...da Catholica - Giovedi 19 Aprile 2001  

STRASBURGO/1 Il cardinale Vlk, leader uscente: negli anni del dopo-Muro la Chiesa cattolica ha abbattuto le frontiere Est-Ovest
«Il futuro è nella comunione»

Lo svizzero Grab nuovo presidente dei vescovi europei

Umberto Folena



STRASBURGO. Da Praga a Coira, dalla Repubblica Ceca alla Confederazione Elvetica, un piccolo passo verso occidente restando nel cuore dell'Europa.
Il nuovo presidente della Ccee (Consiglio delle conferenze episcopali europee) per i prossimi cinque anni è monsignor Amédée Grab, che entrerà ufficialmente in carica nel giugno prossimo. Succede al cardinale Miloslav Vlk, alla guida del Ccee dal 1993. Grab ha 71 anni, è benedettino ed è vescovo dal 1987. A Coira dal 1998, presiede la Conferenza episcopale svizzera. I 34 presidenti delle conferenze episcopali nazionali l'hanno eletto ieri pomeriggio a Strasburgo, nel corso della loro assemblea plenaria convocata all'immediata vigilia dell'Incontro ecumenico europeo che si apre oggi, e che culminerà domenica mattina con la firma della «Charta Oecumenica» da parte di Ccee e Kek (Conferenza delle Chiese europee). Con Grab sono stati rinnovati anche i due presidenti, che sono il cardinale inglese Cormac Murphy-O'Connor, arcivescovo di Canterbury, e il croato Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria: ovest ed est.
Questa «contrapposizione» tra est e ovest non piacerà forse a Vlk, che proprio al dialogo tra Chiese dell'est e dell'ovest dalla caduta del Muro di Berlino ha dedicato la parte centrale, autobiografica e forse più sentita, della sua prolusione. Per sgombrare il terreno dalla macerie del Muro, il Ccee ha dato un contributo «provvidenziale.
Qualche giorno fa - ha ricordato Vlk - un vescovo dell'est durante un nostro incontro diceva: un muro ci aveva relegati tra i paesi d'Oltrecortina. Ancora oggi davanti al processo di unificazione europea siamo dei candidati sotto esame e ci sentiamo di serie B. Solo nella Chiesa, nel Ccee, siamo stati subito accolti come protagonisti alla pari».
Scontato? Per nulla. Semmai sorprendente, a cominciare dalla scelta fatta nel 1993 di «un vescovo dell'est europeo che cinque anni prima era ancora lavavetri nelle strade di Praga per la proibizione di esercitare il ministero sacerdotale». Vlk, l'ex lavavetri, ieri confessava: all'inizio del mio mandato «serpeggiavano anche tra noi paure e sospetti, che scaturivano dalle nostre evidenti diversità di storie, di tradizioni e di culture». Tutto superato, a poco a poco: «Oggi le nostre diversità, mi sembra, non ci fanno più paura, perché abbiamo sperimentato che possono diventare dei contributi per realizzare una creazione comune, per costruire la realtà di una Chiesa una: non esiste una Chiesa dell'est e un'altra dell'ovest. Come Chiesa cattolica, lo schema est-ovest in Europa non è più attuale e va velocemente abbandonato».
Il segreto? Vlk non ha dubbi, ed esprime la sua convinzione ricorrendo alle parole della Novo millennio ineunte: «Questi anni con il Ccee sono stati "una casa e una scuola di comunione". Non abbiamo tanto cercato di essere un organismo forte, con ampie strutture e una grande visibilità sulla scena politica e sociale, ma abbiamo percorso una via più discreta, credo in sintonia con lo stile del Vangelo. Le nostre plenarie sono state prima di tutto un luogo di preghiera, incontro, amicizia, dialogo, scambio di esperienze, fiducia, informazione, discussione su problemi comuni, rapporti personali».
Casa e scuola di comunione anche per il futuro. Questo si augura Vlk, in un discorso che è una sorta di consegna al suo successore. Casa e scuola della fede: «La prima preoccupazione è che gli europei credano in Dio e abbiano occasione di incontrarsi con Gesù Cristo. Come vescovi siamo chiamati a essere i primi credenti».
In questa chiave Vlk legge «il contributo primo della Chiesa per la costruzione della «casa» europea: sono convinto che l'Europa abbia bisogno innanzitutto di una grande onda spirituale e che ogni nostro contributo sia originale solo se pensato e realizzato esplicitamente alla luce del Vangelo».
Un Vlk realista e ottimista: è vero, forse l'Europa sta ancora vivendo «un'oscura notte epocale», come diceva qualche anno fa il Papa in Spagna. Ateismo, nichilismo, indifferenza, relativismo etico, sacro selvaggio... Ma il compito della Chiesa cattolica sarà di mostrare che «nella notte è già presente l'alba», un'alba dello spirito.
Vlk non ha dimenticato, ovviamente, l'ecumenismo. Né la «Charta oecumenica» («più che un testo scritto, è un processo»). Ecumenismo come sfida radicale alla comunione. Ecumenismo che «non può più limitarsi a rapporti bilaterali, che restano comunque importanti, ma sempre più deve divenire un confronto, fatto insieme allo stesso tavolo, di tutte le famiglie confessionali: cattolica, protestante e ortodossa». Confronto che da oggi a domenica vivrà quattro giorni ad alta intensità.
Dopo che stamattina la plenaria del Ccee avrà consumato le sue ultime due sessioni, sempre all'Università «Marc Bloch», alle 16, si aprirà l'Incontro europeo con due interventi introduttivi, del cardinale Karl Lehmann, arcivescovo di Magonza e presidente della Conferenza episcopale tedesca, e della pastora luterana Elfriede Doerr, trentunenne rumena di origini tedesche, membro del Comitato centrale della Kek. La giornata si conclude alle 18.30 con una celebrazione ecumenica nella Cattedrale.

 

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