Un forte
impegno comune per riportare la pace in Libano e per costruire un clima di
stabilità nell’intero Medio Oriente. (Reazioni dal Libano)
È una comunità internazionale molto preoccupata
quella che si è riunita ieri alla Farnesina, ma intenzionata a portare avanti
con tutti i mezzi qualcosa che è più di un mero tentativo di realizzare la
pace in Libano ed in tutto il Medio Oriente. Alla conferenza stampa conclusiva,
il ministro degli Esteri italiano, Massimo D’Alema, il segretario generale
dell’ONU, Kofi Annan, il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ed
il premier libanese, Fuad Siniora, hanno esposto i vari punti su cui si basano
gli auspici per una tregua immediata allo scopo di consentire, attraverso l’utilizzo
dei corridoi, l’accesso degli aiuti umanitari agli ormai 800 mila profughi,
una folla dolorosamente sbandata in fuga dalle violenze giornaliere. Certo a
Roma non si è ancora raggiunto nulla di concreto e mancavano i protagonisti:
Israele soprattutto, Siria e Iran, considerati gli ispiratori dei miliziani
sciiti Hezbollah. Kofi Annan ha con forza chiesto che Damasco e Teheran vengano
coinvolti nel processo di distensione:
Un forte impegno comune per
riportare la pace in Libano e per costruire un clima di stabilità nell’intero
Medio Oriente. Con questo intento si è conclusa ieri a Roma, presso il
Ministero degli esteri, la Conferenza internazionale per il Libano. Nella
conferenza stampa, sono state presentate le decisioni prese dai ministri di 15
Paesi, dall’ONU, dall’Unione Europea e dalla Banca Mondiale
Padre Joseph Zogheib, già responsabile del Programma arabo di Radio Vaticana,
esprime le reazioni della popolazione libanese dopo la chiusura del Summit di
Roma:
R. – Noi abbiamo visto questa
iniziativa italiana come una speranza, perché l’Italia è l’unico Paese che
ha cercato, almeno, di fare qualcosa per il Libano. Quello che noi chiediamo è
la preghiera per il popolo libanese che vive questa disgrazia. Vi assicuro che
in 15 anni di guerra civile non abbiamo mai sentito questa amarezza e questo
pericolo nei confronti della nostra patria.
D. – Padre Joseph, quali
sono stati i commenti della stampa libanese sul vertice di Roma?
R. – Secondo la stampa
libanese, c’era inizialmente un po’ di speranza. Adesso, però, sulla stampa
si parla dell’insuccesso per non essere riusciti ad imporre il
cessate-il-fuoco. Siamo in una situazione di attesa: speriamo in qualche
posizione internazionale più forte che possa riuscire a fare realmente qualcosa
per questo Paese.
D. – Quale è adesso la
situazione del Libano, in particolare nel sud e a Beirut, dove ti trovi?
R. – Tutto il Libano è in una
condizione di blocco generale: non si può uscire e non si può entrare. Tutti
gli stranieri stanno lasciando il Paese. Questa situazione ha isolato anche una
parte della popolazione del sud: centinaia di villaggi vivono una situazione
umanitaria molto, molto precaria e purtroppo nessuno riesce ad arrivare in
questa area. Se continuerà il blocco totale cominceremo, anche qui a Beirut, a
sentire le conseguenze.
D. – Come sta reagendo la
popolazione libanese di fronte al dramma della guerra?
R. – La nostra disgrazia è la
guerra, la nostra grazia è la compattezza, almeno finora, del popolo libanese.
Non ci sono divisioni: tutti gli sfollati – che appartengono in maggioranza
agli sciiti – sono stati accolti dai cristiani e da appartenenti ad altre
confessioni religiose. Il fatto è che la guerra non è tra due Stati, ma è tra
uno Stato potente, Israele, contro un partito, quello degli Hezbollah, che sono
stati addestrati per più di 20 anni a questo tipo di guerra.
D. – E in questa situazione,
quali sono le responsabilità dell’Iran?
R. – Sappiamo bene non ci siamo
noi libanesi dietro a questa guerra. Stiamo pagando le conseguenze di questa
politica assurda, che stiamo subendo in Libano. La decisione non è nostra; la
decisione non è neanche degli Hezbollah, ma è quella dell’Iran. Questo è
quello che dicono, ormai, tutti i moderati. Una volta che cede l’Iran, forse
per noi ci sarà speranza.
Ed in questo momento drammatico
per il Libano ed il Medio Oriente, torna a farsi sentire Al Qaeda: il numero due
dell’organizzazione terroristica, Al Zawahiri, ha minacciato, in un nuovo
video trasmesso da Al Jazeera, azioni di Al Qaeda contro Israele. Al Zawahiri ha
anche esortato i “musulmani di tutto il mondo a combattere e a diventare
martiri”.
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