirò la prima pietra di
un Centro internazionale per la Famiglia, che sarà
costruito a Nazareth. Preghiamo affinché esso promuova
una forte vita familiare in questa regione, offra
sostegno ed assistenza alle famiglie ovunque, e le
incoraggi nella loro insostituibile missione nella
società.
È inoltre mia speranza che questa tappa del mio
pellegrinaggio attiri l’attenzione di tutta la Chiesa
verso questa città di Nazareth. Abbiamo tutti bisogno,
come disse qui il Papa Paolo VI, di tornare a Nazareth,
per contemplare sempre di nuovo il silenzio e l’amore
della Sacra Famiglia, modello di ogni vita familiare
cristiana. Qui, sull’esempio di Maria, di Giuseppe e di
Gesù, possiamo giungere ad apprezzare ancor di più la
santità della famiglia, che, nel piano di Dio, si basa
sulla fedeltà per la vita intera di un uomo e di una
donna, consacrata dal patto coniugale ed aperta al dono
di Dio di nuove vite. Quanto hanno bisogno gli uomini e
le donne del nostro tempo di riappropriarsi di questa
verità fondamentale, che è alla base della società, e
quanto importante è la testimonianza di coppie sposate
in ordine alla formazione di coscienze mature e alla
costruzione della civiltà dell’amore!
Nella prima lettura odierna, tratta dal Siracide, la
parola di Dio presenta la famiglia come la prima scuola
della sapienza, una scuola che educa i propri membri
nella pratica di quelle virtù che portano alla felicità
autentica e ad un durevole appagamento. Nel piano divino
per la famiglia, l’amore del marito e della moglie porta
frutto in nuove vite, e trova quotidiana espressione
negli amorevoli sforzi dei genitori di assicurare
un’integrale formazione umana e spirituale per i loro
figli. Nella famiglia ogni persona, sia che si tratti
del bambino più piccolo o del genitore più anziano,
viene considerata per ciò che è in se stessa e non
semplicemente come un mezzo per altri fini. Qui iniziamo
a vedere qualcosa del ruolo essenziale della famiglia
come primo mattone di costruzione di una società ben
ordinata e accogliente. Possiamo inoltre giungere ad
apprezzare, all’interno della società più ampia, il
ruolo dello Stato chiamato a sostenere le famiglie nella
loro missione educatrice, a proteggere l’istituto della
famiglia e i suoi diritti nativi, come pure a far sì che
tutte le famiglie possano vivere e fiorire in condizioni
di dignità.
Scrivendo ai Colossesi, l’apostolo Paolo parla
istintivamente della famiglia quando cerca di illustrare
le virtù che edificano “l’unico corpo”, che è la Chiesa.
Quali “scelti da Dio, santi e amati”, siamo chiamati a
vivere in armonia e in pace l’uno con l’altro, mostrando
anzitutto magnanimità e perdono, con l’amore quale più
alto vincolo di perfezione (cfr Col 3,12-14). Come nel
patto coniugale, l’amore dell’uomo e della donna viene
innalzato dalla grazia fino a divenire condivisione ed
espressione dell’amore di Cristo e della Chiesa (cfr Ef
5,32), così anche la famiglia fondata sull’amore viene
chiamata ad essere una “Chiesa domestica”, luogo di
fede, di preghiera e di preoccupazione amorevole per il
bene vero e durevole di ciascuno dei propri membri.
Mentre riflettiamo su tali realtà in questa che è la
città dell’Annunciazione, il nostro pensiero si volge
naturalmente a Maria, “piena di grazia”, la Madre della
Santa Famiglia e nostra Madre. Nazareth ci ricorda il
dovere di riconoscere e rispettare dignità e missione
concesse da Dio alle donne, come pure i loro particolari
carismi e talenti. Sia come madri di famiglia, come una
vitale presenza nella forza lavoro e nelle istituzioni
della società, sia nella particolare chiamata a seguire
il Signore mediante i consigli evangelici di castità,
povertà e obbedienza, le donne hanno un ruolo
indispensabile nel creare quella “ecologia umana” (cfr
Centesimus annus, 39) di cui il mondo, e anche
questa terra, hanno così urgente bisogno: un ambiente in
cui i bambini imparino ad amare e ad apprezzare gli
altri, ad essere onesti e rispettosi verso tutti, a
praticare le virtù della misericordia e del perdono.
Qui pensiamo pure a san Giuseppe, l’uomo giusto che Dio
pose a capo della sua casa. Dall’esempio forte e paterno
di Giuseppe, Gesù imparò le virtù della pietà virile,
della fedeltà alla parola data, dell’integrità e del
duro lavoro. Nel falegname di Nazareth poté vedere come
l’autorità posta al servizio dell’amore sia
infinitamente più feconda del potere che cerca di
dominare. Quanto bisogno ha il nostro mondo
dell’esempio, della guida e della calma forza di uomini
come Giuseppe!
Infine, nel contemplare la Sacra Famiglia di Nazareth,
rivolgiamo lo sguardo al bambino Gesù, che nella casa di
Maria e di Giuseppe crebbe in sapienza e conoscenza,
sino al giorno in cui iniziò il ministero pubblico. Qui
vorrei lasciare un pensiero particolare ai giovani
presenti. Il Concilio Vaticano II insegna che i bambini
hanno un ruolo speciale nel far crescere i loro genitori
nella santità (cfr
Gaudium et spes, 48). Vi prego
di riflettere su questo e di lasciare che l’esempio di
Gesù vi guidi non soltanto nel mostrare rispetto ai
vostri genitori, ma anche nell’aiutarli a scoprire più
pienamente l’amore che dà alla nostra vita il senso più
completo. Nella Sacra Famiglia di Nazareth fu Gesù ad
insegnare a Maria e Giuseppe qualcosa della grandezza
dell’amore di Dio, suo celeste Padre, la sorgente ultima
di ogni amore, il Padre da cui ogni paternità in cielo e
in terra prende nome (cfr Ef 3,14-15).
Cari amici, nella colletta della Messa odierna abbiamo
chiesto al Padre di “aiutarci a vivere come la Sacra
Famiglia, unita nel rispetto e nell’amore”. Rinnoviamo
qui il nostro impegno ad essere lievito di rispetto e di
amore nel mondo che ci attornia. Questo Monte del
Precipizio ci ricorda, come lo ha fatto con generazioni
di pellegrini, che il messaggio del Signore fu talvolta
sorgente di contraddizione e di conflitto con i propri
ascoltatori. Purtroppo, come il mondo sa, Nazareth ha
sperimentato tensioni negli anni recenti che hanno
danneggiato i rapporti fra le comunità cristiana e
musulmana. Invito le persone di buona volontà di
entrambe le comunità a riparare il danno che è stato
fatto, e in fedeltà al comune credo in un unico Dio,
Padre dell’umana famiglia, ad operare per edificare
ponti e trovare modi per una pacifica coesistenza.
Ognuno respinga il potere distruttivo dell’odio e del
pregiudizio, che uccidono l’anima umana prima ancora che
il corpo!
Permettetemi di concludere con una parola di gratitudine
e di lode per quanti si adoperano per portare l’amore di
Dio ai bambini di questa città e per educare le
generazioni future nelle vie della pace. Penso in modo
speciale agli sforzi delle Chiese locali,
particolarmente nelle loro scuole e nelle istituzioni
caritative, per abbattere i muri e per essere fertile
terreno d’incontro, di dialogo, di riconciliazione e di
solidarietà. Incoraggio i sacerdoti, i religiosi, i
catechisti e gli insegnanti che sono impegnati, insieme
con i genitori e quanti si dedicano al bene dei nostri
ragazzi, a perseverare nel dare testimonianza al
Vangelo, ad aver fiducia nel trionfo del bene e della
verità e a confidare che Dio farà crescere ogni
iniziativa destinata a diffondere il suo Regno di
santità, solidarietà, giustizia e pace. Al tempo stesso
riconosco con gratitudine la solidarietà che tanti
nostri fratelli e sorelle in tutto il mondo mostrano
verso i fedeli della Terra Santa, sostenendo i lodevoli
programmi ed attività del
Catholic Near East Welfare
Association.
“Si faccia di me secondo la tua parola” (Lc 1,38). La
Vergine dell’Annunciazione, che coraggiosamente aprì il
cuore al misterioso piano di Dio, e divenne Madre di
tutti i credenti, ci guidi e ci sostenga con la sua
preghiera. Ottenga per noi e le nostre famiglie la
grazia di aprire le orecchie a quella parola del Signore
che ha il potere di edificarci (cfr At 20,32), di
ispirarci decisioni coraggiose e di guidare i nostri
passi sulla via della pace!
© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana