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Islam violento ed Europa codarda: dalle vignette a Regensburg
Samir Khalil Samir, sj, AsiaNews 20 settembre 2006

Vi è in atto un attacco culturale dell’Islam all’occidente, a cui l’Europa risponde con la paura e l’indietreggiamento. Il papa a Regensburg ha mostrato la strada: no alla violenza dell’Islam; far rinascere la cultura europea.

Un anno fa, il 30 settembre 2005, in Danimarca, venivano pubblicate 12 vignette satiriche su Maometto, facendo scoppiare un caso che ha infiammato il mondo musulmano. In questi giorni abbiamo assistito a un “remake”, una specie di “Vignette n. 2” con la reazione nel mondo musulmano al discorso del Papa a Regensburg. Questi fatti, come anche le minacce contro un’opera di Mozart a Berlino, o a un professore francese, mostrano due fenomeni molto preoccupanti: l’uso facile della violenza nell’Islam, insieme alla sua incapacità a dialogare; una grande codardia dell’occidente, specie europeo, che sta perdendo la sua identità.

Regensburg: un caso “Vignette n. 2”

Il punto di partenza delle vignette è stato il voler rispondere all’autocensura che spesso avviene nel mondo occidentale di fronte all’Islam.

Un caricaturista danese era stato richiesto di disegnare Maometto sulla copertina di un libro per bambini. Avendo ricevuto delle minacce, l’uomo ha rifiutato. Allora il direttore del giornale, il Jyllands-Posten, ha lanciato una sfida invitando 12 vignettisti a fare delle illustrazioni satiriche su Maometto.

Da una minaccia alla libertà, si è passato alla sfida. Il tutto però era rimasto circoscritto a un giornale. Il fatto inaccettabile è la risposta, per nulla spontanea, dei musulmani a livello mondiale. La prova che quelle manifestazioni erano organizzate è che sono scoppiate due o tre mesi dopo la pubblicazione, dopo che alcuni imam hanno visitato l’Egitto, l’Arabia Saudita e altri paesi proprio per suscitare la reazione.

Il caso “Vignette n.2” si è verificato con il discorso di Benedetto XVI a Regensburg. Anche qui, tutto sa di organizzato. Almeno il 99% di chi ha protestato non ha ancora letto il discorso! Ieri ho partecipato a una trasmissione alla televisione iraniana con 2 imam, uno sunnita palestinese e uno iraniano sciita. Tutti mi hanno detto che avevano letto il discorso in arabo, due giorni dopo la prolusione. Ma non era vero: la traduzione in arabo è stata approntata solo dopo 8 giorni da un amico sul suo sito privato. Quando poi cercavo di spiegare il senso di tutto il testo, loro mi riportavano alla famosa frase di Manuele II Paleologo, come da copione. Insomma anche il papa è stato usato per reagire contro l’occidente. Di solito i musulmani esitano ad aggredire il papa, anche se la Chiesa cattolica è messa sempre accanto all’occidente. Anche in quella trasmissione della tivu iraniana hanno messo insieme Benedetto XVI, Bush, Blair, Merkel, Israele, i Sionisti, ecc. accusandoli di “congiura contro l’Islam”.

La cultura europea e il vino

Questa della “congiura” è una tendenza presente anche fra i musulmani colti.

Nei giorni scorsi a Berlino un’opera di Mozart, l’ “Idomeneo”, è stata la cancellata: si rappresentava la testa decapitata di Maometto (insieme a quelle di Gesù , Buddha e Nettuno) e la direttrice del teatro ha avuto paura di vendette islamiche.

La pressione islamica sulla nostra cultura diviene sempre più totalizzante.

In Francia il professore Robert Redeker, che ha criticato l’Islam a scuola, è stato minacciato di morte. Due anni fa si voleva distruggere la tomba di Dante Alighieri perché ha messo Maometto all’inferno; un anno fa si voleva distruggere l’affresco di san Petronio a Bologna perché vi è raffigurato Maometto condannato nel giudizio universale.

Due anni fa a Ginevra hanno impedito un’opera teatrale di Voltaire, il Zadiq, perché parla di Maometto. Ma allora: Dante, san Petronio, Voltaire, Mozart, le vignette, il papa… tutta la cultura europea viene censurata dagli europei per un falso rispetto dell’Islam o per un quieto vivere!

Non ci si rende contro che è in ballo la nostra cultura, la nostra specificità.

Faccio un altro esempio. Ogni anno si viene a sapere che una delegazione musulmana rifiuta di partecipare a un ricevimento di qualche autorità europea perchè in esso si servono vino e alcolici, proibiti dall’Islam rigoroso, accanto a bibite non alcoliche. A Parigi, mesi fa, una delegazione iraniana si è ritirata perché la Francia si è rifiutata di togliere i vini. Tre anni fa, in Germania, una delegazione iraniana capeggiata da Rafsanjani, è stata invitata a un banchetto offerto dal ministro degli esteri. Appena arrivati, visto che si serviva del vino e degli alcolici, si sono chiusi in una saletta. Dopo aver confabulato insieme, hanno chiesto che si togliesse ogni alcolico. Un ministro ha rifiutato e se n’è andato. Invece il ministro degli esteri, per non creare ulteriori problemi, ha fatto togliere vino e alcol dal ricevimento. Questi fatti legati al cibo e alle bevande si ripetono in modo sistematico.

In modo simile, si comincia a fissare nelle piscine gli orari riservati alle donne, per far piacere a qualche musulmano fanatico. Negli ospedali sempre più si esige che le donne musulmane non siano toccate da un medico maschio. Un po’ ovunque – in ospedali, scuole, ecc.. -  si esige un cibo particolare, lecito (halâl), per i musulmani.

Islam intollerante

Da parte dell’Islam vi è una intolleranza insopportabile. Si serve del vino? Non berlo! Attaccano Maometto? Rispondi con uno scritto, con una dichiarazione… perché rispondere con la violenza?

Il caso di Regensburg è evidente. Si è presa una frase da un discorso che ne conteneva centinaia, una frase che non è neppure il pensiero del papa, eppure hanno cercato di dire che il papa l’ha citata perché esprime il suo pensiero. Il che non è vero. E anche se fosse vero, basta rispondere con uno studio, un articolo, una dichiarazione. Ma creare un movimento mondiale significa che questo episodio viene usato per un altro scopo. E’ proprio una manipolazione!

Il problema numero uno dell’Islam oggi è la violenza. Ieri alla tivu, l’imam iraniano ha detto che Zarqawi e Bin Laden sono solo “dei terroristi”, non rappresentano l’Islam perché “nessuno li segue”. Ma questa è un’altra falsità. Un’inchiesta fatta da al-Jazeera su “cosa pensate di Bin Laden?”, mostra che il 50% degli intervistati appoggiano Bin Laden, l’altro 50% lo rifiutano.

Il problema della violenza nell’Islam non si può più rimandare. Ne va anche della pace sul pianeta. Oggigiorno, molte guerre in occidente e in Asia sono fatte proprio da musulmani che vogliono l’autonomia, uno stato per conto loro. Basta citare la Bosnia, la Thailandia, le Filippine, il Kossovo, il Kashmir, la Nigeria,… per non parlare del Pakistan o del Bangladesh. Ovunque vi sia una minoranza islamica che si concentra in una zona e lì diviene maggioranza, subito si scatena la guerra di separazione. Da notare che la violenza viene esercitata anzitutto verso i propri correligionari, i musulmani. Basta pensare alle violenze in Iraq, o in Pakistan dove sunniti e sciiti si attaccano reciprocamente fino a colpire le moschee, il luogo più sacro. In Algeria, in nome del Corano e del Profeta, negli anni scorsi furono uccise almeno 100 mila persone…

Ma quando, in nome di Dio, si fa violenza, si compie una blasfemia, un oltraggio a Dio. È di questo che ha parlato il papa. Un testo attribuito a Maometto dice: “Prendete i sentimenti, i costumi di Dio” (takhallaqû bi-akhlâq Allâh) [la stessa espressione che noi usiamo per tradurre san Paolo: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù…”]. Occorre dunque che l’Islam ripensi al suo rapporto con la violenza al prendere “i sentimenti” di Dio. Perciò il papa ha insistito: “la violenza è contraria alla natura di Dio”.

Occidente codardo

L’altro aspetto che va menzionato è la codardia dell’occidente: Mozart, Voltaire, Dante, le questioni sul vino e gli alcolici mostrano che siamo di fronte a un attacco culturale del mondo musulmano contro l’occidente, che talvolta riesce, talvolta no. Ma intanto l’occidente fa passi indietro. A forza di fare così, si creano dei precedenti, fino a creare una mentalità e una norma. Non sto difendendo il conflitto delle civiltà, ma occorre scontrarsi sui valori e soprattutto difendere i diritti umani, che vengono prima di ogni cultura.

Anni fa vi è stata una campagna mondiale contro l’infibulazione e contro la lapidazione delle donne in Africa. Tarik Ramadan, a suo tempo, si è espresso su questo, sulla lapidazione e sulle violenze corporali nell’Islam e ha detto: “Dateci una moratoria, dateci il tempo di evolvere”. Ma la domanda è: quante donne ancora dovranno essere lapidate perché voi possiate evolvervi?

Di fronte alle richieste dei musulmani, in occidente si sceglie la rinuncia ad affermare i diritti umani, in nome della cultura, della pazienza, del buonismo, della multiculturalità… In realtà si sta perdendo la coscienza di cosa sia l’identità europea e il suo valore. Manca anche un minimo di fierezza. In genere, fra i francesi, gli italiani, i tedeschi, si diffonde un dubbio sull’identità europea, una reticenza, una vergogna.

Invece, proprio noi africani e asiatici riconosciamo in voi europei un fondo comune, che il papa stesso ha fatto emergere parlando dell’ellenismo, del cristianesimo, dell’illuminismo… Occorre riprendere coscienza dell’identità europea, che ha alla base il cristianesimo come collante, senza rigettare niente del Rinascimento e dell’illuminismo, ma purificando tutto (cristianesimo compreso). E occorre anche essere fieri di quest’identità.

L’Europa ha portato al mondo dei valori assolutamente unici: la persona umana, l’uguaglianza, i diritti umani, la libertà, la democrazia, l’ecologia, un rapporto non violento con la natura (anche sotto l’influsso dell’India)... Sono delle acquisizioni servite anche a Gandhi e ad altre culture mondiali.

Il discorso del papa a Regensburg era anche un suggerimento a far rinascere la coscienza europea  ed aprirla a un dialogo universale. Mettendo in luce i due pilastri - la religione senza violenza e l’integrazione fra fede e ragione – Benedetto XVI ha lanciato un vero programma per il mondo del terzo millennio: riflettere tutti insieme sulla violenza e la non-violenza, in particolare nel suo rapporto alle religioni e ideologie; riflettere insieme sulla rilettura dei nostri testi sacri, per darne un’interpretazione degna di Dio e dell’Uomo;  riflettere insieme sui progetti per una società più equa e più umana; sulla libertà, i suoi meriti e i suoi limiti; sulla secolarizzazione e la sana laicità; sulle culture e il multiculturalismo; etc. Ecco alcuni dei temi suggeriti dal Papa nel suo discorso di Regensburg, per un dialogo sincero e autentico.

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