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I muri che ci separano non raggiungono il cielo, ha scritto un teologo ortodosso. I muri si sono abbassati un poco ieri sera quando al medesimo tavolo si sono seduti il cardinale Walter Kasper e il metropolita Kirill per affrontare l'impegnativo tema: «Cattolici e ortodossi di fronte alla sfida dell'ecumenismo». Fino a qualche tempo fa il presidente del Consiglio vaticano per la promozione dell'unità dei cristiani e il capo del dipartimento esteri del Patriarcato di Mosca avevano incontri pressoché regolari, circa due volte l'anno. Poi è sceso il grande gelo ed anche le occasioni di un dialogo personale fra i responsabili del dialogo ecumenico sono diminuite. L'ultima volta si sono visti a Ginevra, in territorio «neutro». Qui ad Aquisgrana affrontano i problemi in modo aperto, davanti ad una platea affollatissima e attenta.
«L'ecumenismo è entrato in un vicolo cieco» afferma deciso Kirill. Non usa
giri di parole il ministro degli Esteri della Chiesa ortodossa russa e spiega:
«Il movimento ecumenico è diventato ostaggio del secolarismo umanista che è
entrato in gran parte delle Chiese d'Occidente». Ce l'ha con le Chiese
protestanti Kirill, ma lascia intendere che la modernizzazione secolarista ha
toccato anche la Chiesa cattolica. «Se vogliamo far rinascere l'ecumenismo
dobbiamo cambiare atteggiamento e mettere al centro delle nostre preoccupazioni
la difesa dei valori cristiani nella società contemporanea». Su questo il
cardinale Kasper non ha obiezioni. «Possiamo imparare molte cose dall'Oriente
che può costituire per noi un valido contrappeso al pericolo dello scivolamento
in un secolarismo teologico» ammette. Su questo terreno una convergenza molto
significativa tra cattolicesimo e ortodossia si è realizzata attorno al
progetto di Costituzione dell'Unione europea perché contenga un esplicito
riferimento alle radici cristiane del continente. Cosa impedisce allora la
ripresa di un dialogo fecondo tra Roma e Mosca? A pronunciare la parola proselitismo, curiosamente, è il cardinale Kasper. E lo fa per esprimere una netta condanna. Ma attenzione, dice, se la Chiesa di Mosca ha avuto «un salasso doloroso», non è per «un movimento ordito dal Vaticano ma per un movimento di popolo, dal basso», come in Ucraina. Qui tornano fuori inevitabilmente le divergenze, nulla è cambiato. Se c'è una novità è quella che traspare dalle parole di Kirill a proposito di Giovanni Paolo II. «Un suo viaggio a Mosca rappresenta un evento storico e va preparato adeguatamente» è la risposta rituale del metropolita. Che però aggiunge: «Le visite del Papa nei Paesi di tradizione ortodossa hanno avuto un significato positivo. È giunta l'ora di affrontare con decisione le difficoltà e di mettere sul tappeto i problemi con la Chiesa cattolica. Se affronteremo tutto questo la visita sarà possibile». ______________ |