A distanza di due settimane dalla
Celebrazione di apertura, ci siamo radunati
nuovamente nel giorno del Signore, intorno
all’Altare della Confessione della Basilica
di San Pietro, per concludere l’Assemblea
Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei
Vescovi. Nei nostri cuori c’è una profonda
gratitudine a Dio che ci ha donato questa
esperienza davvero straordinaria, non solo
per noi, ma per il bene della Chiesa, del
Popolo di Dio che vive nelle terre tra il
Mediterraneo e la Mesopotamia. Come Vescovo
di Roma, desidero partecipare questa
riconoscenza a voi, venerati Padri sinodali:
Cardinali, Patriarchi, Arcivescovi, Vescovi.
Ringrazio in particolare il Segretario
Generale, i quattro Presidenti Delegati, il
Relatore Generale, il Segretario Speciale e
tutti i collaboratori, che in questi giorni
hanno lavorato senza risparmio.
Stamani abbiamo lasciato l’Aula del Sinodo e
siamo venuti "al tempio per pregare"; per
questo, ci riguarda direttamente la parabola
del fariseo e del pubblicano raccontata da
Gesù e riportata dall’evangelista san Luca (cfr
18,9-14). Anche noi potremmo essere tentati,
come il fariseo, di ricordare a Dio i nostri
meriti, magari pensando all’impegno di
queste giornate. Ma, per salire al Cielo, la
preghiera deve partire da un cuore umile,
povero. E quindi anche noi, al termine di
questo evento ecclesiale, vogliamo anzitutto
rendere grazie a Dio, non per i nostri
meriti, ma per il dono che Lui ci ha fatto.
Ci riconosciamo piccoli e bisognosi di
salvezza, di misericordia; riconosciamo che
tutto viene da Lui e che solo con la sua
Grazia si realizzerà quanto lo Spirito Santo
ci ha detto. Solo così potremo "tornare a
casa" veramente arricchiti, resi più giusti
e più capaci di camminare nelle vie del
Signore.
La prima lettura e il Salmo responsoriale
insistono sul tema della preghiera,
sottolineando che essa è tanto più potente
presso il cuore di Dio quanto più chi prega
è in condizione di bisogno e di afflizione.
"La preghiera del povero attraversa le
nubi", afferma il Siracide (35,21); e il
salmista aggiunge: "Il Signore è vicino a
chi ha il cuore spezzato, / egli salva gli
spiriti affranti" (34,19). Il pensiero va a
tanti fratelli e sorelle che vivono nella
regione mediorientale e che si trovano in
situazioni difficili, a volte molto pesanti,
sia per i disagi materiali, sia per lo
scoraggiamento, lo stato di tensione e
talvolta di paura. La Parola di Dio oggi ci
offre anche una luce di speranza consolante,
là dove presenta la preghiera,
personificata, che "non desiste finché
l’Altissimo non sia intervenuto e abbia reso
soddisfazione ai giusti e ristabilito
l’equità" (Sir 35,21-22). Anche questo
legame tra preghiera e giustizia ci fa
pensare a tante situazioni nel mondo, in
particolare nel Medio Oriente. Il grido del
povero e dell’oppresso trova un’eco
immediata in Dio, che vuole intervenire per
aprire una via di uscita, per restituire un
futuro di libertà, un orizzonte di speranza.
Questa fiducia nel Dio vicino, che libera i
suoi amici, è quella che testimonia
l’apostolo Paolo nell’epistola odierna,
tratta dalla Seconda Lettera a Timoteo.
Vedendo ormai prossima la fine della vita
terrena, Paolo traccia un bilancio: "Ho
combattuto la buona battaglia, ho terminato
la corsa, ho conservato la fede" (2 Tm 4,7).
Per ognuno di noi, cari fratelli
nell’episcopato, questo è un modello da
imitare: ci conceda la Bontà divina di fare
nostro un simile consuntivo! "Il Signore –
prosegue san Paolo – mi è stato vicino e mi
ha dato forza, perché io potessi portare a
compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le
genti lo ascoltassero" (2 Tm 4,16-17). E’
una parola che risuona con particolare forza
in questa domenica in cui celebriamo la
Giornata Missionaria Mondiale! Comunione con
Gesù crocifisso e risorto, testimonianza del
suo amore. L’esperienza dell’Apostolo è
paradigmatica per ogni cristiano,
specialmente per noi Pastori. Abbiamo
condiviso un momento forte di comunione
ecclesiale. Ora ci lasciamo per tornare
ciascuno alla propria missione, ma sappiamo
che rimaniamo uniti, rimaniamo nel suo
amore.
L’Assemblea sinodale che oggi si chiude ha
tenuto sempre presente l’icona della prima
comunità cristiana, descritta negli Atti
degli Apostoli: "La moltitudine di coloro
che erano diventati credenti aveva un cuore
solo e un’anima sola" (At 4,32). E’ una
realtà sperimentata nei giorni scorsi, in
cui abbiamo condiviso le gioie e i dolori,
le preoccupazioni e le speranze dei
cristiani del Medio Oriente. Abbiamo vissuto
l’unità della Chiesa nella varietà delle
Chiese presenti in quella Regione.
Guidati dallo Spirito Santo, siamo diventati
"un cuore solo e un’anima sola" nella fede,
nella speranza e nella carità, soprattutto
durante le Celebrazioni eucaristiche, fonte
e culmine della comunione ecclesiale, come
pure nella Liturgia delle Ore, celebrata
ogni mattina in uno dei 7 Riti cattolici del
Medio Oriente. Abbiamo così valorizzato la
ricchezza liturgica, spirituale e teologica
delle Chiese Orientali Cattoliche, oltre che
della Chiesa Latina. Si è trattato di uno
scambio di doni preziosi, di cui hanno
beneficiato tutti i Padri sinodali. E’
auspicabile che tale esperienza positiva si
ripeta anche nelle rispettive comunità del
Medio Oriente, favorendo la partecipazione
dei fedeli alle celebrazioni liturgiche
degli altri Riti cattolici e quindi ad
aprirsi alle dimensioni della Chiesa
universale.
La preghiera comune ci ha aiutato anche ad
affrontare le sfide della Chiesa Cattolica
nel Medio Oriente. Una di esse è la
comunione all’interno di ogni Chiesa sui
iuris, come pure nei rapporti tra le varie
Chiese Cattoliche di diverse tradizioni.
Come ci ha ricordato l’odierna pagina del
Vangelo (cfr Lc 18,9-14), abbiamo bisogno di
umiltà, per riconoscere i nostri limiti, i
nostri errori ed omissioni, per poter
veramente formare "un cuore solo e un’anima
sola". Una più piena comunione all’interno
della Chiesa Cattolica favorisce anche il
dialogo ecumenico con le altre Chiese e
Comunità ecclesiali. La Chiesa Cattolica ha
ribadito anche in quest’Assise sinodale la
sua profonda convinzione di proseguire tale
dialogo, affinché si realizzi compiutamente
la preghiera del Signore Gesù "perché tutti
siano una sola cosa" (Gv 17,21).
Ai cristiani nel Medio Oriente si possono
applicare le parole del Signore Gesù: "Non
temere, piccolo gregge, perché al Padre
vostro è piaciuto dare a voi il Regno" (Lc
12,32). Infatti, anche se poco numerosi,
essi sono portatori della Buona Notizia
dell’amore di Dio per l’uomo, amore che si è
rivelato proprio in Terra Santa nella
persona di Gesù Cristo. Questa Parola di
salvezza, rafforzata con la grazia dei
Sacramenti, risuona con particolare
efficacia nei luoghi in cui, per divina
Provvidenza, è stata scritta, ed è l’unica
Parola in grado di rompere il circolo
vizioso della vendetta, dell’odio, della
violenza. Da un cuore purificato, in pace
con Dio e con il prossimo, possono nascere
propositi ed iniziative di pace a livello
locale, nazionale ed internazionale. In tale
opera, alla cui realizzazione è chiamata
tutta la comunità internazionale, i
cristiani, cittadini a pieno titolo, possono
e debbono dare il loro contributo con lo
spirito delle beatitudini, diventando
costruttori di pace ed apostoli di
riconciliazione a beneficio di tutta la
società.
Da troppo tempo nel Medio Oriente perdurano
i conflitti, le guerre, la violenza, il
terrorismo. La pace, che è dono di Dio, è
anche il risultato degli sforzi degli uomini
di buona volontà, delle istituzioni
nazionali ed internazionali, in particolare
degli Stati più coinvolti nella ricerca
della soluzione dei conflitti.
Non bisogna mai rassegnarsi alla mancanza
della pace. La pace è possibile. La pace è
urgente. La pace è la condizione
indispensabile per una vita degna della
persona umana e della società. La pace è
anche il miglior rimedio per evitare
l’emigrazione dal Medio Oriente. "Chiedete
pace per Gerusalemme" – ci dice il Salmo
(122,6). Preghiamo per la pace in Terra
Santa. Preghiamo per la pace nel Medio
Oriente, impegnandoci affinché tale dono di
Dio offerto agli uomini di buona volontà si
diffonda nel mondo intero.
Un altro contributo che i cristiani possono
apportare alla società è la promozione di
un’autentica libertà religiosa e di
coscienza, uno dei diritti fondamentali
della persona umana che ogni Stato dovrebbe
sempre rispettare.
In numerosi Paesi del Medio Oriente esiste
la libertà di culto, mentre lo spazio della
libertà religiosa non poche volte è assai
limitato. Allargare questo spazio di libertà
diventa un’esigenza per garantire a tutti
gli appartenenti alle varie comunità
religiose la vera libertà di vivere e
professare la propria fede. Tale argomento
potrebbe diventare oggetto di dialogo tra i
cristiani e i musulmani, dialogo la cui
urgenza ed utilità è stata ribadita dai
Padri sinodali.
Durante i lavori dell’Assemblea è stata
spesso sottolineata la necessità di
riproporre il Vangelo alle persone che lo
conoscono poco, o che addirittura si sono
allontanate dalla Chiesa. Spesso è stato
evocato l’urgente bisogno di una nuova
evangelizzazione anche per il Medio Oriente.
Si tratta di un tema assai diffuso,
soprattutto nei Paesi di antica
cristianizzazione. Anche la recente
creazione del Pontificio Consiglio per la
Promozione della Nuova Evangelizzazione
risponde a questa profonda esigenza.
Per questo, dopo aver consultato
l’episcopato del mondo intero e dopo aver
sentito il Consiglio Ordinario della
Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi,
ho deciso di dedicare la prossima Assemblea
Generale Ordinaria, nel 2012, al seguente
tema: "Nova evangelizatio ad christianam
fidem tradendam - La nuova evangelizzazione
per la trasmissione della fede cristiana".
Cari fratelli e sorelle del Medio Oriente!
L’esperienza di questi giorni vi assicuri
che non siete mai soli, che vi accompagnano
sempre la Santa Sede e tutta la Chiesa, la
quale, nata a Gerusalemme, si è diffusa nel
Medio Oriente e in seguito nel mondo intero.
Affidiamo l’applicazione dei risultati
dell’Assemblea Speciale per il Medio
Oriente, come pure la preparazione di quella
Generale Ordinaria, all’intercessione della
Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa e
Regina della Pace. Amen.
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