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Annotiamo
cosa sta accadendo a Chianciano dal
27 luglio al 1° agosto 2003
Gli
anniversari importanti sono sempre occasione di bilanci e festeggiamenti.
Così è per la quarantesima Sessione di formazione ecumenica del Sae
(Segretariato Attività Ecumeniche), che si tiene a Chianciano dal 27
luglio al 1° agosto. Forse non è un caso che la prima Sessione del Sae,
impegnato nell’informazione e nella formazione ecumenica dal 1957, si
sia tenuta proprio quarant’anni fa, quando fu pubblicata l’enciclica Pacem
in terris, quando il Concilio Vaticano II attraversava il suo momento
più difficile e quando morì Giovanni XXIII. Significativa è la scelta
del tema, "Leggere i segni dei tempi: Europa, culture,
religioni", che verrà affrontato da 350 corsisti di età diversa,
provenienti da tutta la penisola e dalla Svizzera: cattolici, protestanti,
ortodossi, ebrei e musulmani.
«La Sessione concentra l’attenzione sui "segni" che hanno
caratterizzato la storia e la società in questi ultimi decenni - osserva
Elena Covini, presidente del Sae -. La riflessione parte da un’analisi
del rapporto tra fede e storia, per soffermarsi poi sulla situazione
attuale: globalizzazione e mobilità, multiculturalità e incontri
interreligiosi. La domanda, filo conduttore della settimana, è quindi la
seguente: in che misura il dialogo ecumenico risponde ai grandi
interrogativi di questo tempo?».
Tra i relatori i cattolici Enzo Bianchi e Giovanni Cereti; gli ortodossi
Athanase Hatzopoulos e Trajan Valdmann; i protestanti Paolo Naso e Luca
Negro; i musulmani Mostafa El Ayoubi e Sumaya Al Barq; gli ebrei Joseph
Levi, Lia Tagliacozzo e Amos Luzzatto, presidente delle Comunità ebraiche
in Italia, che con Mario Gnocchi, celebrerà con un intervento il
quarantesimo. Il momento culminante, a fine convegno, la tavola rotonda
interreligiosa, affidata a 5 giovani, che «aiuteranno il Sae - dice
Corvini - a volgere lo sguardo al futuro, parlandoci delle loro difficoltà,
ma anche del cammino che intendono intraprendere nell’ambito delle loro
diverse culture».
La serata di mercoledì 30 luglio, inoltre, è dedicata all’assegnazione
del premio per un concorso in memoria di Don Emilio Zanetti, biblista e
maestro d’ecumenismo, scomparso da qualche anno.
Ad aprire la tradizionale Settimana di
Chianciano il priore di Bose, Enzo Bianchi con un intervento sulla
profezia, insieme al teologo cattolico Ruggieri e al teologo valdese
Ferrario.
L'arcivescovo Chiaretti, presidente della Commissione Cei per l'ecumenismo
e il dialogo: «Via faticosa ma ricca di gioia»
Da
sapere:
- Un gruppo liturgico interconfessionale per pregare senza divisioni
L'anima
dell'ecumenismo è la preghiera. Durante le Sessioni del Sae, si alternano
liturgie confessionali (Messa cattolica, Culto evangelico, Divina Liturgia
ortodossa) e liturgie ecumeniche. Nel rispetto delle diverse Tradizioni,
il gruppo liturgico interconfessionale si occupa di tutti i momenti di
preghiera della Sessione, organizzando un coro ecumenico e decidendo a chi
devolvere i proventi delle collette, come segno tangibile della
condivisione con chi è meno fortunato. Quest'anno, è stato anche
inaugurato un Innario ecumenico curato dal «Coordinamento
ecumenico torinese Insieme per Graz».
Il dialogo,
strategia in dieci tempi
A
Chianciano gruppi di lavoro con leadership interconfessionale su Bibbia,
teologia, storia e sociologia, oltre a corsi su ebraismo e islam.
I gruppi di
studio, che occupano una parte importante dei lavori di una sessione di
Formazione Ecumenica del Sae, sono come tante botteghe all'interno dello
stesso laboratorio.
Quest'anno, sono dieci e non è facile definirli in modo unitario, perché,
pur essendo inseriti all'interno di un unico convegno, per approfondirne
il tema generale, sono tra loro assolutamente diversi.
Innanzitutto, si distinguono per i contenuti: alcuni sono di carattere
teologico, altri di carattere biblico, storico, sociologico o filosofico.
Due sono strutturati come piccoli corsi di Introduzione all'Ebraismo e
all'Islam. Uno riguarda la responsabilità dei mass media nel raccontare i
segni dei tempi
Ma la
peculiarità del gruppo di studio sta nella leadership, rigorosamente
interconfessionale o, in alcuni casi, interreligiosa.
Ogni relatore principale è infatti affiancato da consulenti che
appartengono a Chiese o religioni diverse dalla sua, coi quali uno scambio
preventivo di idee è condizione indispensabile per un proficuo lavoro. Il
confronto è importante non soltanto per approfondire la conoscenza
reciproca, ma soprattutto per aprire la strada ad un lavoro ricco di
frutti spirituali e culturali.
I veri protagonisti del gruppo sono però i corsisti, che lo scelgono per
dare il proprio contributo personale, ma soprattutto per mettersi in
atteggiamento di ascolto e scoprire la ricchezza della condivisione.
La fase più delicata del lavoro è la stesura della relazione finale, che
dev'essere espressione di tutte le componenti del gruppo e che viene
presentata in assemblea, l'ultimo giorno di convegno.
Molto spesso, l'incontro in un gruppo di studio diventa occasione per dare
inizio a una collaborazione destinata a durare anche dopo il ritorno a
casa.
Chiese sorelle - L’ecumenismo? Leggere insieme i segni dei tempi
La gioia del ritrovarsi è l'aspetto più
evidente di una sessione del Sae. Ed è un ritrovarsi tutto particolare,
perché i protagonisti dell'incontro sono circa 400 persone che provengono
da luoghi, da esperienze e Chiese o religioni molto diverse. Tra di loro,
i circa 100 "nuovi" non hanno quasi tempo per sentirsi spaesati,
perché subito prevale quel clima di famiglia, che fa sentire tutti a casa
e in cui le diversità non sono certo un ostacolo alla comunione. Qui,
infatti, ciascuno viene rispettato nella sua identità e nelle sue
esigenze, anche alimentari, e si sente chiamato a sua volta al rispetto
degli altri, perché solo così potrà sentirsi veramente accolto.
Sono 40 anni che al Sae succede, secondo un copione scritto nei cuori,
tanto che tutti gli intervenuti, nella fitta scaletta del primo giorno,
non hanno potuto non sottolinearlo, prima di addentrarsi nello specifico
del complesso tema della sessione: «Leggere i segni dei tempi». Europa,
culture, religioni. Anzi, appare subito chiaro che solo un'assemblea tanto
variegata quanto affiatata poteva scegliere di addentrarsi in un'indagine
così complessa. «Proporci di leggere i segni dei tempi è certo una
scelta rischiosa - ha sottolineato Paolo Naso, moderatore evangelico della
Sessione - perché potremmo non essere all'altezza di un tale compito, o
farci distrarre da obiettivi lontani e finire per non vedere con lucidità
la realtà che viviamo».
Ma il Sae è sempre stato coraggioso nelle sue scelte, se si pensa che i
primi passi furono compiuti dalla fondatrice Maria Vingiani nel lontano
1957, quando le donne laiche certo non avevano grande libertà di azione,
e quando, per un cattolico, entrare in una chiesa protestante, era un
gesto severamente vietato. Ed è dal 1971 che il priore della Comunità di
Bose, Enzo Bianchi, segue con stima e partecipazione il lavoro di questa
associazione che «tanto ha dato alle Chiese in Italia». Non a caso,
quindi, la 40ª sessione è stata aperta proprio da una ricca lezione del
monaco biblista sui modi e le caratteristiche della profezia, nell'Antico
e nel Nuovo Testamento. «I profeti sono uomini che sanno ascoltare Dio -
ha detto Bianchi - e diventano intermediari tra Dio e gli uomini. Non sono
certo stregoni o veggenti, ma intervengono sempre in momenti storici
"cruciali". Anche Gesù fu riconosciuto, dai suoi contemporanei,
innanzitutto, come profeta e, solo in un secondo momento, come maestro. Ma
ha poi trasceso la sua stessa figura profetica perché Figlio di Dio, che
a sua volta ha inviato nuovi profeti e, con la Pentecoste, ha dato vita ad
un'assemblea profetica». Bianchi ha anche riscontrato la difficoltà nel
distinguere i "falsi" dai "veri" profeti, perché non
esistono parametri fissi di riferimento.
Così, nell'impostare il tema dal punto di vista teologico, il teologo
cattolico Giuseppe Ruggieri ha ricordato che per riconoscere i segni dei
tempi, «bisogna assumere la prospettiva di Dio, guardando ai fatti con la
sua stessa profondità». Mentre il teologo valdese, Fulvio Ferrario, ha
ricordato la capacità profetica di chi sa testimoniare la Parola, anche
quando i fatti contingenti sembrano dargli torto. «La Parola di Dio a
volte è "inattuale"», ha sottolineato, ricordando l'episodio
significativo di un film di Claudel, in cui un gruppo di suore
carmelitane, condannate alla ghigliottina dai rivoluzionari francesi,
vanno la patibolo cantando il Veni Creator, come avrebbero fatto se
fossero rimaste nel loro convento.
La forza della testimonianza, infine, è stata oggetto anche
dell'intervento fraterno dell'arcivescovo di Perugia, monsignor Giuseppe
Chiaretti, presidente della Commissione Cei per l'ecumenismo e il dialogo,
amico del Sae da molti anni, presente alla sessione insieme a monsignor
Pietro Giachetti, vescovo emerito di Pinerolo, e a monsignor Rodolfo
Cetoloni, vescovo di Chiusi - Montepulciano. Ricordando le parole del Papa
che, in più occasioni, ha ricordato l'importanza dell'ecumenismo per il
futuro dell'Europa, l'arcivescovo di Perugia ha invitato a perseverare in
questo cammino, a volte faticoso ma ricco di gioia.
Donatella
Saroglia
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[Fonte: Avvenire del 29 luglio 2003]
S.A.E.
(Segretariato Attività Ecumeniche) -
PIAZZA S. EUFEMIA, 2 - 20122 MILANO
Tel. (+39.02) 87.85.69 Fax (+39.02)
86.46.52.94
È un Movimento interconfessionale di laici, impegnati per
l'ecumenismo e il dialogo, a partire dal dialogo ebraico-cristiano, che
raccoglie cristiani di diverse chiese e denominazioni che si riferiscono
allo stesso Signore Gesù Cristo, alla stessa fede e allo stesso Vangelo
annunciato e testimoniato dagli apostoli.
[Nota
della Redazione]
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