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Radio Vaticana nell'imminenza del viaggio del Papa in Turchia
Benedetto XVI esattamente tra una settimana, martedì prossimo 28 novembre,
partirà per la Turchia. È il suo quinto viaggio apostolico internazionale. Sono
tre le dimensioni più significative di questa visita, come scrive nella
presentazione del Messale l’arcivescovo Piero Marini, Maestro delle Celebrazioni
Liturgiche Pontificie: la dimensione pastorale, ovvero l’incontro del
Papa con la piccola minoranza cattolica per confermarla nella fede in un momento
in cui stanno sorgendo “forme d’intolleranza religiosa”; la dimensione
ecumenica, e cioè l’abbraccio col Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I
per ribadire la priorità dell’ecumenismo per questo Pontificato; e infine la
dimensione interreligiosa all’insegna del dialogo “per il superamento delle
contrapposizioni che nei secoli hanno talvolta opposto tra loro ebrei, cristiani
e musulmani”. Mons. Marini ha sottolineato quindi le radici bibliche di questa
terra.
Mons. Marini ricorda come da questa terra sia iniziato il grande viaggio della
fede: Abramo lascia Harran, un villaggio dell’attuale Turchia, “in spirito di
totale dipendenza da Dio, fidandosi unicamente della parola a lui rivelata”: e
“partì senza sapere dove andava”. Ma
occorre ricordare anche che l’Asia Minore, corrispondente più o meno all’attuale
Turchia, è stata la prima terra di missione della comunità cristiana. Partito da
Gerusalemme, San Barnaba si reca a Tarso, in Cilicia, prendendo con sé San Paolo
per fondare la prima Chiesa di questa regione ad Antiochia: qui per la prima
volta i discepoli di Gesù sono chiamati “cristiani”. San Paolo è il grande
evangelizzatore di queste terre. Ma anche San Pietro, Sant’Andrea e San Giovanni
portano il Vangelo in questi luoghi. Ad Efeso, secondo la tradizione, Maria vive
gli ultimi anni della sua vita insieme con San Giovanni, ed è qui che, sempre
secondo un’antica tradizione, è stata assunta in cielo.
Gli Atti degli Apostoli, la prima Lettera
di San Pietro, le Lettere di San Paolo agli Efesini, ai Colossesi, ai Galati e a
Timoteo, e la Lettera alle sette Chiese dell’Asia, che compare nell’Apocalisse
di San Giovanni, descrivono l’avvincente ma difficile vita di queste prime
comunità cristiane fuori dalla Terra Santa: devono resistere in mezzo ai culti
pagani, a molteplici e gravi persecuzioni e alle prime eresie che già
s’infiltrano nella Chiesa nascente. “Tutti quelli che vogliono vivere piamente
in Cristo Gesù saranno perseguitati” – scrive San Paolo a Timoteo, che vive ad
Efeso – “tu però – aggiunge – rimani saldo” e “annunzia la parola, insisti in
ogni occasione opportuna e non opportuna”. San Paolo usa spesso un termine: “parresia”,
ovvero parlare con “franchezza”, con la coraggiosa libertà propria dei figli di
Dio, perchè – afferma - si deve dire “la verità al proprio prossimo” e anche se
si è in catene, come a lui capita spesso, “la parola di Dio non è incatenata!”.
San Paolo non ha più paura da quando Gesù
gli ha rivoluzionato la vita sulla strada di Damasco: “Sono stato crocifisso con
Cristo – scrive ai Galati – e non sono più io che vivo ma Cristo vive in me”.
Anche San Pietro incoraggia i fedeli “dispersi” in queste terre, afflitti da
persecuzioni, calunnie, insulti, ingiustizie. Li esorta a comportarsi “da uomini
liberi” e con una condotta “irreprensibile” dinanzi ai pagani, senza “rendere
male per male”. Siate “pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione
della speranza che è in voi – scrive San Pietro – Tuttavia questo sia fatto con
dolcezza e rispetto, con una retta coscienza”.
Dinanzi alle persecuzioni San Giovanni
invita le comunità dell’Asia a vincere l’odio con l’amore, perché “Dio è amore”.
Alla Chiesa di Smirne scrive, facendo parlare Gesù: “Conosco la tua tribolazione
e la tua povertà … Non temere ciò che stai per soffrire … sii fedele fino alla
morte e ti darò la corona della vita”. Ma non mancano in queste prime comunità
asiatiche divisioni, debolezze e scandali. Alla Chiesa di Laodicea arriva il
celebre rimprovero: “tu non sei né freddo, né caldo. Magari fossi freddo o
caldo. Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti
dalla mia bocca. Tu dici ‘Sono ricco … non ho bisogno di nulla’, ma non sai di
essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo … ravvediti”.
Intanto, già agli albori del cristianesimo
si moltiplicano i falsi maestri che diffondono le prime eresie. San Paolo scrive
ai Colossesi: “Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e i suoi vuoti
raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non
secondo Cristo”. E invita gli Efesini a non essere “come fanciulli sballottati
dalle onde e portati qua e là da qualche vento di dottrina, secondo l’inganno
degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell’errore”. Dinanzi a
persecuzioni ed eresie San Giovanni incoraggia le piccole comunità cristiane di
questa terra e le sostiene con queste parole di Cristo: “per quanto tu abbia
poca forza, pure hai osservato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome”.
“Verrò presto. Tieni saldo quello che hai … il vincitore lo porrò come una
colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più”.
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[Fonte: Radio Vaticana 21 novembre
2006]
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