Damian Thompson,
l’autorevole direttore del periodico
britannico Catholic Herald e
redattore al Telegraph, riporta
in un lungo post la notizia che, secondo
fonti australiane (The Record) si
potrebbe risolvere presto la situazione
della Traditional Anglican Communion,
ossia di quel gruppo di anglicani di
sensibilità tradizionale (e per questo
la cosa ci interessa molto) che si sono
da tempo staccati dalla comunione con
l’Arcivescovo di Canterbury ed hanno
chiesto di essere riammessi "in blocco":
sono mezzo milione – come i lefebvriani
- tra fedeli e sacerdoti, anche se per
la Chiesa la loro ordinazione anglicana
non è valida, come chiarito fin dai
tempi di leone XIII. I loro esponenti
hanno sottoscritto in segno di adesione
il Catechismo della Chiesa Cattolica e
l’hanno depositato presso un Santuario
mariano in Inghilterra.
Riuniti con Roma, essi conserverebbero il diritto alla
liturgia anglicana, che per come è celebrata da questi "tradizionalisti
anglicani" è vicinissima alla Messa tridentina; manterrebbero il loro clero
sposato, ma non il Vescovo che ora li guida perché, secondo la tradizione della
Chiesa, sia cattolica sia ortodossa, solo i celibi accedono all’episcopato:
lodevole quindi che il loro "capo" cerchi la comunione pur sapendo che, essendo
sposato, retrocederà al rango di presbitero (beh: pensiamo che almeno monsignore
lo diverrà).
Questa riunificazione inoltre avrebbe effetti travolgenti ben
al di là della Traditional Anglican Communion, servendo da esempio anche
a quei numerosi gruppi anglicani, rimasti all’interno della Comunione Anglicana
e quindi dipendenti da Canterbury, che esprimono fortissimo disagio per la
recente ammissione delle donne all’episcopato (e in precedenza, negli Anni ’90,
al sacerdozio), nonché per l’ammissione a ruoli importanti nel clero di
omosessuali in piena "attività" e conviventi con altri uomini: argomento su cui
ci eravamo già soffermati abbondantemente in questo precedente POST.
Ricordiamo che all’ultima Lambeth Conference a
Canterbury (il "Concilio" che gli anglicani tengono ogni dieci anni), il Card.
Dias, inviato del Papa, accusò i suoi uditori niente meno che di alzheimer
spirituale e di parkisons ecclesiale: alzheimer perché si dimenticano della
Tradizione e delle loro radici, parkinsons perché si muovono freneticamente
verso le novità, senza sapere dove vanno.
La notizia odierna è che la Congregazione per la Dottrina
della Fede avrebbe raccomandato di accordare alla T.A.C. (Traditional
Anglican Communion) lo statuto di prelatura personale come l’Opus Dei. Non
quindi, una Chiesa uniate come ve ne sono tra le Orientali, ma una sorta di
diocesi mondiale con propri apostolati e proprio vescovo.
L’annuncio verrebbe dato subito dopo la prossima Pasqua.
Benedetto XVI, che ha assunto un interesse personale nella materia (anche per
aggirare le resistenze dell’episcopato inglese, che non vuole guastare i
rapporti con Canterbury e soprattutto non vede di buon occhio questi transfughi,
giudicati troppo tradizionalisti), collegherà l’evento all’Anno Paolino, visto
che Paolo è stato il più grande missionario nella storia della Chiesa. E S.
Paolo fuori le Mura è una basilica tradizionalmente legata all’Inghilterra:
prima dello scisma, era la chiesa ufficiale dei cavalieri dell’Ordine della
Giarrettiera (la massima onorificenza britannica).
Il Primate della T.A.C., l’Arcivescovo John Hepworth, ha dichiarato che i
vescovi della T.A.C. saranno invitati a Roma per la beatificazione del Card.
Newman, anch’egli un convertito dall’anglicanesimo.
[Fonte: messainlatino.it 30 gennaio 2009