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La Domenica delle Palme, Benedetto XVI e i giovani

I riti della domenica delle Palme, che aprono la Settimana Santa e il ricordo della passione, della morte e della resurrezione di Gesù, sono iniziati sotto l’obelisco della piazza, con la benedizione delle palme e dei rami di ulivo, seguìta dalla processione verso l’altare, a ricordo dell’accoglienza data a Gesù nella sua entrata solenne a Gerusalemme. Alla celebrazione hanno preso parte circa 40 mila persone, in maggioranza giovani di Roma e di altre diocesi, in occasione della ricorrenza della XXII Giornata Mondiale della Gioventù sul tema: “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). Dopo la lunga lettura drammatizzata e cantata della passione di Gesù secondo il vangelo di Luca, Benedetto XVI ha tenuto l’omelia, mostrando il legame fra i riti compiuti e la vita dei fedeli e del mondo.

Il Papa ha ricordato un simbolo - ora non usato - della processione delle Palme, in cui il sacerdote, giunto davanti alla chiesa, “bussava fortemente con l’asta della croce della processione al portone ancora chiuso, che in seguito a questo bussare si apriva”. “Era – ha spiegato il papa - una bella immagine per il mistero dello stesso Gesù Cristo che, con il legno della sua croce, con la forza del suo amore che si dona, ha bussato dal lato del mondo alla porta di Dio; dal lato di un mondo che non riusciva a trovare accesso presso Dio”.

Con la croce - ha concluso il pontefice - Gesù ha spalancato la porta di Dio, la porta tra Dio e gli uomini. Ora essa è aperta. Ma anche dall’altro lato il Signore bussa con la sua croce: bussa alle porte del mondo, alle porte dei nostri cuori, che così spesso e in così gran numero sono chiuse per Dio".

E quasi facendo appello a tutti gli “indifferenti” del mondo – per troppa scienza o per troppo dolore – Benedetto XVI ha aggiunto che Cristo “ci parla più o meno così: se le prove che Dio nella creazione ti dà della sua esistenza non riescono ad aprirti per Lui; se la parola di Dio e il messaggio della Chiesa ti lasciano indifferente – allora guarda a me, al Dio che per te si è reso sofferente, che personalmente patisce con te – vedi che io soffro per amore tuo e apriti a me e a Dio Padre”.
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[Fonte: AsiaNews 1 aprile 2007]

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