Andrea Riccardi


Dopo il Concilio Vaticano II e l’abrogazione delle reciproche scomuniche del 1054, la Chiesa di Roma e la Chiesa di Costantinopoli hanno inaugurato un nuovo cammino verso l’unità, con lo scambio di visite, con delegazioni ufficiali in occasione della festa del proprio patrono: dei Santi Pietro e Paolo a Roma, il 29 giugno, e di Sant’Andrea a Costantinopoli, il 30 novembre. Sulla visita del Patriarca Bartolomeo I, pubblichiamo il commento di Andrea Riccardi, Comunità di S. Egidio.

Giovanni Paolo II ha annunziato all'Angelus di Domenica: la settimana che si apre sarà caratterizzata dalla visita a Roma del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo. L'avvenimento ricorda un fatto di quarant'anni fa: l'incontro e l'abbraccio tra Paolo VI e Atenagora a Gerusalemme nel gennaio 1964. Non è un ricordo sbiadito che commuove solo i superstiti pionieri dell'ecumenismo. 

Quel fatto fu l'inizio dell'ecumenismo contemporaneo, dovuto alla volontà del Papa e alla carismatica iniziativa del Patriarca ortodosso. Da allora si sviluppò il dialogo dell'amore tra cattolici e ortodossi, nel cui alveo si mosse anche quello teologico. L'evento di quarant'anni fa resta la sorgente dell'attuale stagione ecumenica.

Giovanni Paolo II si augura che "il ricordo dell'abbraccio tra Paolo VI e Atenagora I favorisca un rinnovato impegno di comunione tra cattolici e ortodossi". C'è forse bisogno di ritornare a quell'evento per superare difficoltà e asprezze che permangono nel presente, talvolta provenienti da delicate situazioni storiche. Ritornare a quell'evento vuol dire ricomprenderlo. I protagonisti di quell'incontro ebbero la sensazione di una svolta storica: erano convinti che non fosse impossibile andare avanti sulla via dell'unità con passi spediti. Sentivano anche che, nonostante gli sforzi umani, quell'evento avesse fatto irruzione nella storia come un dono: "Avendo voluto incontrarci noi due, - aveva detto Paolo VI al Patriarca - abbiamo trovato insieme il Signore. Seguiamo dunque questa via sacra che si apre davanti a noi. E Lui stesso verrà a unirsi al nostro cammino, come lo fece una volta con i due discepoli di Emmaus...".

Il Patriarca di Costantinopoli insisteva sul primato dell'amore. Ne derivava anche un ecumenismo delle opere, quello in cui i cristiani cooperano come fratelli. È certo che tra il Papa e il Patriarca nacque un rapporto di amicizia, di fiducia e di comunione profonda. Anche Giovanni Paolo II, all'Angelus, ha insistito sul valore dell'"amicizia tra cristiani di diverse confessioni, così che essi si trovano ad essere sempre più uniti in opere di solidarietà, di giustizia e di pace". Rinnovare l'abbraccio tra il Papa e il Patriarca Ecumenico è una memoria di quell'evento di quarant'anni fa come una fonte di ispirazione per i rapporti tra cattolici e ortodossi. Fu un segno e, in questo mondo dilaniato dalle divisioni e in parte rassegnato ad esse, abbiamo tutti bisogno di segni. Abbiamo bisogno di parlare dell'unità del genere umano ad un mondo caratterizzato da identità contrapposte, da conflitti e dalla follia del terrorismo. E spesso ci rendiamo conto che, se non lo fanno i cristiani, c'è un grande silenzio.

I due protagonisti dell'incontro di Gerusalemme non ignoravano le difficoltà. Ma Atenagora chiamò allora Papa Montini con l'appellativo di "megalocardos" (colui che ha un grande cuore). E Paolo VI aveva scritto in un appunto preparatorio dell'Ecclesiam Suam (di cui ricorrono i quarant'anni) come il primato del Papa fosse uno dei grandi problemi ecumenici: "Il primato si offre - aveva annotato -, nella sua piena affermazione, non come dominio orgoglioso, ma come condizione di servizio all'unità". Paolo VI, proprio a Gerusalemme, aveva ricordato al Patriarca (che condivideva il suo sentire): "Da una parte e dall'altra le vie che conducono all'unione sono lunghe e disseminate di difficoltà. Ma le due strade convergono l'una verso l'altra e approdano alle sorgenti del Vangelo". Si tratta di una grande espressione del realismo montiniano, profondamente abitato dalla speranza dell'unità. Non è l'ignoranza o la sottovalutazione dei problemi che fa sperare, bensì la capacità di approdare alle sorgenti del Vangelo. Giovanni Paolo II ha avuto espressioni di ottimismo sul rapporto tra cattolici e ortodossi, quando ha scritto: "È legittimo affermare che tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa il divario non è molto profondo".

Il Patriarca Atenagora, con il suo senso profondo della storia, aveva affermato in modo molto efficace: "Da secoli il mondo cristiano vive nella notte della separazione. I suoi occhi stanchi di guardare nel buio". Anche oggi guardiamo nel buio, anche se è talvolta attraversato dalle luci dei conflitti. Non hanno i cristiani il compito di accendere le luci di un giorno nuovo in un mondo in cui tanti sono saggiamente stanchi di vedere buio? 

È significativo che, all'Angelus, Giovanni Paolo II abbia anche ricordato un fatto di storia minore: l'ospitalità offerta a Napoli, tutti insieme, a ragazzi palestinesi e israeliani provenienti da famiglie che hanno avuto vittime nel conflitto mediorientale. Piccoli gesti e grandi abbracci ritessono la trama di un mondo lacerato e la ricompongono in profondità. 

E la Chiesa, con la carità e con l'unità, scrive anch'essa questa storia, forse più in profondità dei gesti clamorosi dei politici o sanguinosi di chi si combatte.
Atenagora ricordava: "Al centro dell'umanità in via di unificazione deve trovarsi la Chiesa indivisa". È un'espressione che ancora oggi è molto attuale nel mondo della globalizzazione, unificato e lacerato allo stesso tempo, in cui anche si affermano impetuose correnti di neocristianesimo che cristallizzano la dispersione dei cristiani. 

Ci sono strade da percorrere e decisioni da prendere, ma soprattutto c'è un segreto spirituale a cui attingere. Sono quelle sorgenti del Vangelo di cui parlava Paolo VI. È quel segreto che è l'anima dell'abbraccio di Gerusalemme. Lo rivelava il Patriarca Atenagora al momento della sua partenza dalla Terra Santa: "Se noi sapremo restare grandi, l'unione si farà".
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[Fonte: L'Osservatore Romano - 28-29 Giugno 2004]

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