...da Catholica - Giovedi 19 Aprile 2001  

STRASBURGO/2 Peter, cattolico di Anversa: incontriamoci più spesso. Silvana, ortodossa rumena: costruiamo ponti tra le nazioni
I giovani «traducono» la carta ecumenica

Le proposte degli «under 30» per cogliere nel documento obiettivi concreti
« Un '68 delle religioni? L'unico vessillo possibile è la croce »
Gianni Santamaria



Strasburgo. Mani di giovani per costruire l'unità dei cristiani. Ma anche voci unite nella preghiera. Ieri gli under 30 (con qualche eccezione) riuniti presso il centro Ciarus di Strasburgo hanno provato a dare un corpo e un anima al testo della Charta oecumenica. Pregando insieme, riunendosi per discutere di globalizzazione, pace, Europa, mettendo in mostra con cartelloni e altro alcune iniziative. Mani protestanti, mani cattoliche, mani ortodosse.
«Questo documento a differenza dei molti altri bilaterali firmati anche recentemente, come quello di Augusta sulla dottrina della giustificazione è l'unico scritto a tre mani dalle tre anime dell'Europa», ha detto Sarah Numico del segretariato del Ccee, presentando ai coetanei il procedimento usato nel lavoro congiunto. Ha poi preso la parola l'ortodosso rumeno Viorel Ionita che ha illustrato i contenuti del testo (nella sua nuova versione licenziata in gennaio) che verrà diffuso ufficialmente domenica.
I punti sui quali le Chiese si impegnano sono diventati dodici da nove che erano: maggiore sviluppo è stato dato alla parte sul dialogo con l'ebraismo e l'islam. Un ultimo capitolo guarda alle altre religioni e visioni del mondo, verso cui andare, se non sempre uniti, ha detto Ionita, almeno senza agire l'un contro l'altro.
Nella premessa viene ribadito come il carattere del documento non è teologico, «anche se - ha detto Viorita - ha implicazioni teologiche», né giuridico. Ciascuna Chiesa è chiamata a concretizzarlo nella propria realtà, e a proporre variazioni per il futuro. Come anche i giovani presenti.
Un testo dunque per ora definitivo, ma aperto. Come il cammino ecumenico. Che la Numico ha paragonato alle acque dei due affluenti del Rio delle Amazzoni, le cui acque - nere quelle del Rio Negro, chiare le altre - per un tratto, prima di confondersi, scorrono affiancate e distinte. Così anche le Chiese. E i giovani sono anche loro chiamati a essere protagonisti. Lo ha sottolineato il segretario del Cec, Keith Clements. «Speriamo di poter dare loro una piattaforma di impegni e principi su cui lavorare per raggiungere una maggior unità fra cristiani e una più grande armonia nella casa-Europa».
Ma come possono contribuire i giovani? In cosa possono impegnarsi per l'unità delle Chiese? Per il belga cattolico Peter Wieers, di Anversa, fondamentale è la parola incontro. «Nelle nostre realtà di appartenenza ci incontriamo troppo poco». Silvana Bunea la butta sul teorico, ma mica tanto. E' ortodossa rumena. Studia teologia ecumenica a Heidelberg con un borsa di studio del Diakonisches Werk, una sorta di Caritas evangelica. E il suo contributo lo vuole portare come «insegnante» di ecumenismo. «Forse i giovani sono più aperti al nuovo. Nella futura Europa allargata anche a nazioni come la mia, nelle quali la memoria spesso non è riconciliata c'è bisogno che i giovani costruiscano ponti».
Di «ponti» è esperta Laetitia Dily, luterana di Strasburgo, e dal 1999 impegnata nel cammino ecumenico europeo «The Bridge» con altri giovani di altre confessioni. «L'importante è avere anche un testo che ci guidi nell'andare verso gli altri cristiani. Ma soprattutto che si traduca l'impegno nella vita concreta. Il cambiamento avviene a partire da lì, lentamente. Non possiamo pretendere di fare rivoluzioni».
Nessun '68 e nessuna Seattle, insomma. nessuna bandiera dietro cui correre. Se un vessillo può esserci è la croce di Cristo. Alcuni pannelli esposti a Strasburgo portavano le immagini della Via Crucis ecumenica per i giovani che seimila comunità cattoliche ed evangeliche tedesche celebrano il venerdì precedente le Palme. Per don Paul Huester, 43 anni, responsabile della pastorale giovanile per la Conferenza episcopale tedesca, dalla Charta viene uno stimolo a proseguire nel lavoro per una maggiore coscienza ecumenica. Badando bene al fatto che i giovani hanno una griglia di valori rovesciata rispetto ai più anziani e privilegiano la credibilità delle persone sul valore teologico delle idee».

 

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